L’appello di Papa Francesco per un sindacato innovativo e profetico

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Il discorso di Papa Francesco ai delegati della Cisl, ricevuti in occasione del Congresso nazionale di questo sindacato, rappresenta una bellissima sintesi dei temi cari al Papa con riferimento al Lavoro.

Si tratta di argomenti non nuovi che Papa Francesco anche in altre occasioni ha già espresso con parole diverse, ma altrettanto semplici e chiare.

In questo caso però mi pare ancora più chiara la sintesi proposta sulla parte che il lavoro deve avere nella vita della persona, nella sua dimensione individuale e comunitaria. Allo stesso tempo ricorda come il lavoro, anche nella sua accezione più ampia, non può essere il solo scopo della vita. La vita è più del lavoro e per essere piena richiede il momento del riposo, della festa, della ricreazione nobile, quella dedicata alla crescita culturale e agli affetti.

Lo spazio che il lavoro ha nella vita della persona deve anche cambiare con le fasi della vita. Il lavoro minorile o degli anziani è negativo, mentre è elemento essenziale per il giovane che deve rendersi autonomo dalla famiglia e inserirsi pienamente nella società. In poche parole il Papa spiega come l’esclusione dei giovani dal lavoro rappresenti un danno per loro e, allo stesso tempo, per le imprese e per la società nel suo complesso. Tanto negativo da definire “stolta e miope la società che obbliga gli anziani a lavorare ed esclude i giovani dal lavoro”.

Francamente stupisce che questa affermazione di buon senso (oggi categoria politica molto popolare) abbia suscitato così tanta attenzione sui mezzi di informazione. Credo che questo dia la misura di quanto il nostro dibattito pubblico, a forza di occuparsi di numeri (occupati, disoccupati, PIL, produttività, tasso di fiducia, propensione all’acquisto ecc.), abbia perso di vista le questioni essenziali, se non quando diventano fatti di cronaca particolarmente tragici (la lavoratrice agricola che muore per il troppo lavoro, il disoccupato che si dà fuoco ecc.).

Politici di ogni colore ci hanno spiegato i vari motivi per cui, nell’interesse generale, è necessario allungare il tempo del lavoro e ridurre gli anni di pensione. Forse il problema è che mentre i costi delle pensioni sono chiaramente quantificabili in cifre a carico della spesa pubblica, non lo sono altrettanto quelli del mantenimento di giovani disoccupati in età da lavoro, i cui costi economici sono a carico delle famiglie. Da questo punto di vista le risorse investite negli ultimi anni per sostenere l’assunzione dei giovani (sgravi contributivi, garanzia giovani ecc.) potrebbero consentire di dare qualche valore economico alla disoccupazione giovanile, da mettere sull’altro piatto della bilancia rispetto ai risparmi sulle spese pensionistiche ottenuti innalzando l’età della pensione. Ma nessun conteggio di questo genere può dare la misura dei costi sociali ed esistenziali sulle persone indicati dal Papa. Per i giovani che non possono raggiungere l’autonomia personale in termini di reddito e valorizzare per sé e per gli altri, le proprie capacità e competenze. Per le imprese che, in una fase in cui l’innovazione è fondamentale, non hanno forze giovani che possano portare freschezza, inventiva e competenze tecniche. Per i lavoratori anziani costretti a lavorare anche in mansioni onerose (si pensi ai lavoratori edili di cui si sono occupati alcuni quotidiani negli ultimi giorni), anche a discapito della propria salute e sicurezza. Per la società che conseguentemente declina non solo per la minore produttività delle imprese, ma anche per i minori consumi, la precarietà delle relazioni famigliari ecc.

Le sfide sono chiare, distribuire il lavoro in modo da non avere persone schiave del lavoro e disoccupati, assicurare il riposo ai lavoratori nel corso della vita e una pensione dignitosa agli anziani che non possono più lavorare. Aumentare la partecipazione al lavoro delle donne senza danneggiare la famiglia.

Più difficile realizzare in pratica questi obiettivi, soprattutto se la politica è schiava del mercato e le politiche pubbliche sono sempre più affidate a logiche ragionieristiche per cui il perimetro delle scelte è definito dal budget.

L’appello del Papa alla profezia e all’innovazione esprime la consapevolezza che il compito è grande ed impegnativo.  Non rassegnarsi all’economia di mercato e alla società basata sull’esclusione di una quota sempre crescente di persone (le pietre scartate), limitandosi ad attenuarne le conseguenze negative, ma lavorare per un’economia sociale, quella dell’inclusione e della giustizia. Una giustizia insieme (etimologia della parola sindacato) che è il contrario di quell’idea del sindacato rappresentante di una parte nei confronti di una controparte (le imprese). In un tempo in cui la complessità sociale porta ogni soggetto collettivo ad essere sempre più parziale nella propria capacità di rappresentanza, Papa Francesco invita il sindacato ad estendere la propria capacità di rappresentare gli interessi dei lavoratori alle persone prive di lavoro o in condizione di lavoro sfruttato. E chiede di farlo nella prospettiva di una giustizia complessiva che tiene conto dei diritti di tutti, ma la cui efficacia è misurata sui più poveri.

Un appello e un mandato affidato anche alle Acli in occasione dell’udienza della nostra associazione in Vaticano nel 2015. Su questo certamente siamo chiamati a lavorare insieme ai sindacati e a tutti quei soggetti sociali che, come nel caso della proposta del Reddito di inclusione sociale (REIS), insieme possono avere la forza necessaria a rimettere al centro gli ultimi. Il primo passo per scardinare i paradigmi politici ed economici all’origine delle enormi diseguaglianze, delle chiusure, dei particolarismi e dei conflitti che segnano il tempo presente è riprendere la strada della coesione sociale, della solidarietà e della giustizia che sole possono costruire una società armoniosa e pacifica.

Discorso del Santo Padre Francesco ai delegati della Confederazione italiana sindacati lavoratori (Cisl)

L’intervento del presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini al Congresso nazionale della Cisl