Le donne e le parole non dette

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In un “salotto”, intimo e raccolto, le partecipanti hanno presentato alcuni dei lavori realizzati durante gli incontri e si sono raccontate

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Si è concluso domenica  10 novembre  il progetto “Le donne e le parole non dette” promosso dalle Acli Colf:

Un gruppo di donne, sollecitate da Daniela Stasi, giornalista ed esperta in metodologie autobiografiche che in questi mesi hanno lavorato su su quattro tematiche:

  • la storia del mio volto
  • i volti della mia storia
  • l’atlante della mia famiglia
  • ….vi racconto la mia vita

L’idea alla base della proposta era mettere al centro la persona, scoprire e riscoprire il valore dell’essere donna e dell’essere persona. Riconoscere la propria identità e il valore delle proprie relazioni familiari e amicali, attraverso la “lettura” della propria storia di vita e lo sguardo delle altre partecipanti.

Per fare questo sono state proposte tecniche, tra le quali la scrittura autobiografica, e sollecitazioni sensoriali ed esperienziali, tutte riconducibili al metodo autobiografico, attraverso le quali si rievocavano memorie, emozioni e sensazioni sopite o accantonate

«La scrittura autobiografica, – come ha spiegato la Stasi – è occasione di conoscenza e consapevolezza, è cura di sé: la parola scritta sorprende, porta a galla memorie addormentate e rivela nuovi significati, favorendo il contatto con se stessi e facilitando l’espressione di parole, vissuti, sentiment».

 Il percorso laboratoriale si è concluso quindi con la “restituzione/condivisione” di alcune riflessioni e contenuti emersi nei laboratori.

Uno dei lavori presentati ha riguardato oggetti del passato che le nostre amiche si sono portate con sé e oggetti del presente che hanno oggi particolare valore, come la lettera della mamma che Nora porta sempre con sè, che le è stata data  prima di partire con la raccomandazione di avere sempre fiducia in Dio e che  a 14 anni di distanza rimane il suo punto di riferimento. Come oggetto del presente ha presentato una bella fotografia di piazza Duomo, che lei considera un “concentrato” di tutta la città, e più in particolare della città che l’ha accolta. «Un’altra delle sollecitazioni offerte dai laboratori è stata la “scrittura di una lettera allo specchio (“Caro specchio ti scrivo”),  – ha spiegato Daniela Stasi – nella quale sono emersi ricordi lieti e non, emozioni, nostalgia ma anche rabbia, perché lo specchio è uno strumento che fa prendere consapevolezza del tempo che passa”. I contenuti delle lettere scritte da due donne sono state lette e condivise, suscitando molto interesse e curiosità anche nelle altre donne che non hanno partecipato ai laboratori.

«Ciò che accade durante i laboratori autobiografici  – ha concluso  la Stasi, commentando i risultati del progetto -si rivela sempre straordinario: le persone prendono maggiore confidenza con la propria storia di vita, la osservano da un punto di vista altro e si conoscono un po’ di più».