Il grido di Milano al governo turco “Fermatevi”

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Ci sono i partiti, le principali sigle sindacali, le associazioni. I cittadini arrivano da ogni parte per raggiungere via Canova, a pochi passi dall’Arco della Pace, dove ha sede il Consolato turco di Milano. Un piccolo camion posto di traverso a fare da palco. Iniziano a sentirsi i primi slogan, non sono pronunciati in italiano, è la rappresentanza curda milanese a dare il via alla manifestazione di solidarietà al popolo curdo della Siria, promossa dal Partito Democratico Metropolitano Milanese.

Tra le bandiere a sventolare spiccano anche quelle delle Acli che anche in questa occasione non hanno fatto mancare la propria vicinanza verso chi, nel mondo, sta subendo le ingiustizie di una guerra.

Solidarietà rimarcata nel fermo intervento del presidente dell’associazione, Paolo Petracca, intervenuto anche in rappresentanza del Forum del Terzo Settore milanese “Siamo qui per dire, ancora una volta, che non vogliamo la guerra. Non è giusto che a pagare sia il popolo curdo che ha combattuto Daesh al posto nostro, chiediamo alle istituzioni europee di uscire dalla loro ambiguità e che l’Italia cessi la vendita delle armi alla Turchia”. Nelle sue conclusioni l’esponente aclista, ha ricordato che nelle guerre a pagare sono sempre gli innocenti e che il popolo curdo ha diritto ad avere una propria “la nostra solidarietà è per un popolo che ha molto sofferto e che ora ha il diritto di sviluppare il proprio destino nella storia”. Nel frattempo a Lussemburgo si svolgeva il vertice dei ministri degli esteri europei, al centro la richiesta Italiana, per voce del ministro Di Maio, di bloccare la vendita delle armi alla Turchia (demandata alla discrezionalità di ogni stato membro) e le sensazioni per le trivellazioni petroliferi turche a Cipro.

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