In occasione di un Convegno alla Triennale sul futuro di Milano eravamo intervenuti nel dibattito per invitare il Sindaco Sala a voler rifinanziare le attività dei Laboratori di Quartiere istituiti in relazione all’avvio, nel 2005/6, dei Contratti per la riqualificazione urbana, edilizia e sociale, dei quartieri Gratosoglio, Mazzini, Molise Calvairate, Ponte Lambro e S.Siro, al fine di ridare abitabilità e vivibilità ai “vecchi” insediamenti di edilizia popolare allora edificati ai confini della città costruita e poi lasciati ad un destino di abbandono e degrado.
Dopo il Bando delle periferie, la Delibera con le linee di indirizzo e sviluppo dei “nuovi” Laboratori di Quartiere, dovrebbe consentire finalmente di armonizzare la convivenza nella comunità metropolitana, con l’eliminazione delle aree ghettizzate a causa degli squilibri negli insediamenti della popolazione, ed in particolare, della concentrazione delle famiglie degli immigrati in spazi marginali non adeguatamente integrati nel tessuto urbano.
C’è innanzitutto la necessità di coordinare e valorizzare le realtà di quartiere, dalle associazioni alle strutture parrocchiali, dalle scuole ai sindacati, dal volontariato sociale ai cittadini residenti, nel rispetto delle relative autonomie d’azione, per un programma condiviso di interventi sul territorio, con l’obiettivo di una ritrovata armonia per superare le povertà e le solitudini, spesso sconosciute e dimenticate nello svolgimento quotidiano delle attività cittadine.
I nuovi Municipi cittadini, che hanno ormai sostituito i Consigli di Zona, in conseguenza all’esperienza acquisita negli anni del decentramento amministrativo, dovrebbero riscoprire e coinvolgere le spontanee aggregazioni di quartiere, laiche e religiose, che gratuitamente e con spirito solidaristico si danno da fare per mappare ed evidenziare i problemi da affrontare e le soluzioni da adottare in sintonia con le persone e le famiglie in difficoltà.
La volontà dell’Amministrazione comunale di mantenere in vita i Laboratori di Quartiere, consentirà fra l’altro di recuperare i gravi ritardi accumulati nelle opere di ristrutturazione dei fabbricati, a causa dei fallimenti delle imprese aggiudicatrici e delle complesse procedure di riappalto, con la speranza di riuscire a concludere i lavori nel più breve tempo possibile, per poter poi realizzare nuovi interventi edilizi e strutturali a completamento del risanamento, non più rinviabile, dell’intero patrimonio edilizio pubblico.
Non si deve tuttavia dimenticare che l’azione di riduzione del degrado degli immobili e di recupero degli alloggi sottodimensionati e inabitabili, si deve necessariamente accompagnare con gli interventi di carattere sociale, per favorire la partecipazione degli abitanti alle iniziative di rilancio della vita comunitaria e alla creazione di luoghi di animazione culturale e di dialogo fra le generazioni e le diverse culture e religioni.
Oltre a dover garantire la presenza nei cantieri per seguire lo stato di avanzamento di lavori di manutenzione straordinaria, i Laboratori di Quartiere, coordinati direttamente all’Amministrazione comunale, dovranno coinvolgere le realtà locali per l’intercettazione dei bisogni e la “mediazione dei conflitti”.
Si vuole avviare un processo di autonomia gestionale, per il rilancio delle iniziative culturali e sociali già realizzate in passato dai Laboratori, con il superamento della paralisi delle attività in programma a causa della sospensione dei finanziamenti pubblici nell’ultimo anno, con l’intento di ricucire il tessuto di solidarietà e di mutuo aiuto che rischiava di disfarsi.
La riscoperta delle iniziative promosse autonomamente dai Laboratori di Quartiere, delle ospitalità offerte e delle reti costruite con le realtà associative locali, consente di proiettare nel futuro e di ampliare gli spazi di creatività e di partecipazione attiva dei cittadini, spesso anche con il coinvolgimento degli immigrati e delle comunità straniere presenti sul territorio. Si va dalle Biblioteche “minime” di quartiere al Fare insieme per le persone con disagio mentale, dalle Banche del tempo ai Laboratori di sartoria, dalle Scuole di italiano ai doposcuola, dagli Sportelli per la mobilità degli abitanti alle Officine per le biciclette, dalle Cucine per cibi etnici ai Corsi di alfabetizzazione informatica, dalle Feste nei cortili alle Scuole per la pace.
Più vasto è naturalmente il quadro dei coinvolgimenti esterni, dai Circoli Acli alle Parrocchie, che spesso offrono la disponibilità al confronto e al dialogo, dai servizi sociali alle attività sportive, per favorire processi di accoglienza e di integrazione, senza pregiudizi e discriminazioni, nell’ottica della promozione della “coesione sociale” e del “camminare insieme”.
Non si tratta ovviamente di esaltare il ruolo dei Laboratori, ma di cogliere l’occasione per immaginare l’estensione della loro “pratica sociale” ad altre realtà locali e di quartiere, al fine di realizzare un coordinamento volontario delle forze sociali della Città metropolitana nella dialettica democratica con i Municipi e con le Amministrazioni comunali.