L’eredità lasciata da Expo si aggancia, in presa diretta, con la Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili nella sperimentazione di “buone pratiche” nei campi del turismo consapevole, della mobilità sostenibile, dell’abitare green, del non profit in un intreccio di iniziative creative e imprese sociali.
Può sembrare paradossale per la grande avventura di Expo, che per sei mesi ha catalizzato su Milano l’attenzione dei popoli del mondo con l’obiettivo di affrontare insieme le questioni planetarie dell’alimentazione e dello sviluppo umano integrale, l’aggancio in presa diretta con la Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, all’insegna di “fa’ la cosa giusta!”
In realtà si potrebbe forse ribaltare la riflessione, se si tenesse conto che la manifestazione milanese, giunta ormai alla tredicesima edizione, ha forse costituito l’humus fertilizzante della sensibilità cittadina sul dovere di darsi da fare per cambiare il mondo, partendo dalla creatività popolare per invertire la logica dello sfruttamento irresponsabile delle risorse naturali e della natura.
Si tratta di un intreccio virtuoso fra “il globale e il locale” che apre spazi d’azione alla sperimentazione e all’innovazione in agricoltura, nella produzione e nel commercio, con ricadute positive sull’occupazione giovanile e sul tessuto urbano, nella prospettiva di una naturale apertura alla solidarietà internazionale e all’intreccio dei destini con i Paesi dell’esodo degli immigrati.
L’esperienza della gestione della Cascina Triulza durante l’Expo, affidata alle Acli e alle associazioni sociali della città, ha favorito la crescita di una coscienza critica delle distorsioni dello sviluppo e un dibattito a più voci sulle alternative possibili e partecipate, per una uscita dalla crisi sganciata dalla logica delle multinazionali e dalle manovre della finanza internazionale, che inquinano i rapporti umani e creano squilibri e ingiustizie.
Si parla ormai di una “bioeconomia circolare” e non più lineare, per la difesa dell’ambiente contro gli sconvolgimenti climatici, la desertificazione, l’inquinamento dei suoli, dell’acqua e dell’aria, gli scarti e gli sprechi, in alternativa “all’usa e getta” che ha caratterizzato i comportamenti dei produttori e dei consumatori, alleati inconsapevoli della deriva del pianeta, con l’accumulo di rifiuti spesso tossici e non biodegradabili.
La sfida del cambiamento e le occasioni offerte dalla green economy per la riduzione e il recupero degli scarti di lavorazione e di consumo, industriali e alimentari, può alimentare comportamenti virtuosi, individuali e collettivi, con conseguenze positive per la qualità degli ambienti di lavoro e di vita, oltre che nella lotta agli sprechi e al consumismo esasperato.
Lo sguardo si allarga naturalmente alle guerre dimenticate e alle emergenze umanitarie che generano migrazioni incontrollate e conflitti etnici, alle “vite degli altri” e agli “sconfinati”, i profughi che varcano le frontiere europee con la speranza dell’accoglienza e di un destino condiviso per un futuro liberato dalla povertà e dalle lotte fratricide.
La ricerca dei percorsi e dei progetti per fare la cosa giusta in una società frammentata e babelica, si articola con la sperimentazione di “buone pratiche” nei vari campi di attività, dal turismo consapevole alla mobilità sostenibile, dall’abitare green alla moda etica, dal non profit alla cooperazione e al volontariato, in un intreccio di iniziative creative e imprese sociali.
Con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, per arrivare a Milanofieracity, si consiglia di usare i mezzi pubblici, le biciclette o il car sharing elettrico, per cominciare a vivere l’atmosfera della smart city da costruire strada facendo, senza perdere di vista gli ostacoli da affrontare per smantellare abitudini e pigrizie consolidate in stili di vita da cambiare radicalmente.
Il filo rosso della manifestazione tende a “risvegliare la città” in una prospettiva di rigenerazione urbana, di cultura e di festa, fra il welfare e la rete sociale, a partire dalle iniziative dei cittadini, fra innovazione e creatività, laboratori di autoproduzione e spazi di degustazione, con il coinvolgimento dei visitatori che possono diventare attivi e protagonisti del cambiamento.
Il Comune scende in campo per la food policy, la mobilità, il verde e i servizi, con eventi e dibattiti sulla raccolta differenziata, i giardini condivisi, la piantumazione nelle scuole, gli orti botanici e urbani, il welfare domiciliare e condominiale, i mercati comunali, la filiera del cibo e il riciclaggio dell’umido, la qualità degli alimenti e l’agricoltura di vicinato.
Per edificare la Città metropolitana che vogliamo e per renderla viva, si deve allargare lo sguardo al mondo, con un ritorno alla campagna, alle filiere alimentari, all’artigianato e alla cooperazione, per la riqualificazione urbana e la riconversione produttiva, nella dimensione dell’economia circolare per il riutilizzo degli scarti, la bonifica e la riconversione dei rifiuti.
L’eredità lasciata da Expo deve continuare ad alimentare i comportamenti dei cittadini, della società e delle istituzioni, per una nuova stagione della comunità urbana chiamata a testimoniare la consapevolezza che il futuro del pianeta dipende dal risanamento delle città e dalla difesa dell’ambiente naturale, con l’indispensabile coinvolgimento delle nuove generazioni più sensibili al dovere di costruirsi un futuro più vivibile.