Mi piacerebbe che qualcuno ricordasse gli anni di impegno per le Acli Milanesi di Riccardo Porretti, che fu membro della presidenza provinciale all’epoca di Pietro Praderi, responsabile del “Giornale dei Lavoratori” prima ancora dell’arrivo di Nino Villa, sindacalista della Bassetti, consigliere comunale di Milano ai tempi di Aldo Aniasi o di Pietro Bucalossi, in compagnia dell’amico Giacomo Previdi.
In una mini-biografia del 1964, per la presentazione al Consiglio Comunale nelle fila della DC, veniva così descritto: «Anni 35. Impiegato dell’industria. Nelle ACLI è Consigliere Provinciale dal 1957, dirige il settimanale “Il Giornale dei Lavoratori” e l’Ufficio Stampa dal 1955, è stato eletto Consigliere Nazionale nel 1959. Nella DC ha diretto il Centro di Documentazione Economica e Sociale dal 1953 al 1958, ha fatto parte del Comitato Provinciale dal 1957 al 1961. Nella CISL fa parte della Commissione Provinciale Impiegati in rappresentanza del settore tessile. È membro del Comitato Regionale dell’Unione Nazionale Consumatori. Proviene dalle file della GIAC e della Gioventù Studentesca. Ha compiuto gli studi presso l’Università di Milano, Facoltà di lettere e filosofia. Ha svolto intensa attività pubblicistica nell’ambito dei movimenti sociali, culturali e politici cattolici, con corsi e conferenze, collaborazione a giornali e riviste, pubblicazioni».
L’abbinata Porretti-Previdi in Consiglio Comunale, tra le file della Democrazia Cristiana, fu un’esperienza di rottura dell’immobilismo doroteo in nome di un impegno sociale che traeva ispirazione dalle Acli di Luigi Clerici e che portò Giacomo a impegnarsi sempre più per garantire, con la cooperazione aclista, il “diritto alla casa” dei lavoratori, mentre Riccardo sceglieva ancora di più la strada del movimentismo e delle lotte di base a fianco dei Circoli Acli della periferia.
In quegli anni ’60-70 il “diritto alla casa” a Milano era sentito quotidianamente e vissuto in maniera acuta da decine di senza tetto. Ricordo una manifestazione, un corteo, con qualche centinaio di “sfrattati di via Tibaldi” che, avendo perso l’alloggio, cercavano un ricovero seppur provvisorio. E Bepi Tomai, messo alla testa del corteo dal suo spirito solidale, non vide altra soluzione che portarli alle Acli in via della Signora, dove furono ospitati per qualche giorno. Noi giovani aclisti eravamo lì in mezzo a dare una mano. Erano gli anni delle manifestazioni contro la guerra in Vietnam e delle missioni “aperturiste” verso i paesi dell’Est organizzate dai consiglieri comunali Porretti e Casadio, ma anche delle istanze dei cattolici di base perché la Chiesa si aprisse maggiormente ai bisogni della classe lavoratrice. Eravamo sempre in mezzo, con Riccardo che ci dava la linea politica, guardati tuttavia con qualche sospetto da quei sant’uomini di assistenti che erano don Piercamillo Castiglioni e don Sandro Mezzanotti.
Debbo confessare che, mentre il mio impegno nella cooperazione aclista fu sempre sostenuto da Giacomo Previdi, la mia iniziazione alla vita politica fu in qualche modo determinata dalla spinta portata da Riccardo Porretti, il quale, nel periodo in cui fu consigliere comunale e anche dopo, decise di aiutare concretamente i circoli Acli della periferia a impegnarsi maggiormente nell’Azione Sociale.
Costituimmo un raccordo collaborativo tra i Circoli di Cimiano, Carnia e Crescenzago, insieme con gli amici Rita Turconi di via Carnia e i fratelli Mario e Mino Comini di Crescenzago. (Bruno Bailo, che peraltro aveva fondato il Circolo di Cimiano, aveva già assunto impegni a livello provinciale, mentre l’amico Renzo Oriani, nato come ragazzo dell’oratorio di Santa Maria Rossa, era ancora impegnato all’Innocenti di Lambrate).
Nacque da quell’esperienza il Comitato di Quartiere Carnia, Cimiano, Crescenzago, che, aggregando forze sociali come le nostre alle sezioni dei partiti più rappresentativi come DC, PSI, PCI, diede vita a una serie di iniziative rimaste uniche nella storia del quartiere (lotta all’inquinamento del fiume Lambro, pulizia del parco Lambro dallo spaccio, comitati antidroga in aiuto a don Mazzi, progettazione di edilizia popolare nei quartieri ecc.), e che alla fine prepararono il terreno sul quale sarebbero sorti i Consigli di Zona. Ricordo che quando nel 1968 il vicesindaco Andrea Borruso venne a inaugurare il Consiglio della Zona 12, alle scuole elementari di via Carnia, Riccardo era lì con noi a festeggiare un momento importante della democrazia popolare e partecipata.
Ho ripreso una fotografia dal “Giornale dei Lavoratori” del 16 dicembre 1971 in cui Riccardo Porretti compare accanto al prof. Paolo Perbeni dell’università di Pavia sotto lo striscione “Stop ai veleni” mentre apre il Convegno provinciale dedicato alla “salvaguardia del fiume Lambro dall’inquinamento” (bei tempi!). Erano quelli i temi dell’azione sociale dei nostri circoli.
Poi la storia politica di Riccardo Porretti andò verso la sua naturale conclusione. Dopo un mandato di consigliere d’amministrazione della MM, si ritirò dalle responsabilità del movimento Acli Milano, rifiutò una candidatura al Senato della Repubblica, e, come Cincinnato, si ritirò in campagna, a Gaggiano, dove visse fino a quest’anno coltivando il suo orto e godendo degli incontri agresti con l’amico di sempre, Giacomo, cui talvolta si univano gli amici della “lunga marcia” Barbot, Lupatini, Rita e il sottoscritto. Addio Riccardo. Sei stato un maestro per parecchi di noi.