CHIESA – Famiglia: sfide pastorali ed evangelizzazione

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di Paolo Colombo – 06/10/2014

Instrumentum laboris della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si è aperta sabato sera con la grande Veglia di preghiera in piazza San Pietro

 

Non è possibile ripercorrere per esteso i 159 punti dello Strumento di lavoro del Sinodo straordinario sulla famiglia (5-19 ottobre 2014 – cui peraltro seguirà, l’anno prossimo e sul medesimo tema, un sinodo ordinario). Mi limiterò ad alcune sottolineature, a partire dalla modalità decisamente nuova con cui si è giunti alla stesura di tale documento: una consultazione ampia di tutta la Chiesa, delle diocesi, delle parrocchie e dei movimenti, di quei fedeli che hanno voluto inviare i loro contributi. Ne è nato un instrumentum laboris non costruito a tavolino da uno o più esperti, ma eco e sintesi del materiale pervenuto dal mondo intero. I temi toccati sono molti e vanno dalle sfide della globalizzazione all’indebolimento dell’istituzione familiare (specie nei Paesi occidentali) fino alla poligamia (Africa). In definitiva potremmo dire: non vi è <idi guardare la famiglia, ma senz’altro molte sfaccettature che convergono nel medesimo tema. Per parte mia mi limiterò a poche, essenziali pennellate.

1) Due parole-chiave, insistite nel documento: bellezza e misericordia. La bellezza dell’amore famigliare/dell’amore umano (o anche: la bellezza esigentedell’amore cristiano); e la misericordia, come prospettiva fondamentale con cui considerare l’esperienza concreta di tante famiglie. Si tratta di un richiamo particolarmente caro a papa Francesco, che non poteva mancare in questo contesto. Non si può del resto fingere di non vedere la distanza non di rado drammatica tra l’ideale (n. 35) e il reale (n. 31), da cui la necessità da parte della Chiesa di esibire non il profilo del giudizio ma quello della compassione.

2) Cosa “pesa”, cosa “grava” sulla famiglia? Diversi fattori, a partire dalla secolarizzazione e dalla conseguente mentalità individualistica (se le scelte sono tutte centrate sul sé, è difficile se non impossibile prendere decisioni a più voci…). E’ un dato di natura sociologica: soprattutto in occidente, numerosissimi sono i casi di “famiglia mononucleare”. Il testo non risparmia frecciate sulla ideologia del gender, che mette in crisi il modello di famiglia aperta alla procreazione; ma si è anche onesti sul fatto che, a volte, le motivazioni che spingono al matrimonio religioso “risiedono nel fascino legato all’estetica della celebrazione” (n. 105).

3) Da non trascurare le connessioni che sussistono tra la famiglia e le problematiche di natura economica e sociale. La famiglia non è una entità astratta, ma si incarna in condizioni spazio-temporali precise; sarebbe quindi una ingenuità non tener conto delle “pressioni esterne”: attività o precarietà lavorativa, fenomeni migratori, povertà… Condizioni economiche instabili non sono senza ricadute sulla scelta di aprirsi o meno alla paternità e alla maternità (n. 131). Non si può parlare di famiglia senza considerare l’indispensabile urgenza di un lavoro e di una casa adeguati; senza conciliare i tempi del lavoro, del riposo e della festa. Dai beni materiali ai beni immateriali: a minare la vita delle famiglie non è solo l’affanno economico, ma spesso anche quello relazionale: “A causa di una vita sempre più convulsa, i momenti di pace e intimità familiare diventano rari” (n. 70).

4) Il richiamo al profilo delle relazioni rimanda al più complessivo sfondo concernente le sfide pastorali che intrecciano la famiglia. Siamo ancora in fase preparatoria; rimane che le proposte e i suggerimenti che emergono dailineamenta, per quanto ineccepibili, rischiano di essere formali e generici e forse costituiscono l’aspetto più debole – o comunque bisognoso di essere fatto crescere – dell’intero documento. “Si deve trasmettere ai giovani la certezza che non sono soli nel costruire la propria famiglia, perché la Chiesa li affianca comefamiglia di famiglie” (n. 85): ineccepibile come affermazione di fondo, ma è davvero così se pensiamo alle nostre comunità parrocchiali? Con un’aggravante, onestamente riconosciuta: l’impreparazione, in molti casi, dei sacerdoti ad affrontare le tematiche legate alla famiglia, alla vita di coppia, alla sessualità (nn. 12; 128). In ogni caso si tratta di una sottolineatura importante: la fatica relazionale (da cui molte rotture) non può essere circoscritta al singolo nucleo familiare, ma coinvolge la rete di relazioni che abbracciano la famiglia stessa; una rete – almeno pensando alle nostre città – più forte in passato, debole se non inesistente nel presente.

5) Senza fughe in avanti, qualche “apertura di credito”. “Un buon numero di conferenze episcopali suggerisce di aiutare le persone in situazioni canonicamente irregolari a non ritenersi separati dalla Chiesa… ci sono risposte e osservazioni, da parte di alcune conferenze episcopali, che mettono l’accento sulla necessità che la Chiesa si doti di strumenti pastorali mediante i quali aprire la possibilità di esercitare una più ampia misericordia, clemenza e indulgenza nei confronti delle nuove unioni” (n. 92; cf. nn. 95 e 101, dove alcune risposte suggeriscono una via “extragiudiziale” per la valutazione circa la validità dei matrimoni).