Hanno partecipato in tanti oggi alla manifestazione in Piazza Duomo per dire NO alla guerra e un SI convinto alla pace.
Più di 50 le città italiane coinvolte da Nord a Sud sabato 25 gennaio dalla manifestazione “Spegniamo la guerra, accendiamo la pace”
Di seguito riportiamo il testo dell’intervento di Andrea Villa, della presidenza delle Acli:
«Sorelle e fratelli, compagne e compagni, popolo della Pace, per me è un onore portarvi il saluto delle ACLI milanesi.
Scendo in piazza per la Pace da quando ero bambino, e dopo decine di marce per la Pace Perugia Assisi, il G8 di Genova, Firenze, oggi sono qui con un senso di smarrimento, sembra di essere sempre al punto di partenza.
Il mondo intanto è cambiato, non più dominato da due superpotenze, ma la capacità di gestire le crisi internazionali è diminuita in uno scenario che vede la presenza attiva di diversi soggetti che ambiscono al ruolo di potenze regionali.
In questo quadro, noi popoli europei abbiamo maggiore responsabilità, ma non la stiamo esercitando. All’Europa, nata sulle macerie del secondo conflitto mondiale e sull’ideale della Pace, oggi manca il coraggio di esercitare un ruolo da protagonista. Non lo ha fatto per lungo tempo nella guerra che ha insanguinato i Balcani per oltre un decennio e non lo gioca neppure oggi nei confronti della sponda sud del mediterraneo perché non riusciamo a guardare oltre i piccoli interessi dei singoli stati europei.
C’è bisogno di uno scatto di visione e coraggio.
Ma, lo sappiamo, non c’è PACE senza GIUSTIZIA. Papa Francesco, ci invita a guardare le crisi che dobbiamo affrontare come una sola. La crisi ambientale, la crisi sociale, e quelle dei conflitti armati sono generate dalla stessa radice, la SOPRAFFAZIONE.
Lo SFRUTTAMENTO irresponsabile delle risorse del Pianeta e lo SFRUTTAMENTO dell’uomo sull’uomo, fino a considerarlo SCARTO.
E’ questa prevalenza del proprio interesse sull’interesse comune, che ci rende sordi alle sofferenze ed alle grida di chi soffre.
Anche qui, a casa nostra, nei nostri quartieri, nelle nostre comunità aumentano le fragilità e con esse la paura, il rancore, la voglia di trovare un colpevole… stiamo costruendo i presupposti dell’odio.
La PACE e la GIUSTIZIA, lo sappiamo, hanno bisogno di tempi lunghi, di comunità inclusive capaci di affrontare insieme le difficoltà.
Oggi siamo qui in piazza, a chiedere di fermare il rumore della Guerra, ma il popolo della Pace si impegna tutti i giorni nelle comunità locali, nei quartieri, nei centri sociali, nelle parrocchie, per costruire comunità capaci di sognare insieme, di generare relazioni vere tra le persone, nel costruire reti di solidarietà che sanno supportare le persone nei momenti di fragilità.
Il mio augurio per tutti noi è che oggi come domani sappiamo essere sempre più Costruttori di PACE».