Immersi nella complessità della quotidianità urbana e distratti dall’urgenza di affrontare le varie questioni della convivenza, in una città in continua trasformazione fra voci e colori di ogni parte del mondo, può sembrare una utopistica proiezione nel futuro, l’impegno personale per l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Si deve sconfiggere la povertà e la fame, assicurare la salute, il benessere e un’istruzione di qualità, raggiungere l’uguaglianza di genere, garantire acqua pulita, servizi igienici e sanitari, energia accessibile, incentivare la crescita economica e offrire un lavoro dignitoso a tutti, favorire l’innovazione e ridurre le disuguaglianze, lottare contro i cambiamenti climatici, gestire l’ecosistema, rendere le città sicure e inclusive, promuovere la pace e la giustizia, proteggere la vita sulla terra.
In un’epoca di drammatici conflitti etnici e religiosi che generano migrazioni intercontinentali, diventa quindi urgente anche l’azione dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con le altre organizzazioni europee, al fine di superare le discriminazioni sociali e gli squilibri ambientali, con investimenti nelle energie rinnovabili e nell’economia circolare, per stimolare i cittadini a diventare “cooperatori dell’umanità e del pianeta”.
I convegni del Festival dello sviluppo sostenibile, che si è svolto a Milano in varie sedi, dall’Unicredit Pavilion all’Auditorium San Fedele e alla Fondazione Eni, hanno affrontato, fra altri aspetti del prossimo futuro, il Piano per il rilancio e il rafforzamento dell’Unione europea, il contrasto alla povertà, l’orizzonte dei nuovi lavori e la città che cambia, dalla comunità al territorio.
Al San Fedele, sulle prospettive di sviluppo del Reddito di inclusione e sulle Reti di sussidiarietà, gli interventi di Padre Costa, Paola Gilardoni, Vassena, Quattrone, Rossini e Rossato delle Acli, oltre che di Associazioni e Istituzioni coinvolte nei progetti di lotta alla povertà in Lombardia, hanno fatto emergere la “grande sfida” della cittadinanza e dell’equità distributiva, con le azioni personalizzate, i sistemi di welfare territoriale, una rete di servizi alle persone, le istituzioni, il terzo settore e il volontariato.
C’è la necessità di sperimentare la progettazione fra i soggetti politici e sociali, per costruire relazioni, raccogliere i dati e le informazioni sulle fragilità e sulle marginalità, con il coinvolgimento delle scuole, degli assistenti sociali e degli psicologi, allo scopo di evidenziare i bisogni delle persone e delle famiglie a rischio di indigenza relativa o assoluta.
L’Alleanza lombarda contro la povertà, vuole andare oltre l’emergenza, per la pianificazione degli interventi e il monitoraggio dei risultati, contrastando la deriva privatistica dei servizi con la sussidiarietà, la cooperazione, i legami di comunità e del bene comune, la formazione e il lavoro condiviso, l’accompagnamento delle solitudini, le associazioni per “stare insieme”.
Soci e volontari, contro gli egoismi individuali, in Parroccia o nei quartieri, per una maggiore giustizia, con visite a domicilio, opere sociali sul territorio, luoghi di distribuzione degli indumenti e degli alimenti, attivando le famiglie e riqualificando gli abitanti con percorsi di avviamento al lavoro, di sostegno delle disabilità, di ascolto e di attenzione delle necessità di ognuno, di alleanze per allargare gli spazi di condivisione, oltre la frammentazione, per integrare i servizi e adeguarli alle esigenze della vita comunitaria.
Sempre al San Fedele, sull’orizzonte dei “nuovi lavori” e sulla sostenibilità, con la relazione di Magatti e gli interventi di Padre Costa, Stefanini, Giovanzana e altri, si sono valutate le opportunità offerte ai giovani, fra moderne tecnologie e salvaguardia dei livelli occupazionali, per una economia al servizio delle persone, sulla traccia degli insegnamenti sociali della Chiesa, del card. Martini e di Papa Francesco, dalla Laborem exercens alla Laudato si’.
Si tratta di gestire le trasformazioni del lavoro e offrire fiducia a chi è messo ai margini dello sviluppo, per superare la tentazione degli “scarti”, le solitudini e la disoccupazione, con la creatività e la condivisione, imparando dalle esperienze e dall’arte dell’imprenditorialità, per ridare senso e dignità all’attività lavorativa, in relazione anche alle dinamiche demografiche e migratorie che caratterizzano la società contemporanea.
Sulla città che cambia nel sentiero della sostenibilità, alla Fondazione Eni, si sono confrontati Bonomi, Balducci, don Colmegna, Bertolè e altri, per rilanciare l’utopia della qualità della vita e dello sviluppo nel cambio d’epoca, fra le contraddizioni della modernità e la capacità di agire in rete, con soluzioni innovative e la sperimentazione di buone pratiche per superare la tentazione del “rancore” e realizzare la coesione sociale.
Nella metropoli infinita delle molte periferie, va costruita un’agenda urbana per valorizzare le energie e le iniziative che salgono dal basso, con più coraggio e resilienza, dai bisogni immediati, in una prospettiva di vita buona per superare sofferenze e squilibri, povertà ed esclusioni, fra diritti e doveri, nella costruzione di una “prossimità relazionale” e fraterna.
Oltre le emergenze, fra irregolarità e clandestinità, si deve agire per affermare la cittadinanza e l’appartenenza alla comunità di insediamento, con progetti abitativi e laboratori sociali, spazi comuni e scambi interculturali, per superare diffidenze e pregiudizi, che impediscono l’abbattimento delle barriere religiose e linguistiche nella “convivialità delle differenze”.
Il Festival dello sviluppo sostenibile ha riaperto lo sguardo sulle “malattie” del pianeta e sulle terapie possibili, a condizione di iniziare dagli obiettivi delle Nazioni Unite, con il contributo responsabile di ogni cittadino e delle Istituzioni, per il destino futuro della “nostra casa comune” e per una “ecologia integrale” da vivere con “gioia e autenticità”.