di Aldo Novellini – 02/02/2015
Venticinque anni dopo la fine della Guerra Fredda, la Guerra Fredda finisce per davvero.
Venticinque anni dopo la fine della Guerra Fredda, la Guerra Fredda finisce per davvero. Questo il senso dello storico disgelo tra Stati Uniti e Cuba che, in prospettiva, dovrebbe far cessare l’embargo che da oltre mezzo secolo strangola la vita dell’isola caraibica. Un blocco che, in realtà, ha contribuito a rafforzare più che a indebolire la dittatura castrista, mettendola in condizioni di presentarsi, non a torto, come vittima dello strapotere yankee. Adesso le cose dovrebbero cambiare, anche se, è chiaro, ci vorrà del tempo. Per Obama l’apertura di una nuova pagina con Cuba è l’ultima occasione di rendere davvero storica la sua presidenza. Una presidenza iniziata tra squilli di fanfare ed un enorme carico di attese andate in parte deluse innanzi tutto per l’eccessiva prudenza mostrata dalla Casa Bianca quando, nei primi mesi, i rapporti di forza e la fresca vittoria consigliavano di sfruttare appieno i famosi cento giorni di luna di miele elettorale. Eppure per mutare atteggiamento basterebbe che i repubblicani si rammentassero della loro storia. Quella di un partito che, quando è stato chiamato a guidare il Paese, ha sempre saputo dar vita alle grandi svolte. Assai più dei democratici. Nel 1959 fu infatti il repubblicano Eisenhower a ricevere per la prima volta in America un leader sovietico, nella persona di Nikita Kruscev avviando la distensione; nel 1972 toccò a Nixon allacciare rapporti con la Cina maoista con un memorabile viaggio a Pechino e nel 1989 fu Bush, dopo la caduta del Muro di Berlino, ad aprire definitivamente una nuova era di pacifiche relazioni con l’Urss della perestroika di Gorbaciov. |
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