#Io racconto Mi chiamo Nora e vengo dal Perù

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Mi chiamo Nora, sono nata in Perù. Quando ero giovane, però, il mio paese è stato dissanguato da una lunga lotta contro il terrorismo che aveva portato ad una crisi socioeconomica: l’insicurezza, la mancanza di lavoro, la povertà e la corruzione non erano più sopportabili per me e per tanti giovani. Non riuscivo a trovare nella mia terra la serenità e delle prospettive che mi portassero verso il benessere. Sono questi i motivi dell’allontanamento dalla mia patria che mi hanno portata ad emigrare in Italia. Volevo cercare il mio destino in una terra tanto desiderata, volevo provare a me stessa che ero capace di fare qualcosa di importante.
Nel 2004 sono arrivata in Italia da sola. Solo il Signore mi sosteneva e mi aiutava ad andare avanti. Ho iniziato a lavorare come badante: i miei primi datori di lavoro erano due anziani, uno con Alzheimer e l’altro con la demenza senile. Il lavoro era difficile e pesante ma io ci ho messo tutto il mio impegno e tutta la mia forza di volontà. È stato molto intenso vedere ogni giorno le paure, le emozioni e le difficoltà di due persone che si ritrovano a dipendere completamente da un’altra persona, da me. Una persona che, tra l’altro, ai tempi, non parlava la loro lingua. Ci parlavamo a gesti, era difficile comprendersi. Loro erano spaesati a causa della malattia, io ero spaesata dall’essere in un ambiente sconosciuto. Queste emozioni condivise hanno reso il nostro legame molto forte: ci affidavamo reciprocamente.
Dopo tre anni ho iniziato a lavorare come babysitter, con bambini molto piccoli. Mi piaceva l’idea di dare l’esempio, di trasmettere i buoni valori, di aiutare le nuove generazioni a muovere i primi passi nel mondo. Ho scoperto tante cose di me: ho scoperto di poter essere decisa e responsabile, ho dimostrato di essere una persona capace e di cui potersi fidare. Ora mi sento più forte e ho fiducia nel mio futuro. Ho trovato, qui in Italia, il mio destino. Sono riuscita anche a guadagnare abbastanza per costruire una casa in Perù per me e a garantire maggior benessere alla mia famiglia.
Non è stato tutto facile, anzi. Sono stata in Italia per 7 anni da illegale, come veniamo definiti noi che non abbiamo diritto ad un documento, ad essere riconosciuti persone, lavoratori. Solo dopo 7 anni ho ottenuto un permesso di soggiorno. Questo mi ha insegnato a credere sempre nel futuro e a lottare per quello che voglio ottenere. Questi 17 anni in Italia sono stati una lotta costate partendo dal percorso di regolarizzazione, la convivenza con le abitudini diverse delle persone, l’impossibilità di trovare un lavoro, la barriera linguistica, e soprattutto l’indifferenza di alcune persone che non riescono a capire a fondo il dolore e la difficoltà di chi migra. Questi anni, però, mi hanno anche insegnato a vedere sempre il bello nelle mie esperienze, anche quotidiane. Anche per questo mi sono appassionata alla fotografia. Mi piace cogliere nelle situazioni di tutti i giorni, degli squarci di felicità, catturare delle emozioni fugaci, fissare un momento di gioia. Spesso fotografo i volti delle persone quando esprimono qualcosa di bello, a cui spesso non diamo valore. Grazie alla fotografia ho anche conosciuto ed esplorato la città in cui vivo.
La mia storia di migrazione mi ha insegnato a credere nelle cose belle e a vederle anche quando sono nascoste.