Si è tenuta lo scorso 30 marzo l’assemblea del Consorzio Cooperative Lavoratori che ha eletto le nuove cariche sociali. Il Consorzio, promosso da Acli e Cisl e associato a Federabitazione, attraverso le cooperative aderenti ha realizzato, in oltre 40 anni di attività a Milano e provincia, quasi 20mila appartamenti.
Confermato alla guida del Consorzio Alessandro Maggioni, classe 1972, architetto di formazione, è stato Presidente del Consiglio di gestione del Consorzio Cooperative Lavoratori di Milano. E’ presidente nazionale di Federabitazione – Confcooperative. In questo ambito ha ideato e realizzato il Concorso per giovani professionisti “AAA architetticercasi” nel 2008, nel 2010 e nel 2013.
Oggi il mercato edilizio conosce una forte crisi. Abbiamo chiesto al neo presidente Maggioni come una realtà come il Ccl fronteggi il momento e come vede nel futuro l’attività del Consorzio.
Come si pone un consorzio di cooperative da una parte di fronte alla emergenza abitativa e dall’altra di fronte alla grande crisi economica che stiamo attraversando?
Devo innanzitutto chiarire che la resistenza del Consorzio Cooperative Case, promossa da Acli e Cisl alla crisi non è frutto del caso. È frutto di un metodo, figlio di un radicale rispetto delle regole fondamentali del mutualismo in campo cooperativo. Innanzitutto voglio premettere che le regole di promozione cooperativa del CCL, perfezionate in oltre 40 anni di storia, non solo non sono superate, ma sono oggi divenute di straordinaria attualità. Provo a sintetizzarle: non esiste cooperativa senza i soci e quindi non si avvia un’iniziativa se non c’è almeno l’80 per cento dei soci; i soci fanno parte dei Consigli di amministrazione; il costo dell’alloggio è il frutto del frazionamento dei costi complessivi; le aree si acquistano solo con tutti i titoli edilizi rilasciati; il consorzio promuove cooperative e fornisce servizi, senza mai operare direttamente; il consorzio è l’ultimo incassatore rispetto alle iniziative; ogni iniziativa ha la sua cooperativa di scopo o, in casi eccezionali, ha comunque la sua autonomia contabile e gestionale; le imprese sono “contropartner”, ossia partner operativi ma nettamente distinti dalle nostre cooperative; gli specifici contratti con tali imprese sempre tesi a garantire i soci (e quindi la cooperativa); la qualità degli alloggi e molto altro. Far parte quindi degli organi del CCL è un onore ma, soprattutto, una grande responsabilità: quella di essere – sempre protempore – custode di un grande patrimonio di valori, esperienza, concretezza e reputazione.

Come è costituito il Consiglio di amministrazione del Consorzio?
Le ACLI e la CISL, promotori del Consorzio, nominano ciascuno un consigliere, a sancire un legame solido pur nella chiara distinzione dei ruoli poiché, il CCL ritiene da sempre un valore tanto il suo legame con le associazioni, tanto la sua autonomia aziendale. Quindi il Consiglio di Amministrazione è costituito da 13 componenti, e ha facoltà di nominare un Comitato Esecutivo.
Come sta il Consorzio, ha risentito molto della crisi? Ci sono segnali di ripresa del mercato edilizio?
Il CCL gode di una discreta salute. Le ombre proiettate dalla crisi sono ancora tutte ben marcate; tali ombre sono per noi testimoniate dal fatto che – per la prima volta – chiusa un’iniziativa non ve n’è alcuna nuova già avviata. Questo dato deve farci riflettere, poiché è la dimostrazione di quanto tutto oggi sia fragile e precario e di quanto – sempre più – la dimensione imprenditoriale (saldamente cooperativa), sia necessaria. Il lavoro dobbiamo crearlo intercettando i nuovi bisogni e traducendoli in risposte concrete. Abbiamo comunque una semina di nuove iniziative, alcune più certe, altre meno, che può farci vedere questa fragilità con meno timore. A parte l’inziativa di Lambrate in fase di vero avvio, abbiamo l’iniziativa di Ripa di Porta Ticinese e l’iniziativa di Argelati, non ancora certa. In questi ultimi mesi abbiamo definito accordi per promuovere altre iniziative in zone interessanti che stanno dando positivi segnali: Columella/Pindaro in zona Precotto, via Pichi in zona Navigli, via Savona/Bruzzesi, e via Piranesi.
Per il futuro su cosa dovrà puntare il Consorzio?
Credo che in futuro il CCL debba principalmente operare su tre fronti: l’attività classica con un cambio strutturale di approccio al progetto architettonico/edilizio sempre più orientato a una dimensione collettiva, una maggiore sinergia con la cooperazione sociale per più marcati progetti sociali e l’incentivazione della gestione/amministrazione degli alloggi con il SSA.
Spieghiamo meglio cosa si intende…
Il mercato della casa così come è stato sino a oggi non regge più. Se è vero che il modello procedurale identitario del CCL è estremamente attuale, lo stesso non si può dire rispetto al “prodotto casa” che i soci chiedono. Alla casa, soprattutto a Milano e nella sua area metropolitana, non è richiesto solo l’espletamento della funzione abititativa ma viene richiesto di poter creare condizioni per avere maggiori interazioni sociali e servizi collettivi connessi all’abitare. Per questo dobbiamo imprimere un’attenzione alla qualità progettuale che veda affermare il CCL come concreto promotore e realizzatore di un moderno modo di vivere e abitare, proiettato anche in una dimensione collettiva. Le nostre cooperative dovranno distinguersi sia per i dati tradizionali – ossia per il modo di operare trasparente e partecipato e per i costi contenuti e l’alta qualità del prodotto edilizio ottenuti in nome del principio del puro frazionamento dei medesimi costi – sia per dati innovativi – ossia per progetti di alta qualità architettonica e urbana, con spazi, funzioni e servizi collettivi – divenendo così anche promotori di uno stile di vita differente improntato, anche nella dimensione condominiale, al “bene comune”. Per questo potremo anche sfruttare il marchio “Common Housing” appositamente registrato, posizionandoci come soggetti che, in una prospettiva di impresa cooperativa, determinino anche un approccio socio/culturale capace di fare mercato.
Inoltre dobbiamo imprimere una più forte spinta per attuare nuovi e importanti progetti ad alto valore sociale, improntati all’affitto, a partire da un elemento fondamentale: le risorse economiche vanno trovate o nell’ambito delle medesime operazioni cooperative o intercettate su canali di finanziamento pubblico a fondo perduto per progetti speciali.
In tal senso è strategica la relazione che si è avviata – e che dovrà trovare compimento nei prossimi mesi – con la cooperazione sociale milanese, sia quella ACLI, sia quella collegata a Caritas e CGM con l’ipotesi di ingresso in ASM (Abitare Sociale Metropolitano).
Rispetto a questa prospettiva si delineano sia sinergie correlate alle iniziative classiche, con servizi innovativi nell’ottica enunciata precedentemente (residenze assistite, cuoca di condominio, colf condivisa, ecc), sia – soprattutto – la progettazione e la determinazione di nuovi progetti di riqualificazione di quartieri periferici replicando l’esperienza di Stadera. In tale direzione è già avviata una positiva interlocuzione con Spazio Aperto Servizi e Fondazione Housing Sociale per provare a creare le condizioni per il recupero del quartiere popolare, oggi drammaticamente degradato, di via Gola.
Altro fronte è la valorizzazione di NoiCoop come nostra cooperativa promotrice di attività sociale. In tal senso si può pensare di dare sistematica attuazione alla norma di PGT che consente, per le attività convenzionate previste dal piano dei servizi, di non essere computate come Slp e quindi di incidere molto meno nei piani economici complessivi delle operazioni.
Ciò ci consentirebbe di pensare tali spazi collettivi non come spazi condominiali, ma come spazi sociali che resteranno di proprietà del CCL, attraverso Noicoop o Solidarnosc e che quindi potrebbero essere messi a disposizione a costi accessibili per attività sociali, innovative e portatrici di coesione utili sia ai condominii, sia alla città.
Sul versante della gestione degli alloggi in questi anni abbiamo visto crescere l’attività di SSA come amministratore condominiale in forma cooperativa, con l’ambizione di divenire in prospettiva un gestore sociale riconosciuto sul fronte del social housing. Il lavoro in questo campo è complesso ed esposto ad alta concorrenza e bassa redditività; oltre a ciò dobbiamo ancora mettere a punto una serie di questioni organizzativo/operative finalizzate a consolidare un metodo sempre più lineare, chiaro nell’eliminare potenziali sovrapposizioni tra cooperativa e SSA, puntando a una migliore efficienza. Il tutto partendo dall’importante lavoro quotidiano svolto sino a oggi.