Cavareno è volato via all’improvviso. Perfido. Non mi ha dato neanche il tempo di comprendere cosa stavo vivendo. Qualcosa però è rimasto. Qualcosa che non ha tempo, luogo o fine.
Mi è rimasto il ricordo.
Questo è quello che i bambini ucraini mi hanno insegnato. Ricordi di gioco, condivisioni, gioia, risate, storie, balli, riflessioni, momenti insieme. Vedere nei loro volti, negli occhi, nelle parole tutto questo brillare, mi è bastato per stare bene. I bambini avevano solo bisogno di un ricordo felice. Io avevo solo bisogno di donare qualcosa. Tutto il resto? Una semplice cornice.
Cavareno è stato un dono.
I bambini ci hanno donato un modo tutto loro di vedere il mondo. Un mondo per me nuovo, che ho tentato di assaporare il più possibile. Loro, con quegli occhi pieni di vita, sono stati l’anima di questo camp. Noi, con le braccia pronte ad accoglierli, abbiamo conservato nei nostri cuori la loro allegria, le loro tradizioni, i loro racconti.
Momenti di pace. Momenti di totale immersione in un’altra realtà, dove il tempo passa svelto, senza disturbare, ti porta via. I bambini ti catturano con la loro semplice e vitale felicità. Dopo il ritorno dal camp, ho sentito il bisogno di raccontare questa esperienza. Mi sono sentita confusa, poi incompresa, poi persa, poi vuota. Volevo solo ripassare con la mente i giorni passati. Non volevo svanissero. Desideravo riprendermeli tutti. Ho avuto bisogno di un ricordo. Così, ho scoperto che donarsi alle persone è possibile. Se scrivi nella memoria della gente, questa ti porterà con sé per sempre.
Per i ricordi non esiste addio.
Cavareno continua a vivere dentro di noi, lo farà sempre. Non esiste tempo, non esistono luoghi, non esiste fine, quando delle persone condividono qualcosa. Esiste solo la memoria, che si porta dietro tutte le energie, le emozioni, i rapporti costruiti.
I bambini hanno reso tutto questo possibile. Noi speriamo soltanto di avergli lasciato un dolce ricordo.
Sofia Bonanomi