Dall’Expo alla Triennale di Milano del design, dell’architettura e delle arti

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Il ritorno dell’Esposizione internazionale della Triennale di Milano, dopo vent’anni dalla sua ultima regolare edizione del ’96, sulla scia del successo popolare dell’Expo, non ha forse avuto il risultato di immagine e di pubblico che si meritava, pur essendo disseminata in varie sedi come per il fuori Salone del mobile, ma ha favorito il rilancio della creatività, dell’artigianato e dell’architettura d’interni, dalle arti applicate alla produzione industriale.

Nei sei mesi di svolgimento della manifestazione, che ha registrato una presenza di circa mezzo milione di visitatori, si sono intrecciate mostre, conferenze e workshop, che hanno coinvolto studenti e cittadini, nel divenire della produzione culturale nell’epoca della globalizzazione e della rivoluzione digitale, con l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni nel percorso fra tradizione e modernità, nell’ottica del cambiamento della qualità della vita.
Se non è facile ripercorrere la traccia lasciata dagli allestimenti e dagli oggetti esposti in diversi luoghi, anche per la complessità dei messaggi e dei progetti, si può tuttavia tentare di cogliere dove sta andando il “design after design” nella ricerca di una convivialità, ormai multietnica e interculturale, che ha investito la metropoli milanese e lombarda proiettata nello scenario mondiale.

Per la “Triennale design museum” si è tracciata una storia del design al femminile per riscoprire l’identità, l’originalità e la sensibilità di artiste italiane del Novecento, spesso ignorate da storici e critici d’arte, che hanno invece progettato e sperimentato con una creatività spontanea e dinamica.
In collegamento con il Salone del mobile, sono emerse “altre filosofie dell’abitare”, in relazione all’attività quotidiana delle persone e ai luoghi di vita, di studio e lavoro, con riferimento alla architettura degli interni e ai progetti sperimentali di stanze e arredi per i nuclei familiari, che poi si sono trasformati in proposte di produzione degli artigiani e delle aziende, creando occasioni di lavoro e innovazione sociale.

Nella società contemporanea, caratterizzata da difficili convivenze fra conflittualità latenti  e anche da reciproche intolleranze fra differenti culture e pratiche religiose, è indispensabile conservare “le proprie memorie e le antiche abitudini”, le tradizioni, i volti e i costumi, contro la progressiva omologazione della globalizzazione e dei flussi invasivi delle merceologie internazionali.
Con il concorso “Redesign your school”, gli studenti della scuola primaria e delle secondarie, sono stati coinvolti nella riprogettazione delle loro scuole, per stimolare una analisi critica degli spazi scolastici e per mettere in dialogo il mondo della progettazione con le esigenze della didattica e della pedagogia, al fine di creare luoghi più confortevoli e accoglienti per insegnanti e allievi, in una ottica di scuola aperta alla comunità.
La mostra fotografica sulla “Civiltà dell’acqua in Lombardia”, fra fontanili e marcite, rogge e navigli, impianti idraulici e canali, fiumi e laghi, ha documentato il rapporto degli abitanti con l’acqua, attraverso le diverse tipologie delle opere realizzate nei secoli a difesa del territorio con le bonifiche e le irrigazioni, per rendere il territorio fertile e abitabile. Nelle altre sedi espositive, dall’Hangar Bicocca al Mudec, dalla Fabbrica del Vapore alla Permanente, dal Politecnico allo Iulm, dal Museo della scienza all’Accademia di Brera, dal Museo diocesano all’Expo, dalla Villa Reale di Monza a Cinisello, sono state affrontate questioni d’attualità legate al futuro.

Se la popolazione mondiale, di tutti i Continenti, tende ormai ad abitare nelle grandi città e nelle aree metropolitane, diventa inevitabile la riflessione sul rapporto fra l’architettura e la società, fra l’arredo urbano e l’ambiente, con le buone pratiche di progettazione, ecologiche e paesaggistiche, da sperimentare in dialogo con le istituzioni e i cittadini, dai centri storici alle periferie.
Dalla ricerca delle relazioni fra la tecnica e le arti industriali, nella realizzazione dei luoghi e delle abitazioni, emergono pratiche millenarie e consuetudini sedimentate, dove artigianato e imprese, tradizione e innovazione, si fondono in progetti contemporanei inediti e complessi. L’incontro fra il saper fare artigiano e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sta facendo emergere la flessibilità e la personalizzazione della manifattura digitale, con una rete di contaminazioni e di dialoghi, per dare visibilità ai progetti culturali e sociali su scala locale e globale, con l’avvicendarsi della creatività delle generazioni.
La nuova Triennale sta proponendo una serie di mostre, spettacoli e attività, che vogliono intrecciare arti e linguaggi espressivi, in linea con la sua vocazione multidisciplinare, nella prospettiva di poter continuare a intercettare la cultura contemporanea che si genera a livello internazionale.

A Milano è affidata l’eredità dell’Expo e della Triennale, da sviluppare per dare continuità alla vocazione del dialogo con i popoli del mondo, sui temi dello sviluppo e della ricerca, per alimentare la speranza di un futuro più vivibile.