FRANCIA – Charlie Hebdo: difendere la nostra convivenza senza scontri di civiltà

FRANCIA – Charlie Hebdo: difendere la nostra convivenza senza scontri di civiltà email stampa

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La copertina del periodico francese Charlie Hebdo regolarmente in edicola, dopo il sanguinoso attentato che è costato la vita a 12 membri della redazione.

di Aldo Novellini – 14/01/2015

Sotto attacco da parte dei terroristi sono la libertà, l’eguaglianza, la laicità: valori che non appartengono solo alla Francia ma sono patrimonio dell’intera EuropaÈ una Francia che vive il suo 11 settembre, con un duplice attacco terroristico alla sua libertà e ai valori che ispirano la sua vita democratica e la sua convivenza civile. La strage al settimanale “Charlie Hebdo” e l’assalto al supermercato ebraico, in poche manciate di ore, hanno questo sinistro significato e lasciano sul campo diciassette morti tra la decimazione dei redattori del giornale, due poliziotti, una vigilessa e i quattro ostaggi del centro commerciale. Una sequenza di sangue che rimarrà impressa nella mente di tutti.

A Charlie Hebdo, da tempo nel mirino dell’integralismo islamico per le sue vignette satiriche su Maometto, due uomini incappucciati ed armati di kalaschnikov hanno fatto irruzione nella redazione. Una raffica di colpi e sul pavimento rimangono, tra gli altri, il disegnatore e direttore della rivista Charb, i suoi colleghi Cabu, Honoré, Tignous, Wolinski e l’economista Bernard Maris. Prima era stato ammazzato il portiere dello stabile e la scia di sangue si allunga con un poliziotto freddato nella strada. Nella periferia di Parigi viene poi uccisa la giovane vigilessa e il giorno successivo, mentre le forze dell’ordine stanno braccando nei boschi della Piccardia i due responsabili della strage al giornale, un altro terrorista entra in un negozio ebraico, sequestra ed uccide quattro ostaggi. Delirio jihadista mischiato ad un bieco antisemitismo: micidiale pozione che rischia, se non di travolgere, di avvelenare le democrazie occidentali. Molte le cose da chiarire: unico complotto o due eventi separati? E ancora, c’è una precisa matrice o si tratta di cani sciolti, reduci magari dalla galassia siro-irachena ed animati dalla volontà di punire la Francia? Arduo fornire risposte immediate; di certo ne sapremo di più nei prossimi giorni.
Per intanto serve la massima compattezza e la più stretta unità di intenti. E i francesi lo hanno immediatamente capito, scendendo nella piazze di tutte le principali città a manifestare per la libertà, al di là di tutte le possibili differenze che, legittimamente, fanno parte del nostro stesso modo di vivere. Lo stesso hanno fatto tutte le massime autorità religiose del Paese, unite in un grande e simbolico abbraccio volto a ricordare che la fede, qualunque essa sia, è totalmente incompatibile con qualsiasi forma di violenza. Sconcerta invece la classe politica che, dopo un’iniziale unanimità di fondo, torna a dividersi. Eppure la stretta di mano sullo scalone dell’Eliseo, tra Hollande e Sarkozy, aveva fatto ben sperare in una vera unità nazionale. Quella che fa la forza delle democrazie anglosassoni, ove ci si divide sui programmi ma si è uniti sui valori di fondo.
Il fatto è che la sinistra, comprese alcune frange del Partito socialista non vuole il Fronte nazionale alla manifestazione contro il terrorismo e il Primo ministro Valls, invitando tutte le forze politiche non ha saputo coinvolgere direttamente il partito di Marine Le Pen. Dire che nessuno è escluso è già un passo avanti ma forse bisognava fare un invito preciso, senza ambiguità lessicali. Risibile poi che a sinistra si facciano liste di proscrizione, sentendosi depositari dei valori della Repubblica, come se questa fosse appannaggio di una parte politica e non di tutti i cittadini. In ogni caso, escludere un partito che ha il 25 per cento dei voti è da irresponsabili, offrendo tra l’altro al Fn di presentarsi come vittima designata. Considerando poi che persino il presidente della Repubblica, simbolo dell’unità nazionale, andrà alla manifestazione (non succedeva dal 1990, dopo la profanazione di un cimitero ebraico, con Mitterrand presente ad una marcia contro il razzismo) diviene ancora più stridente l’eventuale assenza di una qualsiasi formazione politica.

In gioco non è infatti l’appartenenza politica ma la nostra convivenza civile, fondamento del nostro stare insieme e intrisa di valori che non appartengono solo alla Francia ma sono patrimonio dell’intera Europa. Sotto attacco sono la libertà, l’eguaglianza, la laicità: pilastri di un modello che incute timore a chi usa il terrore. Un modello vincente solo se saprà mantenere saldi i propri princìpi e dunque guai a parlare di scontro di civiltà con l’islam, perché questo è proprio l’obiettivo di chi vuol sconvolgere le nostre vite. Bisogna anzi ricordarsi che nel mirino di questo cieco e codardo fondamentalismo che uccide gli inermi ci sono anche i milioni di musulmani che vivono in Europa.
Ancora una volta sarà la carta dell’integrazione quella da giocare perché è proprio questa carta che il terrorismo vorrebbe sfilare dal mazzo. Inutile allora scandalizzarsi, come è accaduto nei giorni scorsi, per l’ipotesi, che compare nell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq, “Sottomissione”, di un presidente musulmano all’Eliseo nel 2022. Non ci si deve stupire, né tanto meno inquietarsi che un domani un uomo di religione islamica possa divenire presidente della Repubblica, in Francia come altrove in Europa. Qui sta il senso stesso della laicità che contraddistingue la nostra vita democratica e il nostro modo di convivere pacificamente. Trovare normale quell’ipotesi, non dissimile, in fondo, dalla realtà di un nero seduto alla Casa bianca (addirittura impensabile sino a pochi decenni fa) è già il primo colpo dato a chi pensa di intimidirci col terrore.