
Il 20 gennaio 2021 segna la data di inizio di un nuovo mandato presidenziale negli USA. Naturale, dopo 4 anni di un Presidente atipico e fuori da ogni schema come Donald Trump, che le attese sino puntate su quello che farà il nuovo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden.
Facile aspettarsi qualcosa di non particolarmente differente da quanto era stato delineato dall’Amministrazione Obama, ma, complice i 4 anni passati e la distanza marcata dall’ultima amministrazione, le novità potrebbero essere significative.
Secondo quanto espresso nei primi discorsi del Presidente eletto, si tornerà ad una spiccata attenzione alle classi lavoratrici. “La classe lavoratrice ha costruito l’America” ripete spesso Joe Biden e per questa ragione la “nuova economia americana dovrà essere non solo per qualcuno ma per tutti”. Parole semplici, ma importanti per un’America divisa, diseguale e dove anche gli ultimi presidenti democratici non hanno fatto molto per prendersi cura dei ceti medi e di quelli più deboli.
Ma gli USA di oggi hanno bisogno di cura, soprattutto nelle aree depresse, perché periferiche o perché centri urbani degradati. Anche oltreoceano la pandemia Covid-19 ha evidenziato alcuni nervi scoperti. Per questo Biden ha già annunciato cure sanitarie per tutti un robusto intervento di supporto alle fasce deboli.
Sul piano dell’economia, come accennato, è il lavoro la prima attenzione del Presidente eletto: Biden ha già annunciato un piano economico votato alla costruzione di infrastrutture, all’energia pulita, alla sfida al cambiamento climatico, in grado di generare 8,6 milioni di posti di lavoro, aumentando i salari medi.
“Help is on the way” ha sentenziato Joe Biden, che riecheggia il classico “arrivano i nostri”.
La vasta e lunga esperienza personale dell’anziano Presidente si può notare nelle citazioni del padre, un venditore di auto costretto a cambiare Stato, dalla Pennsylvania al Delaware proprio alla ricerca di un posto di lavoro: “un lavoro è molto più di un assegno, è qualcosa che parla di dignità, di rispetto, che parla del tuo posto nella comunità”. Parole profonde, incisive. Come il concetto, caro a Biden secondo cui le persone non devono aspettarsi che lo Stato risolva i loro problemi, ma che li capisca.
Riuscirà il Presidente eletto a tenere fede a quanto espresso, a dare gambe alla fiducia che gli ha permesso di ricevere più voti di chiunque lo ha preceduto?
Dipenderà da lui, ma anche dallo staff che si sceglierà. Per ora sappiamo che sarà marcatamente multiculturale e con una significativa presenza di donne: dalla Vicepresidente Kamala Harris alla Segretaria del Tesoro Janet Yellen, alla Segretaria degli Interni Deb Haaland, democratica del New Mexico e prima Nativa Americana a ricoprire una carica fondamentale nella storia USA, all’ex Governatrice del Rhode Island Gina Raimondo chiamata alla carica di Segretario al Commercio.
Un anziano Presidente, con una significativa esperienza di 44 anni di presenza in Senato (36 da Senatore del Delaware e 8 da Vicepresidente) che potrebbe stupire proprio per le novità che saprà generare nella cultura, nella società e nella politica USA: non resta che stare a vedere se saprà mantenere le promesse e riunire un Paese lacerato.