Ancora una volta, come è nel suo stile, papa Francesco pone dei gesti prima di prendere decisioni. E lo fa su un tema di grande importanza per la Chiesa: il ruolo della donna.
Ne aveva parlato già altre volte, affermando l’importanza che alla donna e al suo carisma venga dato adeguato spazio nella vita della Chiesa; e questo a fronte di una condizione ecclesiale che sarebbe difficile non definire “maschilista” – per fare solo qualche esempio: il collegio dei cardinali che elegge il papa è costituito da soli uomini, vescovi e preti sono figure da cui la donna è totalmente esclusa. Rimangono, pensando alle diocesi e alle parrocchie, gli ambiti della catechesi e della carità; si tratta però di dimensioni che difficilmente consentono l’accesso ai luoghi decisionali. La questione torna così al punto di partenza: non bastano le indicazioni generali circa la valorizzazione della donna; bisogna che le donne sia messe di fatto nella condizione di influire maggiormente sugli indirizzi e sulle decisioni riguardanti la Chiesa. Ed ecco il gesto di ieri quando, durante un incontro con circa 800 rappresentanti dell’Unione internazionale delle superiori generali, a domanda esplicita circa la possibilità che le donne vengano ammesse al diaconato, il papa ha risposto: “mi sembra utile avere una commissione che chiarisca bene questo ruolo”.
Per molti è risultata una sorpresa, soprattutto pensando alla Lettera apostolica “Ordinatio sacerdotalis” del 22 maggio 1994, con cui Giovanni Paolo II escludeva esplicitamente (e secondo alcuni definitivamente) la possibilità che la donna venga ammessa all’ordine sacerdotale. Altri però hanno ricordato che all’indomani della pubblicazione della “Ordinatio sacerdotalis” alcune voci – in primis quella del cardinale Carlo Maria Martini – avevano sottolineato un aspetto: le affermazioni di Giovanni Paolo II concernevano il sacramento dell’ordine sacerdotale (e dunque, a fortiori, quello episcopale), senza però pronunciarsi in alcun modo a riguardo del diaconato. E qui si aprivano – erano sempre parole del card. Martini – importanti margini di discussione, sia perché la testimonianza della prima Chiesa parla di “diaconesse”, sia perché il dibattito teologico non trovava così come al presente non trova una soluzione univoca alla polarizzazione tra un diaconato inteso come “primo grado” del sacramento dell’ordine (diaconato – presbiterato – episcopato; in tal caso si parla di “diaconato transeunte”), ovvero come una dimensione compiuta in se stessa (“diaconato permanente”, cui già ora possono accedere anche uomini sposati).
Non dimentichiamo inoltre che quello relativo al ruolo della donna è un punto nevralgico nei confronti ecumenici: la Chiesa anglicana (anche qui non senza scossoni al proprio interno) e le Chiese protestanti hanno ormai scelto per la via dell’ordinazione femminile, mentre la Chiesa ortodossa rimane fortemente ancorata all’opzione contraria. In sede cattolica la discussione trova ora nuova linfa in virtù della decisione di papa Francesco: servono ulteriori approfondimenti, bisogna tornare a leggere senza paura la Scrittura e la Tradizione al fine di capire cosa nella Chiesa va assolutamente mantenuto e cosa invece può essere mutato.
Come detto, quello di papa Francesco non si profila come l’annuncio di una prossima rivoluzione in campo dottrinale. Appare piuttosto in linea con quanto avvenuto in rapporto alla famiglia e alla pastorale di quanti vivono in situazioni “irregolari”: si pensi al confronto franco in occasione dei due recenti Sinodi e poi condotto a sintesi con l’Esortazione apostolica “Amoris laetitia”. L’indicazione è chiara: nella Chiesa occorre discutere, facendo emergere i pro e o contro di ciascuna posizione; soprattutto occorre che le posizioni siano argomentate, non siano la semplice ritraduzione di principi astratti se non addirittura ideologici, e che siano sempre attente alle persone concrete, ai loro cammini e alla loro sete di felicità.
Si può dire che nel caso della valorizzazione del carisma femminile papa Francesco segue lo stesso sentiero: è consapevole che la prassi attuale finisce per sprecare risorse di intelligenza e forse ancor più di cuore, ma è anche consapevole che i passaggi non si fanno dall’oggi al domani, quasi per diktat, ma devono maturare all’interno della Chiesa. L’istituzione della commissione che dovrà approfondire la figura del diaconato e l’eventuale ammissibilità delle donne è un primo passo; altri ne potranno venire, nell’ascolto della voce dello Spirito e nell’attenzione ai segni dei tempi…