Il Card. Angelo Scola: il suo impegno per una società aperta al...

Il Card. Angelo Scola: il suo impegno per una società aperta al confronto con tutti coloro che concorrono al bene delle persone email stampa

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Il cardinale Scola è rimasto per sei anni alla guida della diocesi di Milano. Se ci affidiamo alla simbologia dei numeri, va detto che il sei non è il numero della perfezione, che invece è il sette, così come nel settimo giorno Dio riposò dalla fatica della creazione. Ma ovviamente questa è solo una simbologia, al di là della quale ci chiediamo: cosa rimane dell’episcopato milanese del card. Scola?

Molte cose si potrebbero dire e molte si diranno nel prossimo futuro, quando una certa distanza temporale consentirà di meglio comprendere gli eventi. Eppure alcune cose si possono già sottolineare, a partire proprio dall’inizio del ministero ambrosiano del card. Scola, segnato da un gesto di profonda obbedienza alla Chiesa e al papa. Scola era arcivescovo di Venezia, non è frequente (anche se non impossibile) lo spostamento da una sede cardinalizia. Era però forte desiderio di papa Benedetto che questa fosse la soluzione per l’avvicendamento del card. Tettamanzi, e così è stato.

L’impatto di Scola con Milano non è stato facile, e la cosa era del tutto prevedibile. Pur diocesano di nascita, Scola aveva trascorso gran parte della propria vita al di fuori dei confini milanesi. E d’altra parte il cristianesimo è una scuola di nuove partenze e di cammini che si snodano nella continuità pur attraverso passaggi complessi: anche questo è un aspetto che non è difficile riconoscere nella storia del card. Scola.

Una delle parole-chiave dei suoi interventi è stata “meticciato”, peraltro in continuità con le intuizioni avviate a Venezia, dove Scola aveva dato vita alla Fondazione Oasis dedicata precisamente al “meticciato di civiltà e di culture”. Viviamo in un contesto multiculturale e di conseguenza la tradizione cristiana è destinata a un dialogo sempre più stretto con ogni altro apporto religioso e culturale. L’esperienza cristiana è intrinsecamente chiamata a generare cultura; non però una cultura delle barricate, ma del confronto aperto con tutti coloro che concorrono al bene delle persone e della società.

Oasis in questi anni ha svolto attività di altissimo profilo, coinvolgendo personalità provenienti da tutto il mondo. Il card. Scola, lasciandosi in questo stimolare dallo spirito ambrosiano, ha però impresso a tale orientamento anche un più diretto indirizzo pratico. Condizione del meticciato è l’accoglienza: e infatti Milano è stata tra le prime diocesi italiane ad accogliere l’invito di papa Francesco a mettere a disposizione di famiglie straniere alcune abitazioni parrocchiali. Sulla medesima lunghezza d’onda si pone il dono che la diocesi ambrosiana ha fatto a papa Francesco in occasione della sua visita a Milano: alcune decine di appartamenti curati dalla Caritas ambrosiana e dati in affitto a prezzo concordato a famiglie in condizioni di disagio.

Non c’è dignità senza una casa, non c’è dignità senza un lavoro. Anche qui il card. Scola non è rimasto passivo, ma ha ripreso e nei limiti del possibile implementato una preziosa eredità lasciata dal card. Tettamanzi: il Fondo di solidarietà famiglia e lavoro. Bisogna aiutare i molti disoccupati presenti sul nostro territorio; ma non bastano i sussidi, occorre operare perché quante più persone possibile rientrino, anche attraverso appositi percorsi di formazione, nel circuito lavorativo: è questa la direzione nella quale si è evoluta la “fase tre” del Fondo.

Un’altra questione, questa volta di tipo teologico-fondamentale, ha percorso il magistero milanese del card. Scola: cosa ne è del cristianesimo nella nostra società? Emblematico il titolo del suo volume più recente: Postcristianesimo? Il malessere e le speranze dell’occidente. Milano, una delle città più evolute d’Europa, può davvero diventare il punto di incontro di molte domande a riguardo del nostro essere cristiani nel contesto odierno. Malessere e speranze sono le due facce della stessa medaglia e rimandano alle radici cristiane dell’occidente non per una semplice rivisitazione storica, ma per far sprigionare dalla perenne attualità del Vangelo la forza con cui il Signore Gesù può parlare alle persone di oggi.

Scola vescovo-teologo? In certa misura sì, ma anche vescovo-pastore. Esplicito, da questo punto di vista, il suo desiderio di non lasciare la diocesi di Milano senza prima averla visitata in modo capillare. Il tempo non era sufficiente per recarsi in tutte e singole le parrocchie; ecco allora l’annuncio della visita pastorale per decanati, che ha impegnato l’intera diocesi in questi ultimi due anni. Visite non sbrigative, ma preparate dai decani e dai vicari episcopali e sempre culminanti in un incontro del vescovo con il popolo cristiano.

“Popolo cristiano” è una espressione molto cara a papa Francesco. Il vescovo plasma il suo popolo, ma in certa misura anche il popolo plasma il suo vescovo. Nel momento del suo congedo esprimiamo al card. Scola il grazie per quanto ha saputo dare a Milano, sicuri che lo Spirito accompagnerà e sosterrà anche il suo successore.

Il 28 giugno 2011 le Acli salutano con gioia l’annuncio dell’Arcivescovo di Milano card. Angelo Scola