Regionali francesi: vince il fronte repubblicano

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Strana sfida queste regionali 2015 dove scopriamo un falso vincitore (i socialisti), un falso perdente (il Fronte Nazionale) e un vero perdente (i repubblicani). Quello che servirebbe al sistema politico francese è dare maggiore spazio alla rappresentatività del Parlamento, così da permettere la nascita di schieramenti più omogenei.

Il risultato delle regionali francesi è semplice: cinque regioni ai socialisti, sette ai repubblicani, una – la Corsica – agli autonomisti. Il Fronte Nazionale rimane invece a bocca asciutta ovunque, “vittima”, per così dire, dell’intesa che ha coalizzato tutti quanti, dall’estrema sinistra alla destra moderata, per frenarne in ogni modo l’ascesa.  D’altronde in Francia è così: al primo turno si sceglie, al secondo si elimina. E gli elettori, a larga maggioranza hanno eliminato il partito di Marine Le Pen, adatto a spaventare le altre forze politiche, ma non ritenuto idoneo a governare.

Strana sfida questa delle regionali 2015: vi si scopre un falso vincitore, un falso perdente e un vero perdente.
Il falso vincitore è il Partito socialista che, un mese fa, sembrava in caduta libera e in grado di conquistare appena una o due regioni, mentre oggi riesce a portarne a casa cinque. Un successo che maschera però il sostanziale malcontento che investe l’attuale maggioranza, con una sinistra che si ricompatta solo per la necessità di sbarrare la strada all’estrema destra.
Il falso perdente è il Fronte Nazionale che, dopo un trionfale primo turno, non conquista alcuna presidenza, bloccato da un cartello avversario, tra sinistra e destra moderata. In pratica, contro il partito di Marine Le Pen si è unito l’intero schieramento politico. Per il Fn, a quel punto, una sconfitta scontata, ma, proprio per questo, del tutto onorevole.
Il vero perdente è invece il partito dei repubblicani che Sarkozy vorrebbe saldamente ancorato a destra ma che, dopo tre anni di opposizione viene superato dal Fronte nazionale e, in tre regioni su sette, vince soltanto grazie alla desistenza socialista e all’apporto degli elettori di sinistra. Un apporto espressamente, e logicamente, riconosciuto sia da Xavier Bertrand, gollista sociale, vittorioso nel Nord-Pas de Calais, sia da Christian Estrosi, conservatore di stretta osservanza, trionfatore in Provenza-Costa Azzurra. Per entrambi un debito di riconoscenza verso l’elettorato di sinistra che, è pensabile, si tradurrà anche in precise scelte programmatiche nel governo delle rispettive regioni.

In pratica, mai come questa volta, pare essere entrato in crisi il tradizionale bipolarismo destra-sinistra, tipico della Quinta repubblica, sostituito da un tripartitismo che ormai è il tratto caratteristico della scena politica transalpina. Del resto già alle elezioni politiche le sfide triangolari sono cosa normale. Meno normale è un sistema elettorale in cui il vincitore del primo turno, al ballottaggio si vede quasi sempre la strada sbarrata dal cartello dei due perdenti, uniti in un fronte repubblicano di salvezza pubblica. Il tutto con una legge elettorale in cui chi ha il 30 per cento dei voti, ed è fuori da qualsiasi alleanza, ottiene appena un paio di deputati.
Forse è da questa patente iniquità che comincia il distacco tra Paese reale e Paese legale, tra cittadini e Parlamento, tra popolo ed élite. Intendiamoci, qui non si vuole fornire un giudizio politico sul Fn (a questo provvederanno gli elettori) ma riflettere su un sistema elettorale, eccessivamente maggioritario, che impedisce un’equa rappresentanza parlamentare.

Diverso ancora il caso delle presidenziali, ove nessun triangolare è possibile, dato che al ballottaggio sono ammessi solo i primi due candidati. Per l’Eliseo 2017, può però dirsi sin da ora che uno dei candidati presenti al ballottaggio sarà Marine Le Pen che l’avversario, sia esso di sinistra (Hollande) o di destra (Juppé o Sarkozy), diverrà il prossimo presidente della Repubblica grazie a buona parte dei voti provenienti dallo schieramento opposto al suo, in nome, ancora una volta del famoso  sbarramento repubblicano. Dopo di che, ad elezione avvenuta, bisognerà pur tenerne conto nell’azione di governo, favorendo qualche esecutivo di apertura, magari nel  segno dell’europeismo.
Ecco, quello che forse servirebbe al sistema francese è dare maggiore spazio alla rappresentatività del Parlamento, così da permettere la nascita di schieramenti più omogenei. Una quota proporzionale che, senza impedire la stabilità degli esecutivi, consenta una ricomposizione delle forze politiche, facendo entrare in gioco il Fronte Nazionale, magari in alleanza con la parte più conservatrice dei Repubblicani ed evitando così che si accentui quella radicalizzazione populista che fa solo danni al Paese.