Per i sei mesi successivi ad Expo ho svolto il mio servizio nella sede delle Acli Milanesi. Da subito è stato affidato, a me e ai miei colleghi, il compito di sviluppare un progetto che aveva come scopo finale quello di abbattere o comunque provare a smussare il pregiudizio che la società odierna e nello specifico la realtà di Milano hanno nei confronti della categoria colf e badanti straniere. La linea guida era quella di creare un evento, che ha avuto luogo il 23 gennaio scorso allo spazio CAM di Milano, con le modalità di una biblioteca vivente. Insieme ai miei colleghi abbiamo dovuto pensare a scegliere la location, ideare la comunicazione, creare un logo dell’evento e cosa fondamentale ascoltare le storie dei nostri libri viventi.
Sono sempre stata un’appassionata di la pubblicità e di comunicazione quindi ho affrontato questo percorso con entusiasmo ed ero contenta di poter organizzare un evento dall’inizio alla fine ma il mio stupore è arrivato quando ho ascoltato le storie delle nostre 10 badanti. Storie di vita di donne eccezionali con una pazienza fuori dal comune, storie profonde di maltrattamenti ma spesso anche di sorrisi. Donne che hanno lasciato la loro terra per cercare di sopravvivere nella nostra, che mi raccontavano un mito italiano che ormai non esiste più, donne laureate e con lavori pazzeschi che sono state obbligate a lasciare la loro casa e spesso la loro famiglia per via della guerra. Donne adulte, mamme che mentre raccontavano avevano le guance solcate dalle lacrime ma che poi chiudevano il racconto con un grande sorriso e dicendo spesso di aver trovato, nonostante le tante difficoltà, una famiglia.
Ricordo con piacere la loro emozione il 23 gennaio soprattutto i primi momenti dei racconti, molte di loro avevano bisogno solo di essere un pochino incoraggiate d’altronde raccontavano la loro vita ad un pubblico sì ristretto ma di estranei. L’evento è stato un successo molte persone sono state colpite dalla modalità ma specialmente dalle storie, noi tutti eravamo molto soddisfatti e i più felici erano i nostri “libri”.
Durante la progettazione dell’evento ho proseguito comunque il mio percorso di restituzione di Expo nell’area stili di vita. I miei compiti erano divisi tra i progetti nelle scuole, la pubblicazione della rivista degli eventi di Expo in Circolo e la comunicazione social per il QuOrto.
Fino a marzo ho tenuto dei laboratori sulla carta di Milano nelle scuole elementari, dei laboratori sulla sostenibilità e sull’autoproduzione nelle scuole superiori delle periferie di Milano. Sono stati incontri molto diversi soprattutto per la differenza di età degli alunni, ho percepito la difficoltà che può avere un’insegnate oggi a spiegare agli adolescenti e quanto invece siano svegli ed interessati i bambini mentre si spiegavano cose difficili come la malnutrizione o la mal distribuzione del cibo mondiale e il fenomeno di land grabbing. Alla fine delle lezioni non sapevo se fossi più entusiasta io o loro dell’incontro.
Nel frattempo insieme a Giulia ed Elisa, le ragazze dell’ufficio stili di vita, mi sono occupata della redazione di una rivista che racchiudeva tutti gli eventi del progetto Expo in Circolo. Grazie a questo progetto ho potuto conoscere come alcune realtà territoriali di Milano hanno colto ed interpretato il tema di Expo creando incontri, ideando aperitivi, rassegne, eventi tutti riguardanti la sostenibilità, lo spreco,gli incontri tra cucine di culture diverse, tra nord e sud del mondo e ancora molto altro.
Per ultimo ma non meno significativa mi sono occupata della comunicazione social per il QuOrto e per il blog semi di comunità.
Il QuOrto è un orto sociale di Quarto Oggiaro, questo progetto punta alla riqualificazione del territorio. Vuole essere sia una fonte di sostentamento per alcuni individui della zona sia un punto di incontro per il quartiere e un punto di forza per la città di Milano. Per occuparmi della comunicazione ho voluto visitarlo in prima persona e conoscere i 30 volontari che ci lavorano e mantengono l’area. Una volta entrata nell’orto ho visto che ognuno aveva e curava in modo differente la particella che le era stata assegnata, ma allo stesso tempo nell’area circostante alla vasca si notava un lavoro di squadra per mantenerlo ordinato e funzionante. Durante la riunione, alla quale ho assistito qualche ora dopo aver visitato l’orto, ho potuto conoscere gli ormai i famosi ortisti, si vagliava la proposta di dare in donazione per un po’ di tempo una particella ad una famiglia più bisognosa di altre e li sono rimasta a respirare a pieni polmoni un’aria di comunità, una piccola comunità rispetto alla Milano che siamo abituati a leggere, ma non per questo meno importante anzi che la rende un po’ più umana.
Ormai l’esperienza è arrivata al termine se la potessi paragonare a qualcosa la paragonerei alle due facce della medaglia: una faccia con Expo la sua internazionalità ed imprevedibilità e una faccia con le Acli Milanesi che, con la loro organizzazione, sono state una lente d’ingrandimento sulla realtà territoriale di Milano.
Federica Fara