In occasione della “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro” si è svolto a Palazzo Reale un confronto a più voci dal titolo Milano città del Buon lavoro: tutele, legalità e sicurezza, a cui è intervenuto il presidente delle Acli Milanesi, Andrea Villa.
Riproponiamo di seguito il testo del suo intervento
I dati sugli infortuni sul lavoro del primo bimestre 2022 comunicati dall’INAIL, sono molto preoccupanti. Segnano oltre 120mila casi di infortunio pari a +47% sui primi due mesi del 2021. Quelli mortali a GEN-FEB 2022 sono 114 pari a +9% rispetto al primo bimestre dello scorso anno
Nonostante le giuste attenzioni nella lettura di un dato ancora così parziale, e la difficoltà di comparazione storica con gli anni di pandemia, dove si sono registrati incrementi per i casi Covid, e decrementi per periodi di chiusura attività ed utilizzo dello smart working, l’avvio di quest’anno deve richiamare la nostra attenzione e l’impegno di tutti.
Veniamo infatti da un ventennio pre pandemia, dove abbiamo riscontrato una continua seppur troppo lenta riduzione sia degli incidenti sul lavoro che di quelli con esito mortale.
Nel 2001 in Italia si contavano poco più di un milione di incidenti sul lavoro scesi nel 2019 a 571.198.
Gli infortuni con esito mortale sono stati 1.528 nel 2001 scesi a 1.205 nel 2019. Oltre 3 persone che hanno perso la vita sul lavoro ogni giorno.
L’incremento di questo avvio d’anno, che si aggiunge all’incremento del 2021 sull’anno precedente, deve essere letto come un segno d’allarme. L’ex Ministro Cesare Damiano ne propone una lettura legata all’andamento di grande ripresa dell’economia dopo lo stop pandemico. Una ripresa impetuosa soprattutto in alcuni settori ad alto rischio (pensiamo a quello delle ristrutturazioni) che ha portato all’avvio di migliaia di nuove imprese, alcune delle quali forse senza la necessaria esperienza nel settore. Questo fenomeno della correlazione dell’incremento degli infortuni sul lavoro alla ripresa economica l’abbiamo già conosciuto negli anni 2010 e 2011 dopo la crisi del 2008.
Una relazione che sembra confermare quanto la Sicurezza sul Lavoro passi dalla costruzione e diffusione di una Cultura del Lavoro Sicuro, un processo lento che si costruisce nell’impresa, con i lavoratori.
Mi sembra allora molto importante e centrata l’azione messa in campo da Milano e sviluppata da questa amministrazione. Il protocollo Quadro sulla sicurezza del lavoro nel più grande cantiere di trasformazione urbana della città, quelli della M4. Ed al suo interno, il più recente “Protocollo Quadro Premialità” che punta decisamente sulla “partecipazione diretta dei lavoratori” per implementare la sicurezza, sostenendo questa azione con incentivi per le imprese, e per i lavoratori.
Interessante in particolar modo le premialità che non sono conferite solo ex post per minor infortuni, buon esito di controlli… ma quelle che sostengono l’individuazione delle aree di criticità, l’emersione dei near miss, il cosiddetto mancato infortunio, che occorre far emergere per studiarne le cause e porre in essere correzioni.
Un tema quello della “partecipazione dei lavoratori” che scopriamo centrale per una efficace prevenzione degli infortuni sul lavoro, ma che è centrale anche nella gestione dei grandi cambiamenti tecnologici ed organizzativi. Pensiamo alla transizione Digitale ed Ecologica a cui sono chiamate nell’immediato futuro le nostre imprese.
E’ solo con il coinvolgimento attivo dei lavoratori che è possibile raggiungere velocemente obiettivi di così ampia trasformazione, vincere fatiche, resistenze, consuetudini.
Forse sono maturi i tempi per iniziare a sperimentare forme di partecipazione diretta dei lavoratori non solo in ambito di sicurezza, di welfare aziendale o premialità, ma anche in tema di Governance d’Impresa, partendo dall’esperienza maturata nei sistemi economici tedesco ed olandese.
Interessantissime, in questo campo sono le riflessioni proposte da Sacconi, Denozza e Stabilini sviluppate e promosse dal Forum Disuguaglianza e Diversità.
Uno scenario del genere, aprirebbe alla ridefinizione del ruolo che diamo all’impresa nel nostro contesto socioeconomico, quello di un soggetto chiamato a creare ricchezza, lavoro, sviluppo economico di lungo periodo, in un contesto di continuo miglioramento della qualità dell’ambiente e della dignità delle persone coinvolte nel processo produttivo.