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Giovedì 5 marzo alle Acli: Migrazioni attraverso la rotta balcanica. Il percorso “fantasma” verso l’Europa email stampa

Racconti, video e testimonianze dai campi profughi in Serbia e Bosnia

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Presentazione del Dossier Rotta Balcanica Giovedì 5 marzo dalle 17.30 alle 20 con Silvia Maraone (IPSIA ACLI ) e Gianfranco Schiavone (ASGI )
Intervento di Patrizia Toia, europarlamentare, sulla questione migratoria e la posizione dell’Unione Europea

IPSIA, associazione di cooperazione e volontariato internazionale promossa dalle ACLI, è presente nei paesi dell’area balcanica  da 20 anni.

Dall’autunno 2015, con il sostegno della rete Caritas, lavora  – in particolar modo in Serbia e in  Bosnia Erzegovina – a sostegno dei migranti che percorrono la rotta balcanica (Balkan Route) provenienti soprattutto dalle aree di guerra della Siria e dell’Afghanistan.

Dal 2015 ad oggi si calcola che più di un milione di persone hanno attraversato la rotta arrivando dalla Grecia e a loro volta dalla Turchia. A seguito della chiusura delle frontiere dei paesi dell’Unione Europea (Slovenia, Croazia, Ungheria) e dell’accordo Turco Europeo del Marzo 2016, circa 70.000 persone sono rimaste bloccate nei campi profughi che sono stati allestiti nell’area   e ad essi se ne aggiungono continuamente altri, facendo di questa rotta una di quelle principale per l’ingresso in Europa insieme a quelle più note del Mediterraneo.

Questi migranti con le loro famiglie vivono costantemente in situazioni molto precarie: accanto a centri di accoglienza predisposti dalle organizzazioni internazionali (OIM, UNCHR, Croce Rossa) si trovano campi informali, costituiti da tende improvvisate, senza servizi essenziali e senza nessun tipo di assistenza, campi adiacenti all’aree di frontiere che ripetutamente i migranti cercano di varcare, affidandosi spesso ad organizzazioni criminali e subendo violenze fisiche da parte delle polizie di frontiera (push back).  Si tratta di persone a cui non viene concesso di proseguire legalmente un viaggio doloroso, iniziato nella maggior parte dei casi da più di due anni.

L’intervento di IPSIA è volto soprattutto a fornire un supporto psico-sociale ai migranti, con la presenza nei campi sia di operatori che di volontari, molti dei quali provenienti dall’area milanese e lombarda.

All’interno dei campi nei quali si opera sono stati creati spazi ricreativi (denominati Social Cafè) dove le persone possano incontrarsi, bere una bevanda calda, svolgere attività ricreative e di socializzazione, workshop, corsi di lingua, arte, musica con una particolare attenzione ad adolescenti e i minori non accompagnati.

Insieme ad altre associazioni italiane che lavorano nei paesi del sud est europeo si sta monitorando da tempo la situazione e con la collaborazione, tra gli altri, di Amnesty International, si sta predisponendo un dossier sulla rotta balcanica.

Obiettivo dell’iniziativa è quello di far conoscere la realtà della Balkan Route, sia inquadrandola nel contesto internazionale dei flussi migratori, sia attraverso le testimonianze dei volontari – molti dei quali provenienti dall’area milanese e lombarda – che operano nei campi profughi della Bosnia Erzegovina e della Serbia.

INVITO