25 novembre, donne Acli: il cambiamento culturale parte dal linguaggio

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La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999

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Drappi rossi alle finestre del Palazzo delle Acli Milanesi per celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne #25novembre

Liberiamo il linguaggio da ogni forma di discriminazione” con queste parole inizia la nota del Coordinamento Donne Acli in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Il linguaggio ha un ruolo centrale nel cambiamento culturale – si legge nella nota – per questo bisogna riflettere sui linguaggi, verbali e corporei, presenti nella lingua che usiamo tutti i giorni, ed intervenire con iniziative di sensibilizzazione già nei primi anni scolastici per prevenire la violenza e promuovere relazioni giuste tra i sessi.

La VIOLENZA sulle DONNE è antica come il mondo, ma avremmo voluto sperare che una società avanzata, civile e democratica NON nutrisse le cronache di abusi, omicidi e stupri. Helga Schneider

La violenza di genere ha avuto, nei mesi di pandemia, un deciso aumento: le donne si sono trovate esposte alla violenza domestica senza molta via d’uscita. Secondo i dati del Viminale, non solo i reati cosiddetti minori quali minacce, lesioni e percosse sono aumentati, ma sono triplicati gli omicidi di donne in ambito familiare-affettivo. Spesso, però, si dimentica che la violenza nelle sue molteplici declinazioni (fisica, psicologica, economica, sessuale, emotiva) trova il suo fondamento in un clima culturale che ne alimenta lo sviluppo.  In questo quadro il linguaggio, mai neutro rispetto al genere, ha un ruolo fondamentale. La violenza contenuta in esso è una delle forme peggiori di aggressione ed è spesso ben radicata e legittimata socialmente. La lingua che usiamo veicola non solo significati ma anche valori e giudizi culturali che spesso possono rafforzare gli stereotipi e giustificare comportamenti aggressivi, ecco perché dobbiamo lavorare sui  modi di parlare che a volte sono fondati sui pregiudizi e possono diventare modi di pensare”.