La Fondazione GIMBE, aveva appena pubblicato un rapporto (7/19) in cui si evidenziava che dal 2000 al 2019 i vari governi, per motivi di finanza pubblica, avevano definanziato il Servizio Sanitario Nazionale di ben 37 miliardi. In presenza di una mutata situazione demografica, dovuta all’aumento considerevole del tasso di anzianità e quindi delle relative patologie, i governi hanno continuato a finanziare il SSN con le stesse cifre degli anni precedenti, in media al di sotto della percentuale di aumento dell’inflazione.
Ciò ha comportato la chiusura di Ospedali e Reparti per conservare un equilibrio di bilancio sanitario, costringendo molte persone a rivolgersi a strutture sanitarie private e lasciando senza cure chi non poteva permetterselo. La spesa sanitaria pro-capite ci vedeva al 21° posto nell’Europa a 23 e per quanto riguarda i posti letto eravamo al 17° posto (per i posti letto per acuti al 18°). Il dottor Walter Ricciardi (Istituto Superiore della Sanità) il 1 marzo 2020 dichiarava all’Espresso che in 10 anni erano andati in pensione 40.000 Operatori Sanitari, e non erano stati sostituiti, mentre il professore Garattini (Istituto Mario Negri) sullo stesso numero affermava che in Italia avevamo in forza la metà dei ricercatori della media europea…

Eppure la qualità dei nostri Ospedali, la bravura dei nostri medici e infermieri e il loro spirito di sacrificio, ponevano il nostro SSN in grado, in tempi normali, di garantire “esiti adeguati” (PNRR pag.222 – Missione 6: Salute), pur se con grosse differenze tra le diverse Regioni Italiane e tra i singoli Ospedali.
Ma proprio la Pandemia ha drammaticamente messo in evidenza alcune gravi carenze “che in prospettiva potrebbero aggravarsi, vista l’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto” (ibidem): tra le quali la mancanza, per restare in Lombardia, dei presidi sanitari territoriali, smantellati anche dalla legge 23 voluta da Maroni (ora scaduta), che ha portato la nostra Regione alla catastrofe.