La Giornata mondiale della pace per il dialogo e la riconciliazione

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La testimonianza di Papa Francesco si fonda sulla missione dei discepoli di Cristo e sull’impegno del bene comune delle città, delle nazioni e dell’umanità, per la pace, “un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”, da promuovere con un lavoro paziente di costruzione sociale, di aspirazione all’uguaglianza e di partecipazione alla società democratica.

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Se la caduta del Muro di Berlino, trent’anni fa, non ha determinato la “fine  della storia”, si deve tuttavia rilevare che le speranze di una pacificazione universale si sono scontrate con l’esplosione di conflitti fra i popoli e le nazioni che stanno portando il mondo alle soglie di “una terribile guerra mondiale a pezzi”, da contrastare con l’impegno di “tutti gli uomini di buona volontà” per evitare una spirale di violenze fratricide e di migrazioni bibliche.

La mobilitazione intercontinentale delle nuove generazioni per la difesa dell’ambiente contro i cambiamenti climatici e per lo sviluppo sostenibile, sulla scia dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’, sulla cura della casa comune” e della Conferenza ecumenica di Basilea su ”Giustizia, pace, salvaguardia del creato”, si deve agganciare alla promozione della vivibilità e del disarmo  per arrestare la corsa agli armamenti sempre più sofisticati e micidiali.

Si tratta infatti di tornare a pensare un futuro possibile, in sintonia con la natura e con l’aspirazione delle persone alla pacifica convivenza, in controtendenza al fatalismo dell’inevitabilità delle guerre religiose, etniche e nazionalistiche, per avviare il superamento delle controversie internazionali sullo sfruttamento delle risorse, sui confini, sugli squilibri della globalizzazione, sul sottosviluppo, sulle ingiustizie secolari e sulle crisi umanitarie.

La “proposta” di Paolo VI del ’68 di dedicare il primo giorno dell’anno alla pace, si è articolata nel tempo, a cavallo del millennio, con una serie di messaggi della Chiesa che sarebbe opportuno ripercorrere per rivivere il divenire della storia, ma soprattutto per cogliere gli orientamenti utili a svolgere azioni di contrasto agli odi e alle inimicizie, che impediscono il raggiungimento di una “ecologia integrale, ambientale, economica e sociale”.

Già con la “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, nel clima del Concilio, si erano delineate le caratteristiche della pace da fondare sulla verità e la giustizia, la libertà e l’amore, per superare il “disordine” che regna fra gli esseri umani e i popoli, in relazione ai segni dei tempi, con l’attuazione del bene comune, dei rapporti di convivenza, dello sviluppo delle minoranze e del diritto di migrare.

C’è da attuare la promozione dei diritti universali, educando attraverso la riconciliazione, in considerazione che “ogni uomo è mio fratello” e quindi si deve lavorare per la giustizia, difendere la vita, dire no alla violenza, perché la pace è possibile, “dipende da te”, dall’amore per il prossimo, dal cambiamento da realizzare con una “lotta pacifica”, l’amicizia sociale e la solidarietà.

Il dialogo per la pace, “dono di Dio affidato agli uomini” e valore senza frontiere,  è una sfida per il futuro e deve nascere da un “cuore nuovo”, dalla libertà religiosa che è condizione per la convivenza fraterna, dal rispetto della coscienza di ogni uomo, dall’incontro con i poveri e con la famiglia umana, in cammino con i giovani, dal nord al sud, dall’est all’ovest.

E’ un invito all’unione dei credenti per la costruzione della pace con Dio creatore e con tutto il creato, nel rispetto della libertà e della giustizia, offrendo il perdono, in dialogo fra le culture per un civiltà dell’amore, con un impegno permanente, senza lasciarci vincere dal male, nel rispetto dei diritti umani, valorizzando il ruolo educativo delle donne, dando un futuro ai bambini.

I messaggi del nuovo secolo agli “operatori di pace”, invitano a vincere l’indifferenza, alla nonviolenza, alla fraternità, all’educazione dei giovani alla giustizia, alla custodia dei creato, alla buona politica.

Più recentemente, l’attenzione è stata rivolta ai migranti e ai rifugiati, per approdare infine alla “pace come cammino di speranza, con il dialogo, la riconciliazione e la conversione ecologica”, in evidente raccordo con l’attualità contemporanea, al fine di riaprire la riflessione sulla necessità di oltrepassare i limiti degli “orizzonti ristretti”, per puntare a vivere la fraternità universale.

C’è una tensione esistenziale e un cammino di speranza, di fronte agli ostacoli e alle prove dei conflitti civili e internazionali, perché la pace e la stabilità mondiale sono possibili soltanto a partire da “un’etica globale di solidarietà” e da una cooperazione fondata sull’interdipendenza della famiglia umana.

La testimonianza di Papa Francesco si fonda sulla missione dei discepoli di Cristo e sull’impegno del bene comune delle città, delle nazioni e dell’umanità, per la pace, “un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”, da promuovere con un lavoro paziente di costruzione sociale, di aspirazione all’uguaglianza e di partecipazione alla società democratica.

Il fallimento della Conferenza di Madrid delle Nazioni Unite sulle emissioni di gas serra e sulla crisi climatica, si aggancia con i drammatici conflitti nel Medio Oriente e in altre parti del mondo, generando una instabilità globale che alimenta tensioni e migrazioni economiche e ambientali verso un’Europa già   tentata di chiudere i porti e costruire nuovi muri, per un impossibile e anacronistico isolamento nello scenario globale.

L’appuntamento congressuale delle Acli può diventare una occasione per rilanciare l’impegno all’accoglienza, alla solidarietà internazionale e alla tutela ambientale, che i Circoli sul territorio e l’Ipsia all’estero nelle aree di conflitto, stanno svolgendo con generosità, in sintonia con un “mestiere” cristianamente ispirato e svolto con una crescente professionalità sociale e umanitaria.

Il Messaggio del Santo Padre per la 53° Giornata Mondiale della Pace