Forse in nessuna emergenza prima del coronavirus lo Stato aveva mai messo in campo così tante risorse per far fronte ai bisogni dei territori.
Tante le misure per la tenuta sociale e per far arrivare l’aiuto velocemente dal proprio comune a chi ne ha bisogno.
Ai comuni andranno infatti uno stanziamento di 400 milioni di euro per provvedere al bisogno di alimenti dei cittadini che versano in uno stato di grave disagio economico conseguente alla
-assenza/riduzione di reddito dovuta alla perdita/diminuzione dell’attività lavorativa;
-assenza di reddito dovuta a mancanza di occupazione stabile.
Riteniamo giusta ed opportuna la gestione di questo stanziamento tramite i comuni che conoscono bene i cittadini, le loro necessità, chi ne ha bisogno e chi no e vogliamo credere che si stiano organizzando con criteri e protocolli per ovviare a ogni tipo di discrezionalità o discriminazione nella distribuzione di questi aiuti.
Ci preoccupa quindi l’appello da parte di Asgi e di altre associazioni che denunciano come alcuni comuni abbiano deliberato escludendo in tutto o in parte dalle misure di sostegno i cittadini stranieri. Questa forma di esclusione ci appare ingiusta e in contrasto con una misura di solidarietà rivolta a tutti coloro che hanno subìto gli effetti di questa emergenza, al di là della nazionalità e del titolo del permesso di soggiorno.
La questione sociale oggi riguarda tutti, non solo i lavoratori ma anche gli imprenditori a partire dai più piccoli, ci attendono nuove disuguaglianze e nuove povertà e dovremo saper reagire in modo diffuso con solidarietà e sussidiarietà, insieme allo stato, per non cadere in un impoverimento generale della popolazione.
L’ urgenza di far arrivare velocemente gli aiuti ai cittadini ha dato grande flessibilità ai comuni di scegliere come organizzarne la distribuzione, così, ogni Ente si sta regolando come preferisce e in base agli strumenti disponibili.
Nello specifico a partire dai moduli che i cittadini dovranno utilizzare per avere l’aiuto, ogni comune adotterà una sua versione. Alcuni daranno i buoni spesa, altri i pacchi alimentari, altri distribuiranno la spesa direttamente a casa tramite i volontari.
8.000, ciascuno con la sua scelta.
Certo in questo momento è l’ultimo dei pensieri, ma c ‘è il rammarico di aver perso una ulteriore occasione per organizzarsi con protocolli di accesso condivisi e approvati a livello di territorio/distretto. Questo avrebbe tutelato di più anche i cittadini che avrebbero avuto almeno a livello di territorio omogeneo lo stesso trattamento e modalità di accesso al beneficio.
“Il virus non conosce confini e steccati. Non ricreiamoli all’ interno delle nostre comunità locali, valorizziamo invece il patrimonio di solidarietà e di coesione sociale che stiamo sperimentando in queste settimane.”
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