Quest’anno ricorre il centenario dell’Appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo.
Nel 1919, presso l’albergo Santa Chiara in Roma, il sacerdote, con una commissione provvisoria di dieci personaggi tra cui Achille Grandi, (fondatore venticinque anni dopo delle ACLI, e vicepresidente dell’Assemblea Costituente) pubblica il famoso manifesto che gettò le basi ideali e programmatiche del cattolicesimo democratico e sociale degli anni successivi.
Le Acli Milanesi e l’associazione Persona e Comunità hanno scelto di approfondire i contenuti dell’editoriale di Padre Giacomo Costa sul numero di Gennaio di “Aggiornamenti Sociali” dal titolo:
“Per una nuova generazione di liberi e forti”. Il seminario di studio si è svolto il 5 aprile. L’appello sturziano è un documento sintetico, ispirato ai valori cristiani, e programmatico che Padre Giacomo definisce “di perdurante fecondità”.
L’editoriale indaga i contenuti del manifesto-appello dal punto di vista culturale, storico e politico, ma soprattutto approfondisce l’indagine etica. Inoltre invita a non ricercare nell’appello risposte facili ai problemi attuali, ma di rivalutare il modo ed il metodo laico di aprirsi al dialogo e di convocare tutti gli uomini (noi aggiungiamo e le donne) “libere/i e forti”.
Il popolarismo che nasce da questo storico appello va oltre i cattolici, oltre le ideologie e oltre agli interessi di parte, è alternativo alle proposte politiche “muscolari ed autoritarie” allora come oggi. Al contrario, è per una logica di mediazione, dell’inclusione e dell’attenuazione del conflitto sociale e politico. Diversamente dal populismo attuale, che pur richiamandosi ad un’ispirazione popolare, finisce per marcare differenze identitarie, per frammentare la società e non per unirla. Il populismo pretende di parlare a nome di tutti per dividere e non per prendere coscienza del proprio limite di essere e rappresentare solo una parte della società e quindi di assumere la pratica della mediazione per far politica.
Padre Giacomo si chiede e ci chiede nel suo editoria come sia possibile raccogliere ed interpretare l’eredità sturziana. Durante il seminario è stato ricordato il grande contributo di Giovanni Bianchi che ha rielaborato il pensiero sturziano, con la pubblicazione del saggio: “Dopo Moro: Sturzo”. Con l’uccisione di Aldo Moro, negli anni 80’, finiva la forza propulsiva della Dc. Bianchi ha cercato di riattualizzare l’appello Sturziano, riconvocando i Liberi e Forti nel nuovo Partito Popolare. Tuttavia, lo scenario politico maggioritario-bipolare di allora, confinava il PPI in un piccolo partito identitario e in questo quadro si chiudeva l’esperienza Popolare del partito di ispirazione cristiana organizzato.
Gli Aclisti, preclusa la via politica del partito unitario nazionale, comunque proseguono nella fase locale della rielaborazione del “Municipalismo Sturziano”: da qui il forte impegno nelle amministrazioni comunali. In questo modo, si sviluppa e si potenzia il progetto del Welfare Municipale per una cittadinanza attiva e responsabile. È la fase che dura fino ai nostri giorni, in cui si sceglie l’impegno diretto sui territori nell’amministrare la cosa pubblica, concretizzando il principio di sussidiarietà, tanto caro a don Sturzo.
L’approfondimento seminariale è poi proseguito con vari interventi e domande che hanno messo in luce come è possibile riattualizzare le modalità dell’appello sturziano. L’attuale scenario internazionale è dominato da giganti geopolitici. Consapevoli di ciò l’appello di cento anni fa nei suoi contenuti è ancora attuale e una fonte d’ispirazione per un’Europa libera, forte e sovrana, cioè un’Europa che ponga la cittadinanza Europea degli Stati Uniti d’Europa come obiettivo prioritario e concreto.
La domanda più difficile ed impegnativa, a cui Padre Giacomo ha dedicato maggiore spazio nella sua risposta è stata: “da dove iniziare ora per convocare i liberi e forti” ? “In che direzione procedere”? Nell’ultimo periodo molti movimenti e associazioni di cattolici si stanno interrogando sulla propria presenza nello scenario politico. Ne consegue la domanda: “da dove iniziare a lavorare per una presenza più significativa”? “ Chi deve convocare oggi i liberi e forti”?
Anche alla luce di quanto Padre Giacomo scrive nel suo editoriale: “sarebbe un tradimento utilizzare l’appello ai liberi e forti come bandiera per la presenza organizzata dei gruppi cattolici in politica”!
Ricordandoci che nel 1919, Sturzo ed i Popolari di allora dovevano misurarsi con il non expedit ed si ispiravano alla Rerum Novarum. Oggi noi abbiamo più strumenti, basti pensare all’ Evangelii Gaudium e alla Laudato si’ che ci invitano costantemente ad impegnarci in politica per il bene comune. Purtuttavia questo sembra non bastare. Anche Padre Giacomo Costa, termina l’editoriale con la domanda: “I liberi e forti nell’Europa 2019 decideranno ancora di unirsi”? Pur non sapendo ancora quale sarà la risposta sentiamo grande la responsabilità di dare vita ad un nuovo progetto politico, ispirato, ideale e programmatico.
Per una nuova generazione di liberi e forti Padre Giacomo Costa sJ