Il difficile decollo della Città metropolitana

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di Giovanni Garuti – 01/07/2015

La sfida della “grande Milano”, prevista dalla riforma costituzionale, deve essere affrontata coinvolgendo i cittadini insieme alle amministrazioni locali e alle forze sociali del territorio per raggiungere obiettivi condivisi

Com’era prevedibile l’avvio della costruzione della “grande Milano”, prevista dalla riforma costituzionale per ridisegnare i poteri e le funzioni delle autonomie locali della Repubblica, in relazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento, sta subendo dei rallentamenti a causa della complessità delle questioni da affrontare e del rapporto con la dimensione regionale.
Si tratta di armonizzare gli obiettivi di sviluppo dell’area urbanizzata di 134 Comuni, con una popolazione di oltre 3,2 milioni di abitanti, che finora non sono stati coinvolti con l’elezione diretta a suffragio universale degli organi della Città metropolitana e che quindi non sembrano dimostrare particolare interesse per la metamorfosi con la soppressa Provincia di Milano privata anche dei finanziamenti necessari alla continuazione dei lavori in corso.
I latenti conflitti di competenza con la Regione, le sfide, le contraddizioni e le attese della Città metropolitana, sono stati affrontati all’Ambrosianeum in occasione del tradizionale appuntamento annuale per la presentazione del “Rapporto sulla città”, con studi e ricerche sulla metropoli condivisa, sui confini amministrativi, sugli aspetti demografici, sulle politiche economiche, sulla mobilità e sulla tutela dell’ambiente.

Da Valerio Onida ad Alessandro Balducci, da Luca Bressan a Franco Loi, la storia e la cronaca attuale dei cambiamenti della realtà milanese e della sfera economica e sociale si intrecciano fra il ruolo europeo e la dimensione locale, con scenari di pianificazioni intercomunali e di processi decisionali a dimensione territoriale più vasta, per “dare un’anima al futuro di Milano”.
Se per Pisapia, la Città metropolitana è come “una Ferrari senza benzina”, il Rapporto dell’Ambrosianeum evidenzia la necessità di realizzare una governance condivisa, da fondare sulla partecipazione e sulla sussidiarietà, favorendo le relazioni fra le istituzioni comunali e valorizzando le identità locali, per agevolare il formarsi di una coscienza comunitaria della popolazione.
Si sente l’urgenza di coniugare l’immaginazione con la concretezza dei progetti, per dar vita ad un grande laboratorio sperimentale, che colleghi le periferie cittadine con l’hinterland milanese, al fine di costruire legami e superare le incomunicabilità istituzionali, con il coinvolgimento della società civile e delle forze sociali impegnate nelle attività di volontariato e di solidarietà.

La presentazione di Marco Garzonio e Rosangela Lodigiani, con gli interventi di Ada de Cesaris e don Gino Rigoldi, hanno consentito di allargare lo sguardo sull’impegno per la “continua edificazione della cittadinanza attiva”, con il dialogo e il confronto sul fare, nel cuore delle trasformazioni metropolitane, per evitare di calare dall’alto le scelte nella costruzione del bene comune.
Va recuperato il senso della Città metropolitana e del vivere urbano, con la cura delle relazioni per la coesione e l’inclusione sociale, in sintonia con le iniziative caritative della comunità ecclesiale, per far emergere i bisogni e le attese del “meticciato urbano” nell’epoca delle migrazioni continentali e delle ingiustizie prodotte dagli squilibri territoriali e dalla crisi economica.
Vanno evidenziati i grandi temi dello sviluppo metropolitano, per elaborare una strategia di interventi coordinati sulla formazione e sul lavoro, sulla mobilità e sull’ambiente, sull’artigianato e sull’industria, sui beni culturali e paesaggistici, con l’obiettivo di avviare le mediazioni fra i territori e vincere gli egoismi locali che impediscono il raggiungimento di una sintesi operativa.
Nella grande Milano, si deve sperimentare che insieme si può tentare di agire per dare la casa ai giovani e alle famiglie, sfidando le regole del mercato immobiliare, avviando i giovani alla formazione professionale e al lavoro, con gli stage per apprendere un mestiere e uscire dall’immobilismo occupazionale che spegne i sogni di emancipazione economica e sociale.

Sul tema della Città metropolitana, anche le Acli milanesi hanno sviluppato una approfondita riflessione con diversi convegni di studio, in sede provinciale e all’Ambrosianeum, per dare la parola ai docenti universitari e ascoltare le testimonianze degli amministratori locali, sulle tappe da percorrere e sul governo delle vaste aree sovra comunali.
Da Alberto Fossati a Luciano Venturini, da Daniela Benelli a Daniela Gasparini, da Pierfrancesco Majorino a Cristina Tajani e a Giuliano Pisapia, sono emerse le esigenze di fare rete fra le istituzioni per la pianificazione territoriale e la gestione dei servizi, con la valorizzazione dei corpi intermedi per progettare insieme, in una visione strategica, le infrastrutture e gli investimenti sociali, con una integrazione virtuosa fra il pubblico e il privato.
I sindaci e consiglieri comunali di provenienza “aclista”, da Gaiani a Brescianini, hanno fatto rilevare le risorse sempre più limitate dei Comuni costretti a tagli inaccettabili, che impediscono di affrontare le questioni più urgenti per migliorare le condizioni di vita dei cittadini e tutelare l’ambiente, dall’assistenza al sostegno del reddito, dalla gestione delle emergenze ai processi di riforma del welfare locale, dai lavori pubblici alle esigenze della mobilità.

La sfida della Città metropolitana, nell’anno dell’Esposizione universale di Milano che attira sulla città lo sguardo di tutto il mondo, deve essere affrontata con il coinvolgimento dei cittadini per valutare insieme gli obiettivi da raggiungere e superare le resistenze del campanilismo, nelle prospettiva della collaborazione fra le amministrazioni locali e le forze sociali del territorio.