Ascoltare la città nella transizione alla mondialità

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Milano deve saper parlare alla comunità nazionale, all’Europa e al mondo, per far conoscere le potenzialità e le esperienze del “municipalismo ambrosiano”, aperto all’accoglienza e all’internazionalizzazione, e le Acli hanno ancora un ”mestiere” stare dalla parte di chi rischia di essere scartato ed escluso con un ruolo trainante nel dialogo interreligioso e nella costruzione della società multiculturale.

L’apertura al mondo della metropoli ambrosiana e lombarda, che si è realizzata con l’accoglienza dei visitatori dei diversi Paesi e Continenti all’Esposizione internazionale di Milano, ha lasciato una eredità che deve essere rilanciata e sviluppata con coraggio e tempestività, per evitare la ricaduta in nostalgie localistiche che tradirebbero l’evoluzione storica della città e la sua vocazione di “terra di mezzo”, crocevia di popoli e culture.
Lo smontaggio del cantiere dell’Expo non deve provocare una paralisi dei dibattiti e delle iniziative che durante la manifestazione, dentro gli spazi espositivi e nei dintorni, hanno coinvolto e mobilitato i cittadini e le nuove generazioni sul dovere della condivisione e della solidarietà con le popolazioni minacciate dalla denutrizione e dai conflitti, che costringono a migrazioni infinite con la speranza dell’accoglienza per una nuova vita aperta al futuro.

C’è intanto il rischio che la decisione del Sindaco Pisapia di non ripresentarsi alle prossime elezioni amministrative, distolga l’attenzione dell’opinione pubblica sul cammino intrapreso per proiettare Milano sullo scenario mondiale, indirizzando invece lo sguardo all’interno dei confini urbani, con le evidenti conseguenze di un confronto fra i candidati limitato alle questioni della vita cittadina, senza l’apertura ad un orizzonte europeo ed internazionale.
La consegna, nella festività di S.Ambrogio, delle Civiche benemerenze per gli oltre diecimila volontari dell’Expo, oltre che fra gli altri, all’Ambrosianeum e al Refettorio ambrosiano, testimonia un tessuto urbano aperto al “meticciato” di popoli e culture, con la sensibilità e la creatività necessaria all’innovazione sociale indispensabile in una fase di transizione epocale.

Le Acli milanesi, che al S.Fedele hanno celebrato i settant’anni dalla fondazione dell’Associazione, con Mons. Bressan e il Sindaco, sono già in pista per il prossimo Congresso, che dovrà confermare e rilanciare la testimonianza di frontiera dei Circoli e dei Nuclei sul territorio, a “partire dagli ultimi”, per stare nella storia e nella Chiesa al servizio dei lavoratori e dei cittadini, con particolare attenzione ai processi di inclusione e di integrazione sociale.
L’esperienza delle Acli a Cascina Triulza, condivisa con le altre organizzazioni della società civile, si deve intrecciare con le attività di promozione e animazione culturale dei Circoli, per far emergere le potenzialità di una fede spesa nella quotidianità della vita lavorativa e sociale, al fine di contribuire alla creazione di un solidarietà condivisa a difesa dei diritti di cittadinanza.

Si tratta di vivere da “cittadini del mondo” nelle realtà che ci circonda, con la capacità di accettare le sfide dei cambiamenti che ci attraversano, a partire dai quartieri di residenza, nella dialettica delle religioni e delle culture, per tessere relazioni amicali e di fraternità, con una identità dialogante e aperta alla condivisione degli stili di vita e delle tradizioni delle comunità di appartenenza.
Il progetto per il futuro di una città metropolitana aperta alla mondialità, va ancorato all’ascolto delle attese di chi ancora si sente escluso o emarginato, per avviare percorsi di partecipazione e di inclusione necessari a superare le situazioni di incomunicabilità e di indifferenza nei rapporti di vicinato.
Milano deve saper parlare alla comunità nazionale, all’Europa e al mondo, per far conoscere le potenzialità e le esperienze del “municipalismo ambrosiano”, aperto all’accoglienza e all’internazionalizzazione, con un ruolo trainante nel dialogo interreligioso e nella costruzione della società multiculturale.
Vanno liberate le energie culturali e sociali della città, dando visibilità alla creatività delle periferie, con la valorizzazione delle esperienze di prossimità e delle buone pratiche del dialogo interetnico, che favoriscono l’emersione delle opportunità per camminare insieme nella costruzione di comunità aperte e accoglienti nella complessa realtà del “villaggio globale”.
La riscoperta dell’ambiente, dalle cascine all’agricoltura urbana, con la necessità di ridurre le emissioni nocive e il consumo delle aree ancora non edificate, minacciate dalla cementificazione, deve portare al risanamento della città in sintonia con l’impegno di “promuovere l’educazione alimentare e ambientale per una crescita consapevole”, come prevede la Carta di Milano dell’Expo, in relazione anche con la Conferenza sul clima di Parigi.

L’Agenda urbana europea, presentata a Milano nella sede del Parlamento europeo, con l’intervento di Patrizia Toia, evidenzia la centralità delle città metropolitane per favorire “una crescita sostenibile e socialmente inclusiva” e  per valorizzare la voce degli amministratori locali e della società civile, nelle sfide per dare visibilità ai bisogni dei cittadini e alle esigenze dello sviluppo.
Molte sono ancora le questioni da affrontare in città, con la necessità di realizzare alleanze sociali finalizzate alla presa di coscienza delle priorità dei diritti di cittadinanza, dal lavoro alla casa, dai giovani agli immigrati, con una visione aperta alla centralità delle persone nei processi economici e nelle scelte amministrative, nella prospettiva dell’integrazione europea e della mondialità.

Nel Discorso alla città per S.Ambrogio, il Card. Scola ha evidenziato le due dimensioni della giustizia e della misericordia nell’edificazione della “società plurale”, con l’esigenza di testimoniare l’apertura alla speranza, guardando il mondo dalla periferia, dal punto di vista di quelli “lasciati fuori”.
C’è ancora un ”mestiere” per le Acli nei quartieri della città metropolitana che si sta edificando: stare dalla parte di chi rischia di essere scartato ed escluso, per offrire condivisione e solidarietà con l’animazione culturale, i servizi ai cittadini, e le attività formative, cooperative e delle imprese sociali.