Interamente online quest’anno il corso di geopolitica giunge alla XIV edizione: un ciclo di 10 incontri dal 13 febbraio al 15 maggio aperto a tutti. Il Corso è particolarmente indicato agli studenti universitari che si interessano di geopolitica e relazioni internazionali, anche nel caso in cui queste materie non siano al centro del proprio percorso di studi.
In questi anni il corso è diventato un rifermento importante per chiunque voglia approfondire fatti e dinamiche da più punti di vista, affiancando le tradizionali scienze sociali con altre branche del sapere.
Gabriele Suffia, presidente del circolo Acli Geopolitico spiega i motivi del successo dell’iniziativa.
Il corso di Geopolitica è ormai diventato una tradizione sia per il circolo che per le Acli Milanesi. Perché secondo te?
Il successo del Corso di geopolitica ha diverse concause, che vanno dalla scarsa attenzione che si dedica sui media tradizionali agli Esteri (salvo pochi temi, trattati spesso il modo ciclico e ripetitivo), alla scarsa “alfabetizzazione” sugli scenari globali odierni che si riceve nelle nostre scuole. Tuttavia, la causa principale è a mio avviso un’altra e risiede nel rapporto dialettico che si instaura tra i docenti e i corsisti. Non capita tutti i giorni di rivolgere personalmente domande ad ambasciatori, professori universitari ed esperti. L’interazione, anche tra i corsisti, distingue nettamente il Corso delle ACLI da altre, meritorie, iniziative sugli stessi temi.
Possiamo fare un identikit del partecipante al corso di geopolitica?
Il Corso accoglie ogni anno 20 persone fortemente motivate e, tradizionalmente, anche molto curiose. La preparazione, in senso stretto, diventa una conseguenza naturale per la dedizione nel seguire le lezioni e per la possibilità di apprendere anche “tra pari” dialogando con gli altri corsisti e con lo staff che organizza. I profili possono essere dei più diversi: dagli studenti universitari ai manager di azienda, dai professionisti che lavorano per mesi all’estero a chi ha invece esperienze sul territorio con realtà multiculturali. Il dialogo -anche intergenerazionale e interdisciplinare- è la nostra forza e ciò che cerchiamo.
Con l’online, ovviamente, andremo un po’ oltre i nostri limiti di capienza e quest’anno apriremo il Corso anche a più persone.
Quest’anno di cosa si occuperà in particolare il corso?
Tradizionalmente, il Corso varia ogni anno i docenti e i temi trattati. Questa attenzione, che consente a molti di iscriversi per più anni -per alimentare il proprio aggiornamento professionale- ha consentito di coinvolgere quasi cento docenti, tutti dal profilo elevatissimo, ed alimentare con alcuni di loro anche un dialogo più stretto. Quest’anno ci sembrava opportuno parlare degli Stati Uniti d’America, sia alla luce della nuova Presidenza, sia per il loro ruolo negli Accordi di Dayton per la Bosnia, ormai di 25 anni fa. Vi sono tendenze e politiche che possono emergere solo in una trattazione su più lezioni, tenute da professionisti diversi, ma che si richiamano: questo dovrebbe essere il senso di ogni corso! Spazieremo poi sui temi della difesa, del giornalismo investigativo e della geopolitica in senso più accademico. Non potrà mancare il Sud America, martoriato da tanti problemi. Un approfondimento essenziale, che spesso si fatica a trovare altrove senza partitismi e strumentalizzazione, è invece quello della situazione dei Cristiani in Medio Oriente.
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