La società feudale si caratterizzava per l’assenza di un potere centrale. L’autorità era rappresentata da ducati, baronie, principati. Queste autorità non escludevano che vi fosse una sovranità superiore che però era puramente onorifica.
Altro elemento essenziale del feudalesimo era l’esistenza di vincoli personali. Gli individui erano stretti in una rete di rapporti interpersonali. Dove il vassallo prestava omaggio al suo signore, a cui era legato da un giuramento sacro di fedeltà. Il signore doveva al suo vassallo aiuto e protezione e il vassallo gli prestava assistenza e consiglio. A loro volta i contadini erano legati al vassallo a titolo personale.
Un terzo tratto essenziale era la terra. Il feudalesimo era legato ad un’economia fondata sulla proprietà e lo sfruttamento della terra.
Questi elementi distintivi sono oggi, purtroppo, rinvenibili nell’assetto politico – istituzionale – sociale del nostro paese.
La vicenda dell’epidemia del Covid ha messo in luce il conflitto tra poteri locali forti, retti da dirigenze elette direttamente dalle comunità locali (regioni e comuni) e un potere centrale debole per la scarsa autorevolezza del Principe: il Governo attuale non è autorevole, e per la distribuzione confusa e inattuale dei poteri. Ripensare le competenze costituzionali in materia di sanità non è lesa maestà regionale, bensì comprendere come si possa rendere migliore la tutela del bene fondamentale della salute. Non esiste la sanità lombarda della Lega. Esiste la sanità, concetto laico, come bene di tutti e, come tale, criticabile o lodabile.
Le istituzione centrali hanno mostrato la loro debolezza a causa della struttura burocratica dominante sulla classe dirigente politica nel complesso inadeguata al ruolo. La burocrazia non è né buona né cattiva, semmai è utile o inutile. Essa è comunque la diretta emanazione delle leggi approvate dalla politica cui va perciò imputata la responsabilità, compresa quella di non sapere come modificarla per migliorarla.
I partiti – idee, sono stati sostituiti dai partiti personali, dove conta la fedeltà al capo, che talvolta né è anche padrone in senso letterale, e non la competenza e la capacità. Il partito personale vive in ragione delle fortune del suo capo. La sua identità è la biografia e il carisma del leader. Fanno parziale eccezione a questo schema il PD, che è ritornato ad una dimensione repubblicana dopo la monarchia renziana, e Fratelli d’Italia che rappresenta la destra postfascista posizionatasi con i conservatori europei, piuttosto che con le estreme sovraniste con le quali si è collocata la Lega salviniana, passata dal capo fondatore Bossi al rifondatore Salvini, che l’ha mutata ideologicamente in un partito di destra estrema non più a base subnazionale.
Infine, l’elemento economico della terra. Questo è il paradosso dell’Italia, la seconda economia manifatturiera d’Europa. Decenni di convivenza con una moneta debole come la lira hanno indotto l’italiano ad investire nel mattone, al di là della prima casa, il fabbricato è stato il bene rifugio per eccellenza dove investire in sicurezza i propri soldi. Per un italiano era, o è ancora, più importante investire nell’edilizia invece che nell’educazione dei figli. Ed infatti, siamo in piena emergenza educativa. In questi drammatici frangenti il dibattito sulla scuola verte sulla necessità di collocare i figli nelle settimane estive, ma è pressoché assente quello sul ruolo strategico che dovrebbe avere la scuola nel nostro paese. Perciò i migliori se ne vanno all’estero.
Dopo l’Unità d’Italia il meglio della borghesia intellettuale del Sud si spostò al Nord dove poteva valorizzare meglio le proprie capacità. Nell’Italia feudale del XXI secolo non stupiamoci se i nostri giovani emigrano negli altri paesi del Nord europeo.
E’ venuto il momento di uscire dal feudalesimo e di passare allo Stato moderno.