In un periodo storico in cui le questioni riguardanti le pensioni, la disoccupazione e il lavoro sono quanto mai impellenti, i patronati di tutta Italia si sono trovati ad affrontare repentinamente sfide nuove, dovute alle limitazioni, imposte per contenere la diffusione del virus, alle nuove modalità di lavoro, che ne sono conseguite, e ai bisogni che sono emersi o si sono intensificati nella popolazione.
Il Patronato delle Acli di Milano quindi dopo la prima ondata di contagi (e prima che iniziasse la seconda) ha deciso di condurre un’indagine, per raccogliere le sollecitazioni e le storie degli utenti, che sono passati dai nostri uffici tra ottobre e dicembre 2020.
Se ne sono occupati i volontari di servizio civile impegnati nei progetti, che si svolgono nell’ambito del Patronato e che hanno anche toccano con mano un modo di operare, che solo l’anno precedente sarebbe sembrato impensabile.
L’indagine è stata condotta con un lavoro a due livelli: a un livello più orizzontale sono stati somministrati dei questionari standardizzati, utili a intercettare quante più opinioni e situazioni possibili e ricavarne dati analizzabili; a un livello più verticale invece si sono svolte interviste, che hanno permesso di conoscere con maggiore profondità storie ed esperienze di vita, raccontate nella raccolta in formato ebook “Il ruolo del Patronato Acli nella pandemia”.
Presso il Patronato di Milano, come è emerso dai dati raccolti, l’utenza è maggiormente femminile, con una relativa prevalenza della fascia di età over 50. Significativo, però, è stato incrociare le fasce di età e le nazionalità degli utenti: abbiamo notato che, se tra gli italiani rimane la prevalenza degli over 50 (59,7%), tra gli utenti provenienti da paesi fuori dall’Unione europea la situazione si ribalta e si vede una maggioranza di under 40 anni (63,7%). Questo dato si accompagna alla costatazione che la maggior parte degli utenti, che si rivolgono al Patronato per pratiche legate alle pensioni, sono italiani.
Un altro dato interessante, in linea con la caratura sempre più multietnica di Milano, è il peso considerevole dell’utenza non comunitaria (26,4%), paragonato alla media degli altri patronati italiani (18,2%). Un ufficio molto importante, infatti, presente presso il Patronato milanese, è quello che si occupa delle pratiche legate all’immigrazione: rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, ricongiungimento familiare, cittadinanza, …
Tra gli utenti non comunitari inoltre la categoria delle donne lavoratrici, che generalmente rappresenta quelle impegnate nei servizi di cura e assistenza, supera il 10%.
Dal punto di vista occupazionale, nonostante la prevalenza dell’utenza sia di lavoratori, emerge che molto rilevante è il peso dei disoccupati o inoccupati.
Uno tra i quesiti posti nel questionario riguarda le motivazioni della scelta di rivolgersi al patronato delle Acli. La più ricorrente è la previa conoscenza dei servizi, che questi siano stati indicati da conoscenti o che ne avessero già usufruito.
Per quanto riguarda il giudizio espresso sui servizi offerti, gran parte delle richieste sono state risolte in modo soddisfacente. In particolare l’ufficio immigrati ha raccolto una valutazione positiva molto ampia.
Dai dati raccolti e dalle interviste svolte, dunque, si può evincere che, nonostante le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria e il ricorso talvolta a modalità anche sperimentali, il Patronato delle Acli di Milano ha continuato a funzionare e ad offrire servizi soddisfacenti. Questo è particolarmente importante in un periodo in cui le problematiche legate alla coesione sociale si fanno più pressanti e cresce la richiesta di aiuto per quanto concerne il lavoro, le pensioni e anche le pratiche di immigrazione.