1° Maggio Le Acli Milanesi : Dobbiamo continuare a prenderci cura

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Documento approvato il 29 aprile dalla Presidenza delle Acli Milanesi per il Primo Maggio 2020

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Con l’avvento della pandemia mondiale da COVID-19 nel nostro Paese ed in larga parte del mondo è stata compiuta una scelta di civiltà: ci siamo fermati, costretti nelle nostre case per due mesi, perché abbiamo messo la salute pubblica – ed in particolare i rischi per la vita delle persone più fragili – prima delle ragioni dell’economia e del profitto. Il valore e il potere della politica sono tornati ad essere di immediata evidenza. Siamo tutte e tutti divenuti inequivocabilmente consapevoli che il sistema sanitario così come quello dell’istruzione sono beni comuni, pilastri del welfare, e che non li abbiamo adeguatamente strutturati e finanziati negli ultimi decenni.

In questo primo maggio alla vigilia della “Fase 2” – ovvero del lento ritorno verso un minor distanziamento fisico tra le persone – è altresì ben chiaro  che questa crisi globale ha messo in ginocchio il sistema produttivo, ha drasticamente abbassato i redditi di moltissime persone e famiglie, colpendo innanzitutto i più poveri e più vulnerabili, e siamo infine consci che sarà più probabilmente la mano pubblica (con tutti i suoi ritardi e tutte le sue inefficienze) a lenire le nostre sofferenze piuttosto che la mano invisibile del mercato.

Avvertiamo il rischio che rabbia e depressione siano i sentimenti dominanti in questo periodo di ripartenza. A questo timore e a questa paura desideriamo offrire la nostra alternativa di costruzione e di speranza e, secondo lo spirito della nostra Costituzione nata dalla Resistenza e dalla Liberazione – di cui solo pochi giorni fa abbiamo ricordato il settantacinquesimo anniversario – crediamo e chiediamo che, mentre ritorneremo progressivamente a muoverci liberamente, si continui con tutta l’energia possibile a prenderci cura ed in particolare dei più fragili. Come?

Innanzitutto ripartendo dal lavoro. Perché come recita il claim delle Acli nazionali “Il lavoro forma l’Italia”. Nell’immediato e per i primi mesi, come sostengono i sindacati confederali – che hanno coniato lo slogan “Lavoro in sicurezza per costruire il futuro”- occorre: definire e avviare un piano di intervento tra autorità locali, parti sociali e servizi nazionali e regionali per il reinserimento lavorativo; consolidare lo smart working (o lavoro agile), ovunque possibile e concordato coi lavoratori, quale sistema ordinario della prestazione lavorativa, assicurando un’equilibrata alternanza del personale e facilitando le politiche di conciliazione tra vita e lavoro; facilitare l’adozione di piani straordinari di screening, sanificazione, DPI, per le lavoratrici e per i lavoratori; adeguare i Piani dei Tempi e degli Orari delle nostre città a una diversa organizzazione temporale dei servizi pubblici – in particolare quelli socio educativi – e delle attività produttive per desincronizzare gli orari di entrata e uscita e così distribuire la domanda di mobilità; avere un’attenzione speciale per la tutela ed il reddito di coloro che svolgono un lavoro domestico di cura o i cosiddetti lavori nascosti (quelli degli operatori delle pulizie ed ecologici, degli addetti alla vendita nella grande distribuzione, etc.).

In secondo luogo è necessario cogliere l’opportunità di questo tempo, che agli occhi di tutti è davvero straordinario, per individuare nuove e giuste priorità (e le conseguenti coraggiose ed inedite misure) su cui rifondare il nostro modello di sviluppo, orientando il rilancio economico al perseguimento di obiettivi legati alla cosiddetta transizione ambientale (ispirata alla Laudato sì e all’Agenda 2030 dell’ONU e fondata sulla lotta alle diseguaglianze, sulla decarbonizzazione e sulla rinaturalizzazione). Riteniamo che si debbano attuare politiche cosiddette di elicopter money: erogando finanziamenti pubblici a fondo perduto per le imprese ed istituendo un reddito universale come quello evocato da Papa Francesco il giorno di Pasqua. Sul piano degli investimenti e della spesa pubblica occorrerà poi rafforzare sanità e scuola, promuovere la green economy e ridurre le spese per gli armamenti, promuovere il servizio civile universale e sostenere apertamente ed economicamente il terzo settore e la società civile, che sono essenziali per rendere coese le nostre comunità e per promuovere la solidarietà.

In questo giorno di festa e di ricordo, celebrato in molte nazioni di ogni continente, questo osiamo sognare: un mondo senza guerre, in cui gli esseri umani liberi ed eguali rispettino e custodiscano la Terra. Per questo vogliamo impegnarci, dimostrando di essere capaci di imparare dai nostri errori, consapevoli che la realtà sarà migliore solo se la cambieremo insieme. Questo è il nuovo inizio che desideriamo.

Documento approvato il 29 aprile dalla Presidenza delle Acli Milanesi per il primo maggio 2020.

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