Grattacieli e periferie fra conflitti e spazi di socializzazione

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L’Incontro nazionale di studi delle Acli nazionali che si è svolto a Trieste, crocevia di popoli e culture, per “Animare la città”, nelle periferie del lavoro e della convivenza, fra muri e ponti, ha rilanciato l’attenzione all’articolo 3 della Costituzione sulla libertà, l’eguaglianza e la partecipazione dei cittadini, al fine di far superare la tentazione del “rancore”, per ritessere i fili dell’incontro e del dialogo in ascolto delle voci, delle paure e delle speranze.

Anche Milano, “terra di mezzo”, è naturalmente interpellata dai cambiamenti  degli stili di vita, oltre che dalle grandi sfide delle migrazioni e della globalizzazione, ed è quindi urgente trovare delle soluzioni condivise per rigenerare i “vuoti urbani” e le aree ai margini della “città che sale”, con la valorizzazione degli abitanti nelle scelte per il superamento degli squilibri,    delle disuguaglianze e delle discriminazioni.

Se la partecipazione è una questione democratica, si devono incoraggiare gli incontri, i dibattiti e la cooperazione, per ridare slancio al tessuto sociale spesso lacerato da conflitti e incomprensioni, alimentate da pregiudizi che impediscono la condivisione delle idee, delle proposte delle diverse tradizioni e culture che ormai si intrecciano nelle abitazioni, nei quartieri e sul territorio.

I corpi intermedi fra le persone e le Istituzioni, con il terzo settore, le parrocchie e la Caritas, le associazioni religiose e laiche, i comitati di quartiere e i centri culturali, il volontariato e le Acli “movimento di pedagogia sociale e politica”, sono ormai diventati luoghi naturali per ricominciare a pensare al “bene comune” come obiettivo irrinunciabile per una società da fondare sull’accoglienza e sull’amicizia condivisa.

I grattacieli che crescono come funghi e le linee metropolitane che entrano nell’hinterland, si intrecciano con le case popolari da risanare e con i quartieri periferici, in un mix di tensioni latenti da affrontare con il cuore aperto alle nuove povertà e marginalità, per evitare che la “Città dell’Expo”, ormai proiettata in campo internazionale, perda la spinta necessaria alla costruzione della coesione sociale da fondare sulla giustizia e sulla fratellanza interetnica.

Dalla Ricerca dell’Iref “Verso una Milano più inclusiva”, che invitava a riflettere sulle prospettive di sviluppo della città metropolitana, laboratorio di innovazioni e crocevia di flussi e transazioni, fra fratture sociali e squilibri, e dalla Conferenza nazionale sulle periferie urbane, che indicava nelle riduzione delle disuguaglianze la via per una buona qualità della vita, emerge l’urgenza di una azione collettiva per ridare slancio alla comunità locale, dai Municipi cittadini ai Comuni metropolitani, nel cambio d’epoca che stiamo attraversando.

Il Rapporto Ambrosianeum ha assunto le periferie come punto di vista privilegiato per individuare le priorità da mettere in agenda, in relazione alla rapidità delle innovazioni che ci avvolgono, in un orizzonte solidale e inclusivo, con un filiera intergenerazionale aperta al futuro della “città di domani” da edificare, fra previsioni e desideri, con una attenzione particolare ai luoghi a rischio di esclusione e conflittualità.

Ascoltare e vivere i quartieri e la città, con lo sguardo aperto all’Europa e al mondo, nel dialogo interetnico e fra le religioni, gli usi e i costumi dei popoli approdati a Milano, è ormai una necessità quotidiana per gestire i percorsi di integrazione ed evitare le solitudini e le divisioni che purtroppo alimentano le incomunicabilità e le ostilità nei rapporti fra le persone.

I progetti per il futuro della città verticale che si espande a macchia d’olio, con grandi trasformazioni urbane, devono restituire dignità agli abitanti dei vecchi quartieri e delle periferie, con la riduzione delle disparità, la creatività diffusa, gli spazi di socializzazione per la vivibilità e la coesione, il contrasto alla disoccupazione e all’emarginazione, la pratica della condivisione.

Il Forum delle politiche sociali,”Tutta la Milano possibile”, sulla cultura della prossimità e sul valore delle diversità, ha evidenziato l’esigenza di individuare insieme i percorsi e le risorse per dare risposte ai bisogni, riorganizzare e innovare i servizi alle persone, garantire a tutti i diritti di cittadinanza, favorire l’inclusione, alimentare rapporti di buon vicinato.

Si deve valutare l’impatto delle nuove tecnologie sul lavoro e sulla qualità della vita, con il metodo collaborativo e il coinvolgimento delle periferie, alla ricerca di una alleanza dialettica fra la società civile e le Istituzioni, al fine di affrontare la sfida delle diversità con l’ascolto del disagio e delle sofferenze degli ultimi e degli “invisibili”, che si incontrano nelle Parrocchie e in ogni luogo, alla ricerca della solidarietà operante per uscire dall’indigenza e dalla precarietà.

Problemi e contraddizioni, soluzioni e opportunità, da valutare in relazione alle politiche urbane e alla sostenibilità ambientale e sociale, ma in particolare alle esigenze della comunità e alle domande di accoglienza e abitative, che emergono dai flussi migratori e dalle nuove generazioni, in attesa di uno sviluppo sostenibile fondato sul diritto al lavoro e sulla giustizia.