Giovanni (consentimi il tu per l’ultima volta, pubblicamente), tu sei stato nostro compagno, nostro leader, nostro maestro, nostro amico.
Per molti aclisti della mia generazione sei stato anche il padre che abbiamo potuto scegliere. Un padre intellettuale e politico con cui confrontarsi e consigliarsi, un padre da cui affrancarsi sapendo che nel bisogno o nel consiglio ci sarebbe stato, un padre che provava un amore così forte e disinteressato per l’associazione che ti rendeva impossibile confliggere (perché conclusa la fase dei ruoli di responsabilità nelle Acli ti sei messo completamente e discretamente al servizio senza difendere la benché minima posizione di potere o di interesse). Con te, Giovanni, si disputava sulle idee e sulle prospettive trovando un interlocutore colto e intelligente che cercava sempre di valorizzare maieuticamente il punto di vista e le opinioni degli altri.
Il tuo passo veloce si sentiva a casa nella tua Sesto San Giovanni ma calcava curioso e stupito ogni angolo dell’Italia e del pianeta, il tuo sguardo guardava lontano e scrutava gli orizzonti globali e futuri ma questo non ti ha impedito di compiere scelte strategiche (ed anche tattiche) di grande rilevanza per la società civile italiana, anzi ti ha permesso di essere un’utopista pratico come lo furono i padri fondatori dell’Europa contemporanea. Penso di poter dire, senza paura di essere smentito, che l’idea stessa dell’autonomia del terzo settore nel nostro Paese trovi in te uno dei suoi principali ideatori e artefici.
Credevi nei processi di cambiamento costruiti con visione, pazienza, capacità di relazione ed anche sapendo cogliere le opportunità politiche ma non essendo mai schiavi di logiche politiche di mero interesse di parte e di piccolo cabotaggio.
Hai sempre avuto a cuore e tra le tue priorità assolute la causa della pace: dalla Palermo-Ginevra fino a “time for peace” a Gerusalemme, dalla missione per salvare gli scudi umani in Iraq fino a “mir sada 2” per le strade di Croazia e di Bosnia, dalle marce contro la guerra in Vietnam della tua gioventù al tuo ultimo Resistenza senza fucile.
Sei stato il relatore della legge per la remissione del debito estero dei Paesi poveri ed hai ispirato e/o animato (dal vertice o dalla base) le più importanti iniziative del sociale in Italia negli ultimi decenni, da Educare e non punire alla campagna Contro i mercanti di morte, dai rapporti sull’associazionismo al Forum del Terzo Settore, dalla Tavola della Pace a Libera e alla costituzione della Banca Etica.
Sei è stato un uomo politico, promotore delle stagioni referendarie dei primi anni novanta del secolo scorso, parlamentare, presidente del Partito Popolare e poi primo segretario del PD metropolitano milanese. E sei riuscito ad attraversare tutte queste responsabilità con il nitore di chi non ha mai agito per il proprio interesse ma sempre al servizio di una parzialità che contribuisse al bene comune.
Giovanni poeta, scrittore, saggista. Il tuo Dalla parte di Marta è stato una pietra miliare per gli aclisti, il tuo Martini politico lo è stato per i cattolici democratici ambrosiani, il tuo Solo la sinistra andrà in Paradiso è stata la tua opera più esplicita e coraggiosa (scritta da un saggio che può permettersi piena libertà: di giudizio, di ironia e di autoironia).
L’ascolto attento della Parola di Dio e la teologia della liberazione, la profonda conoscenza dell’insegnamento sociale della Chiesa e la passione per l’Ecumenismo ed il dialogo tra le religioni, il personalismo cristiano ed il dialogo con i marxisti, il movimento operaio come “luogo teologico” e la nonviolenza come stile di vita, Dossetti politico e Dossetti padre del Concilio. A tutto questo ti sei educato con passione e applicazione ed hai contribuito in modo determinante ad educarci.
Che testimone sei stato Giovanni! Che persona umana, energica, rispettosa.
Anche negli ultimi anni, sempre con Silvia al tuo fianco, sempre capace di tenere il riserbo sui tuoi affetti anche quando il dolore per la perdita di Sara ti ha reso vulnerabile (lasciandoti sanguinare per quasi un lustro da una ferita visibile solo ai più attenti dei tuoi frequentatori).
La stima per te oggi ci è giunta da ogni parte dello stivale e dai confini di mezzo mondo.
Noi continueremo a camminare con te, nella convivenza dei morti e dei viventi che raccontava il profeta cieco di Perugia, Aldo Capitini, ma non sarà la stessa cosa non avere la possibilità di un dialogo diretto e non mediato. Sentiremo la tua mancanza e prego perché questo vuoto ci sia di stimolo e ci accompagni per essere migliori. Per cercare di servire come tu hai fatto con passione ed altruismo la nostra democrazia, la nostra chiesa ed i lavoratori.
Ciao Giovanni, veglia su di noi.
Bianchi: “pensare politicamente è il primo modo di pensare”
Il ringraziamento che le Acli tributano a Giovanni Bianchi nel giorno dei suoi funerali
In memoria di Giovanni Bianchi
Un testimone luminoso e coerente al servizio della democrazia, della chiesa e del movimento operaio