«Nell’area milanese-briantea è in atto una recessione demografica come nel resto dell’Italia: la componente demografica “naturale” è in forte flessione e le previsioni non danno segnali di inversione di tendenza, almeno nel medio periodo e il conseguente invecchiamento della popolazione è trainato soprattutto dalla seconda generazione di baby-boomers, coorte anagrafica molto peculiare, non a caso molto ambita dalle aziende, che però pone questioni nuove al sistema assistenziale» questi alcuni degli elementi rilevanti emersi dall’analisi dei trend demografici dell’aree milanese-briantea della ricerca dell’Iref ( Istituto di ricerche educative e formative delle Acli) “La recessione demografica. Dieci anni da oggi”, presentata questo pomeriggio alle Acli Milanesi, in un seminario cui hanno partecipato, tra gli altri il demografo Alessandro Rosina, il presidente dell’Iref, Paolo Petracca, e il presidente delle Acli Milanesi, Andrea Villa.

La ricerca ha preso in esame la situazione dell’area metropolitana milanese-briantea, ossia la zona del nostro paese maggiormente attrattiva in termini di mobilità interna e dall’estero e sottolinea come «nei prossimi dieci la capacità attrattiva dell’area milanese-briantea rallenterà, diminuendo i trasferimenti di residenza, pregiudicando così anche la sostenibilità del sistema di welfare. Cominciano ad essere visibili dal punto di vista demografico le conseguenze della polarizzazione economica della città Milano: le previsioni mostrano che tra vent’anni i fenomeni espulsivi del ceto medio-basso avranno una consistenza statistica rilevante».
Per il presidente dell’Istituto di ricerca Paolo Petracca Milano e la sua area metropolitana, cuore pulsante dell’economia italiana, dovrebbero avere dinamiche demografiche sia migratorie in relazione con il degiovanimento sia sulla natalità in netta controtendenza rispetto al Paese. «Le rilevazioni statistiche – ha spiegato Petracca intervenendo al seminario di presentazione della ricerca- ci dicono che non è così o almeno non lo è in misura tanto rilevante da segnare la strada per il Paese sul come si possa invertire la tendenza. L’area ambrosiana continua ad attrarre giovani dell’immigrazione interna – ha aggiunto il numero uno dell’Iref – ma tale fenomeno, come quello relativo alle migrazioni esterne, sembra essersi affievolito rispetto al passato recente».
Cosa fare per non arrendersi ad un andamento che sembra così negativo? «In Germania ma soprattutto in Francia – prosegue Petracca – si è riusciti, soprattutto nelle grandi aree urbane, ad invertire in modo consistente la recessione demografica grazie ad un insieme di politiche di promozione, sostegno e di accompagnamento tutte volte certo in favore della genitorialità ma che contribuiscono anche alla riduzione delle disuguaglianze. Credo che – ha concluso Petracca – finché questo tema centrale del cambiamento d’epoca non tornerà ad essere l’ossessione delle nostre classi dirigenti difficilmente si sconfiggerà l’inverno che regna nelle culle delle italiane e degli italiani, nuovi o storicamente insediati che essi siano nel nostro Paese».
La questione demografica è uno dei tratti più significativi della fase che il Paese sta vivendo. «In questi anni, seguendo l’insegnamento sociale della Chiesa ed il Magistero del Papa – ha detto il presidente delle Acli Milanesi, intervenendo a conclusione del seminario – abbiamo argomentato e dimostrato in favore delle migrazioni (programmate e ben gestite) come risorsa per l’Europa anche in relazione alla decrescita della popolazione ed alla salvaguardia dei sistemi di welfare. Con questo seminario, e con la ricerca che abbiamo commissionato all’IREF, – ha spiegato Villa – abbiamo provato ad affrontare la questione dal lato della natalità o meglio della recessione di quest’ultima nel nostro Paese, facendo un “affondo” molto dettagliato sulle dinamiche demografiche complessive dell’area metropolitana milanese ma anche cercando di comprendere come al di là delle Alpi si sia invece riusciti ad invertire positivamente la tendenza.
«Abbiamo voluto studiare e comprendere per intraprendere in futuro azioni di stimolo e sollecitazione ai nostri interlocutori politici, a tutti i livelli, per riuscire ad invertire la tendenza anche alle nostre latitudini. Perché vogliamo un Paese ed una Milano – ha detto il presidente delle Acli Milanesi – che siano dalla parte dei giovani e che favoriscano e sostengano la genitorialità , ed in particolare di coloro che fanno più fatica. Perché vogliamo che il nostro welfare, la più grande invenzione del Novecento abbia ancora un futuro come fattore di civiltà e di umanizzazione della nostra società». (VIDEO)
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