Il caso GKN e lo sciame della disoccupazione

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Il caso GKN (*) ha sollevato forte sdegno e preoccupazione, suscitando anche un clamore mediatico. Sarà necessario che il caso venga ben studiato per capire se si possono salvare quegli stessi posti ovvero salvare il lavoro per gli oltre 422 lavoratori coinvolti.

E’ appena uscito il Rapporto annuale ISTAT 2021 che, tra gli altri miglioramenti, quest’anno ha introdotto la “mappa della solidità strutturale”( classificando le aziende  a rischio in quattro fasce: solide, resistenti, fragili, a rischio)  sviluppando l’analisi su una griglia di alcuni parametri pesati per i diversi settori di attività: Industria, Costruzioni, Servizi di Mercato e Servizi alla Persona. L’incrocio di tali dati con quelli dell’occupazione per settore consente di ricavare ( vedi allegati su Rapporto ISTAT) anche le stime per settore degli addetti presenti nelle aziende a rischio. Il risultato è che la stima del lavoratori a rischio della perdita di lavoro è pari a oltre 4 milioni di persone, per l’84 per cento nei servizi, con donne e giovani in testa, molto più degli over 50, in aziende di 5 o 6 persone ( per le quali non sono prevedibili clamori mediatici).

Se il rischio si avverasse anche solo al 25% significherebbe un milione di persone disoccupate in più e 20.000 aziende in meno.

C’è da augurarsi che il caso GKN non venga usato come scudo per non affrontare altri gravissimi problemi. La ripresa sarà inevitabilmente selettiva, sia dal punto di vista dei settori, in crescita e in calo, sia dal punto di vista delle differenti platee di lavoratori. Ci sarà bisogno di un mercato del lavoro trasparente e fluido, capace di sostenere una solida e diffusa Formazione che consenta di offrire a tutti una “seconda chance”. Questa, a mio parere, è la discussione da fare, per evitare di sconfinare nell’impotenza della ideologia.

A cura di Ampelio Sanson

(*) La GKN, di proprietà del Fondo inglese Melrose, ha comunicato con una e-mail il licenziamento ai suoi 422 dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio. Secondo la RSU questa chiusura lascerebbe a casa altri 500 lavoratori dell’indotto. Al momento in cui scriviamo i lavoratori hanno occupato l’azienda. Solidarietà è arrivata dai sindaci del territorio e dal Cardinale Giuseppe Betori di Firenze.

 

Dal Il Giorno : https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/sblocco-licenziamenti-esuberi-1.6631770  del 27/07/2021

Crescono le aziende che stanno attuando la procedura di licenziamento dopo la sospensione parziale del blocco per il covid, come la Giannetti Ruote di Ceriano Laghetto per 152 lavoratori, la Whirpool di Napoli per 340 lavoratori, la Carrier ex Riello di Pescara per 90 lavoratori con l’intento di trasferire l’azienda in

Polonia, ed altre ancora. Oltre a licenziamenti individuali, ancora difficili da stimare.

Il vero banco di prova sarà in autunno, quando il divieto di licenziare dovrebbe essere gradualmente sospeso del tutto.

Solo nella Città metropolitana di Milano, secondo i dati del Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Milano, nonostante il blocco dei licenziamenti dall’inizio della pandemia sono già andati in fumo 35mila posti. “Altri 35mila potrebbero perdersi dopo il primo novembre, con lo sblocco totale dei licenziamenti – spiega il direttore del Dipartimento, Antonio Verona portando quindi il totale a 60-70mila.

(nota della redazione)