Geopolitica e territorio: nelle periferie europee e italiane le radici delle tensioni...

Geopolitica e territorio: nelle periferie europee e italiane le radici delle tensioni sociali email stampa

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Con il titolo “La carta e il territorio[1], lo scrittore francese Michel Houellebecq intendeva proporre il vasto tema del rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione, scandito attraverso le vicende di un artista che aveva fatto fortuna fotografando delle carte stradali Michelin.
Lo stesso autore, cinque anni più tardi, sarebbe uscito con “Sottomissione[2] – tristemente famoso per essere stato presentato il giorno degli attacchi alla redazione di Charlie Hebdo -, in cui le chiavi di lettura del presente vengono volutamente 1) prese, 2) amplificate e 3) irrorate sulla realtà modificandola e costruendo una “previsione” del prossimo futuro in Francia e in Europa. La previsione è più o meno condivisibile, ma è utile parlarne in questa sede.
Il tema è vasto, ma la premessa era doverosa, e da qui partiamo.

I fatti di cronaca degli ultimi due mesi hanno portato anche in Italia il dibattito sul rapporto tra le periferie delle nostre grandi città (Milano in particolare) e la minaccia internazionale del terrorismo. O, almeno, avrebbero dovuto portarlo, perché a conti fatti non si è colta l’occasione per riflettere abbastanza su questo tema.
Mentre la stampa nostrana non ha mai esitato nel tratteggiare a tinte forti le banlieue francesi (da ultimo, ANSA del 9 febbraio: «Le banlieue, un incendio che divampa ogni 10 anni»[3]), o le periferie in fiamme di Londra nel 2005 e nel 2011[4], risalta all’occhio come, per quanto riguarda la cronaca nazionale, sia sempre andata con prudenza. E prudenza è davvero quello che occorrerebbe nel trattare contesti così delicati e pullulanti di vita e di umanità come le periferie, se così fosse. Invece, sembra quasi di non voler approfondire l’analisi. Quando si parla di periferie, in Italia, sembra quasi che non si voglia scalfire un dipinto di semplificazione e pregiudizio che non ci interroga, non ci interessa e, soprattutto, non ci dispiace. Le periferie sono povere, degradate, ma soprattutto sono tranquille[5]. Questo tipo di narrazione, volta a infondere un certo senso di sicurezza, è quella che poi ci porta a trattare le periferie degli altri come problematiche e tumultuose. Londra e Parigi sono solo un esempio.
Il tema delle periferie è un tema complesso e merita di essere analizzato per gradi, perché è attraverso le periferie che si affrontano temi come la gestione sociale, la lotta alla povertà e l’integrazione.

Già un rapporto delle Nazioni Unite del luglio 2014[6], confermato successivamente, ha mostrato inequivocabilmente come, oggi per la prima volta nella storia dell’uomo, la maggior parte della popolazione mondiale viva in città. Naturalmente, bisogna precisare: vive nelle periferie delle città. Alcuni casi sono estremi: alcune di queste periferie sono sterminate e non consentono quasi che si faccia un censimento. Quante persone vivono nell’area metropolitana di San Paolo del Brasile[7], o di Città del Messico[8]? Quante di queste persone sono venute in contatto con una qualche forma di burocrazia che le abbia censite[9]? Naturalmente nella gran parte delle città le periferie assumono dimensioni e densità più ragionevoli, ma ciò non toglie che esse siano gli autentici incubatori sociali di problemi e di soluzioni.
La densità di vita delle periferie è il motivo per cui oggi esse devono diventare, per rispondere alle sfide che abbiamo di fronte, delle realtà dotate di lavoro, servizi e qualità di vita, e non soltanto dei grandi dormitori per lavoratori poveri e disoccupati, funzionali solo agli interessi degli immobiliaristi che costruiscono palazzi a poco prezzo, o per povera gente che scappa dalla desertificazione produttiva e culturale delle campagne.

Le iniziative sono tante e, nella realtà delle ACLI, vanno dal Patronato ai percorsi de Il bene comune ha bisogno di te, passando per tutti i circoli disseminati sul territorio.
È però qui, nelle periferie che il Bene comune si interseca con la geopolitica, perché non è pensabile che il problema delle periferie venga trattato soltanto come un problema locale e circoscritto, ma merita una analisi più profonda e che allarghi il proprio respiro altrove.
In primo luogo occorre conoscere le esperienze, la gestione, i successi e gli insuccessi delle periferie di altre città, perché sempre più le periferie si assomigliano e, anche nelle differenze, conoscere altre realtà può essere di insegnamento. È quindi divenuto indispensabile costruire, nella dimensione europea e mondiale, sinergie con organizzazioni e associazioni che siano anch’esse “sentinelle” dei propri luoghi e dei propri tempi. Il problema è globale e la distanza non è più una scusa per scansarsi dalla responsabilità sociale che associazioni come le ACLI devono prendersi.
In secondo luogo, bisogna riconoscere che la periferia è attraversata da istanze e idee che possono non coincidere con le istanze percepite in ambienti colti ed economicamente più benestanti. Mi sto riferendo al populismo, che indiscutibilmente trae dalle periferie una grossa parte dei propri voti[10]. Le periferie sono bacini di voti che vengono lasciati in pasto agli slogan più grezzi e violenti, e bisogna quindi riconoscere che la cattiva gestione di una periferia alimenta quel populismo che può travolgere tutto il contesto. Essere sentinelle delle periferie vuol dire anche incontrare, dialogare con queste istanze e provare a offrire chiavi di lettura nuove. È quello che ci ha detto Houellebecq: le mappe che avevamo non sono più corrispondenti con il nostro territorio.

Da tutto questo ragionamento, quindi, deriva il titolo di “Geopolitica e territorio”, che vuole racchiudere, in una sola espressione, l’attività e il senso del Circolo ACLI Geopolitico (un circolo tematico) e di tutti i circoli territoriali che continuano a vivere all’interno del mondo associativo unico delle ACLI. Da qui il senso di parlare di geopolitica nel prossimo Consiglio provinciale aperto, che si terrà il 18 febbraio nella sede centrale storica dell’Auditorium Clerici di Via della Signora, a Milano.
Il programma pone al centro l’Europa in un dialogo tra voci diverse (e scelte per essere tali) per capire innanzitutto in che spazi siamo chiamati a operare ed agire, in primis come cittadini ed, esponenzialmente, come aclisti. È finito il mondo in cui gli Stati Uniti erano il pilastro dell’ordine democratico occidentale e l’Europa la culla dei valori e delle istanze di difesa dei diritti umani? Dobbiamo fare i conti con il nostro passato e capire in che modo gli Stati Uniti siano ancora i leader del mondo libero, e se l’ondata dei nazionalismi in Europa non possa farci tornare ad un epoca, tristemente augurata da più parti, in cui provare avversione e diffidenza dei nostri vicini e alleati. Dobbiamo capire che questo “internazionalismo nazionalista”[11] non può avere un orizzonte comune come obiettivo, e che tutti coloro che oggi esultano per la vittoria nazionalistica di una parte, dimenticano che esultano per un alleato che diventa dapprima un po’ più estraneo, e potenzialmente in seguito anche un po’ più nemico. Dobbiamo essere in grado di spiegarlo, come cittadini e come aclisti.

A questo punto, sarà compito del dibattito e dell’impegno giorno per giorno approfondire che strumenti possiamo avere per intervenire nei differenti contesti. Su questo punto e con un apposito modulo, il Corso di Geopolitica e Relazioni Internazionali, giunto quest’anno alla X edizione, si vuole offrire il proprio piccolo contributo affrontando proprio il tema degli “operatori di geopolitica” attraverso le loro professioni (o, più correttamente, il loro lavoro), a beneficio di studenti, giovani e tutti coloro che vorranno frequentare questo importante momento di informazione e studio del contesto globale.

Corso di geopolitica e relazioni internazionali

Note
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/La_carta_e_il_territorio
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Sottomissione_(romanzo)
[3]Per approfondire si rimanda alla lettura dell’articolo su: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2017/02/07/le-banlieue-un-incendio-che-divampa-ogni-10-anni_1a9f8d06-8a32-40c4-86d4-03bf4c4e6502.html (link visitato in data 12/02/2017).
[4] Per approfondire anche su fatti più recenti, si veda: http://www.repubblica.it/politica/2016/06/26/news/diamanti_periferie_scontento-142828410/ (link visitato in data 12/02/2017).
[5] Anche l’albero di Natale bruciato, quest’anno, nel quartiere Corvetto, è stato percepito come un fatto di importanza secondaria, un fatto che era destinato fin da subito a rimanere al Corvetto. A ciò si aggiungano tutte le vicende di guerriglia tra gang di ragazzi latinos, che non sono mai state percepite come un problema cittadino, ma di quartiere, di periferia, e non hanno mai raggiunto la posizione che meritavano sui mezzi di informazione.
[6] http://www.un.org/en/development/desa/population/
[7] Nella sola area urbana si contano 12 milioni di persone, che salgono a 21,2 milioni nell’area metropolitana (fonte “São Paulo, São Paulo § informações completas”. ibge.gov.br. Retrieved January 1, 2017”).
[8] Nell’intera area urbana si stimano 20,4 milioni di persone (fonte “Mexico Demographics Profile 2014”).
[9] Sul sito http://www.worldometers.info/it/ sono proposti interessanti calcoli in tempo reale, ad esempio sul numero di abitanti del mondo, i soldi spesi per la Sanità pubblica, l’energia consumata ad oggi e i giorni che mancano alla fine del petrolio (circa 46 anni). Purtroppo si tratta semplicemente di calcoli ed algoritmi che, per quanto possano essere accurati, non considerano il “fattore umano, come nel caso dei presunti milioni di bambini cinesi non registrati (fonte: http://www.globaltimes.cn/content/965972.shtml – link consultato il 12/02/2017).
[10] Vedi nota 4.
[11] Si vedano a solo titolo esemplificativo gli articoli http://www.corriere.it/esteri/16_novembre_14/da-farage-wilders-tutti-corte-fb186a2c-a9e6-11e6-9e75-99cc0b521152.shtml e più recente http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/27/news/trump-may_nasce_la_nuova_internazionale_populista-157029225/ (link verificati il 12/02/2017).