Le tradizionali manifestazioni popolari che annualmente si rinnovano per celebrare le festività del 25 aprile e del 1° maggio, assumono ogni volta delle dimensioni specifiche in relazione al clima politico e sociale che la società sta vivendo, con l’obiettivo di attualizzare i valori di libertà e di giustizia che da sempre alimentano la partecipazione dei cittadini ai cortei e ai comizi con le testimonianze delle lotte per la difesa della democrazia e del diritto al lavoro.
La coincidenza con l’apertura della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo ha fatto innanzitutto allargare lo sguardo oltre i confini nazionali, per poter cogliere i segnali di risorgenti nazionalismi, alimentati da visioni autoritarie e da movimenti nostalgici, che rischiano di inquinare l’opinione pubblica e gli orientamenti elettorali, con inevitabili conseguenze sulla costruzione di una Europa più solidale e aperta alle sfide per la pace.
La Festa della Liberazione dal fascismo e dall’occupazione straniera, con il contributo delle diverse comunità etniche residenti nell’area metropolitana, ha evidenziato il valore dell’accoglienza e della condivisione, alla riscoperta dei diritti costituzionali della dignità sociale, dell’uguaglianza e della solidarietà, senza distinzioni linguistiche, religiose e di opinioni politiche.
Il lungo serpentone popolare che ha attraversato la città, da Porta Venezia a Piazza del Duomo, con la delegazione dei deportati dai campi di stermino nazisti, i canti della Resistenza, le danze dei giovani e degli immigrati accompagnati dai suoni degli strumenti musicali delle varie nazionalità, ha favorito la riflessione sulla necessità e sull’urgenza di vivere nelle società multiculturali con il dialogo fraterno, in alternativa alle leggi repressive sul diritto d’asilo e sull’integrazione che generano clandestinità e tensioni sociali.
L’approdo in Piazza della Scala del corteo della Festa dei lavoratori, con gli interventi dei delegati delle aziende in crisi e dei Segretari delle Organizzazioni sindacali, ha consentito di agganciare i temi dei diritti civili e di cittadinanza con le emergenze occupazionali, la disoccupazione giovanile e la sicurezza, in considerazione dell’inaccettabile aumento degli infortuni e delle vittime nei cantieri e nelle aziende per le carenze nelle azioni di tutela e prevenzione.
L’intreccio fra la difesa delle libertà costituzionali e la promozione del diritto al lavoro, in un’epoca di rapide trasformazioni tecnologiche e produttive, diventa il naturale traguardo delle mobilitazioni dei cittadini per una politica economica aperta al contributo delle forze sociali che sperimentano in campo aperto le contraddizioni e le ingiustizie nella articolazione dei poteri e dei redditi.
Le questioni della crisi finanziaria, della politica industriale e dei salari, delle delocalizzazioni, dell’armonizzazione contributiva e fiscale, della gestione dei flussi migratori, dell’economia circolare, dell’ecologia e della difesa ambientale, hanno ormai varcato i confini nazionali, ed è quindi anacronistica la ricerca di soluzioni autarchiche e nazionaliste, anziché condivise e comunitarie.
La vocazione europeista non esclude affatto la difesa degli interessi legittimi della popolazione italiana, ma evidentemente in un contesto più vasto, aperto alle naturali e complesse interdipendenze continentali e internazionali che caratterizzano l’attuale congiuntura mondiale, nel quadro dei Trattati che hanno portato, dopo i due conflitti mondiali, al sogno e all’utopia della riconciliazione e dell’edificazione dell’architettura dell’Unione dei popoli europei per salvaguardare in futuro la pace dai pericoli che la minacciano.
Gli interventi di Mattarella e di Delpini sulla democrazia e sul lavoro, in una prospettiva europea e di apertura all’accoglienza, ci invitano a riscoprire il dovere della condivisione e dell’ospitalità, per vincere le tentazioni dell’indifferenza e dello scarto, con iniziative di solidarietà finalizzate al superamento degli squilibri territoriali e delle ingiustizie sociali.
La centralità del lavoro nelle società della rivoluzione tecnologica, dell’intelligenza artificiale e della robotica, che costringono ad un permanente aggiornamento professionale, deve essere affrontata con l’obiettivo di offrire a tutti i cittadini le adeguate opportunità lavorative, per evitare le espulsioni che alimentano disoccupazioni inaccettabili e drammatiche emarginazioni dei giovani e degli over 50 dalle attività produttive.
Il diritto al lavoro deve inoltre essere agganciato alla difesa e alla promozione della dignità delle persone, al fine di impedire sfruttamenti e insicurezze che generano la precarietà, le malattie professionali, gli incidenti e le vittime, l’evasione dai contratti collettivi, con tempi dilatati e paghe insufficienti, non corrispondenti alle mansioni effettivamente svolte.
Il Festival dei diritti umani, che si sta svolgendo alla Triennale con il coinvolgimento delle scuole e dei giovani sul tema “guerre e pace”, affronta i temi dei cambiamenti climatici, dei conflitti, del mercato delle armi, delle imprese multinazionali e del commercio internazionale, delle religioni, dei rifugiati e delle periferie, con ricadute sul ruolo dell’Europa nel contesto mondiale per una nuova stagione di cooperazione internazionale, da fondare sulle libertà individuali, sull’accesso al lavoro e sui diritti di cittadinanza.