
AcliTerra Milano-MB e AcliTerra Lombardia lanciano un appello alle istituzioni UE e al Governo italiano per una transizione ecologica della nostra agricoltura: l’agroecologia è l’approccio alternativo all’agricoltura industriale che emerge dalle migliori pratiche realizzate in questi decenni, come, ad esempio, il biologico e il biodinamico. Un approccio sistemico, che consente non di guardare al singolo campo, ma una visione complessiva dell’azienda e del territorio, oggi coerente con le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 proposte dalla Commissione Europea. Per questo serve una PAC post 2020 in grado di sostenere realmente questa transizione agroecologica.
Bisogna tenere la barra dritta sulle Strategie che indicano obiettivi concreti e misurabili per il Green Deal dell’agricoltura europea. Le pressioni dell’agribusiness non possono e non devono fermare una rivoluzione sostenibile che non è solo eticamente necessaria, ma è anche la più economicamente redditizia, per il futuro del settore agricolo.
I fondi pubblici dei cittadini e dei contribuenti europei per questo settore essenziale per l’economia devono premiare i modelli di produzione che forniscono le maggiori esternalità positive, tutelando la biodiversità e affrontando i cambiamenti climatici, e non possono più finire nelle tasche di chi inquina, non rispetta la natura e non produce cibo in modo sostenibile.
La PAC post 2020 rappresenterà quasi il 32% del bilancio UE 2021-2027 a cui si aggiungeranno le risorse straordinarie del Next Generation EU: oltre 58 miliardi di euro l’anno per la PAC e 8,2 miliardi di euro (a prezzi correnti) che il NGEU destina allo Sviluppo Rurale (di cui 925,1 milioni di euro destinati dal NGEU all’Italia a cui si somma il cofinanziamento nazionale), un ammontare di soldi che andrà a sovvenzionare l’agricoltura del Continente. La nuova Politica agricola europea avrebbe dovuto diventare uno degli strumenti del Green Deal, ma le revisioni uscite dal voto dall’Europarlamento e dalla decisione del Consiglio AgriFish non hanno impresso quella spinta innovativa che avrebbe dovuto sostenere la transizione ecologica dell’agricoltura. Sono assenti gli strumenti e le risorse necessarie per arrivare agli obiettivi delle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030: 50% della riduzione dell’uso di pesticidi chimici di sintesi nei campi, taglio del 20% dei fertilizzanti di sintesi, del 50% degli antibiotici negli allevamenti, conversione al biologico del 25% della superficie agricola europea. Mentre sul fronte delle misure di incentivi e deterrenti a seconda dell’impatto ambientale, non saranno tagliati – come da più parti si chiedeva – i sussidi agli allevamenti intensivi di bestiame, responsabili di tre quarti delle emissioni dei gas serra a livello europeo dell’intero comparto agricolo. Di conseguenza come in passato l’80% dei fondi finirà al 20% delle aziende agricole più grandi.
La Commissione – con un intervento non rituale – ha ribadito proprio in questi giorni, per bocca del Commissario europeo, Frans Timmermans, la sua volontà di rinforzare le misure a favore della sostenibilità ambientale dell’agricoltura.
AcliTerra Milano-MB e AcliTerra Lombardia danno il proprio sostegno alle posizioni espresse dalla Commissione Europea per garantire una riforma della PAC che includa gli obiettivi del Green Deal e della Strategia Farm to Fork.
Occorre fare chiarezza su cosa significa agroecologia e transizione ecologica dell’agricoltura. Le sovvenzioni per la conversione ecologica non possono essere destinate in maniera generica o a metodi agricoli che utilizzano quantità elevate di pesticidi di sintesi. Devono servire a finanziare e implementare maggiormente quei modelli agricoli che – come il biologico e il biodinamico – possono ottenere risultati concreti di taglio delle emissioni di gas serra, di tutela della biodiversità, di salvaguardia dei suoli fertili e delle risorse idriche, di produzione di cibo sano e pulito. Un obiettivo, questo, ridimensionato dalle decisioni del Parlamento UE e del Consiglio AgriFish sulla riforma della PAC post 2020.
Anche il nostro Paese potrà e dovrà fare la sua parte attraverso il Piano Strategico Nazionale. Occorre, quindi, che il confronto sulla riforma della PAC e sulla redazione in Italia del PSN si apra con maggiore trasparenza a tutti gli interlocutori interessati: ambientalisti, associazioni del biologico e consumatori. La politica agricola non si ferma ai confini dei campi coltivati, è strategica per l’ambiente e per il sistema Paese.