
Il Brasile vive una situazione drammatica e di totale caos. Purtroppo una gestione criminale dell’epidemia lo ha reso un paese allo sbando.
Echeggiano inascoltati gli appelli della Repam (rete ecclesiale pan- amazzonica) e delle associazioni di promozione sociale.
I numeri dei contagiati e dei morti sono sempre più inquietanti e sono solo quelli riferiti alle persone che hanno accesso alle cure. C’è tutto un mondo di “invisibili” che non arrivano agli ospedali perché vivono in luoghi lontani dalle strutture sanitarie o non si possono permettere le cure. La stragrande maggioranza delle prestazioni è a pagamento e spesso a costi irragionevoli se rapportati ai salari medi.
Mio marito ed io abbiamo una “storia ed una vita brasiliana” cominciata 38 anni fa con la partecipazione ad un progetto di cooperazione internazionale.
E’ stato ed è un cammino meraviglioso fatto di relazioni profonde con le persone che abbiamo incontrato, di dedizione e di passione comune con l’obbiettivo di rendere un po’più vivibile la condizione di tante persone più sfortunate di noi.
In una cittadina dello stato del Mato Grosso (Poxoreu) abbiamo contribuito a ristrutturare e a riorganizzare un ospedale.
E’ un ente filantropico e con il sistema delle convenzioni (con il comune , con lo stato, con enti privati) è un luogo dove tutti vengono curati ( e non è cosa da poco in un paese dove prima si paga e poi si ha accesso al pronto soccorso) e dove il benessere dei degenti e la qualità della cura sono priorità.
In questi anni siamo tornati in Brasile molto spesso, continuando a sostenere l’ospedale e le altre “opere” realizzate.
Anche quest’anno avevamo in programma l’ennesimo ritorno, ma ovviamente non ci è possibile.
Per la pandemia abbiamo perso amici e conoscenti e ci sconvolge il pensiero che probabilmente il Brasile che conosciamo ed in cui ci sentiamo a casa non esisterà più….
Anche a Poxoreu il virus è arrivato con tutta la sua violenza. I contagiati sono ovunque: nel centro urbano, nelle frazioni rurali (distanti anche 60 Km dal centro) e soprattutto nei villaggi degli indigeni Xavantes che sono nel territorio del comune.
Sono proprio gli Xavantes i più fragili e sono considerati l’ultimo gradino della scala sociale: gli ultimi tra gli ultimi.
Gli Xavantes sono un popolo di guerrieri, cacciatori e raccoglitori che, se avessero ancora possibilità di trovare cibo nella foresta e se vivessero liberi dai modelli occidentali, probabilmente non avrebbero la necessità di recarsi in città, ma la foresta è diventata un lembo di terra salvato dalla devastazione e dallo sfruttamento incontrollato che non dà più cibo sufficiente per tutti.
E’ davvero paradossale che il distanziamento sociale sia il problema di chi è stato condotto all’affrancarsi dall’isolamento
C’è stato anche un grosso problema con il personale sanitario itinerante che, visitando gli indigeni nei villaggi, purtroppo è stato fonte inconsapevole di contagio.
Non ci sono direttive governative precise sulle misure da adottare per contenere il propagarsi del virus e tutto viene lasciato al buon senso degli amministratori locali.
Il nostro ospedale si è attivato bene, ma è piccolo per un territorio molto vasto e le risorse sono poche….
Anche il sindaco di Poxoreu si è mosso bene chiudendo le scuole ed adottando misure restrittive, ma non è semplice: in un paese dove il far visita a parenti, amici e vicini è un dovere sociale, o dove la quotidianità si vive all’aperto nelle strade e nelle piazze, è difficile far passare il concetto del “rimanere a casa”….
Abbiamo attivato una sorta di “sostegno a distanza” con appuntamenti ormai quotidiani con il personale dell’ospedale.
Stanno affrontando la situazione con grande forza ed alcuni di loro si sono ammalati…
Non possiamo andarci fisicamente, spesso la qualità delle connessioni è scarsissima e difficoltà logistiche rendono attualmente impossibile la spedizione di materiali.
Abbiamo quindi pensato che potevamo spedire denaro per rendere più facile anche il più semplice degli approvvigionamenti.
Prontificar è un verbo della lingua portoghese che si traduce con:” rendersi subito disponibile” e dà una splendida idea di quello che è successo dopo il racconto della situazione in Brasile.
Ecco i miei colleghi di lavoro, con cui, in un reparto ospedaliero, ho vissuto i mesi bui dell’emergenza, immediatamente pronti a sostenere colleghi con meno risorse e stremati da una battaglia combattuta con forze che sembrano impari.
Ecco la gente della Comasina che anche in questo periodo precario riesce a condividere quello che ha e che non si tira indietro quando c’è da soccorrere e aiutare la fragilità della periferia si trasforma in forza.
Ecco il pensiero che siano proprio queste mani fragili quelle con cui Dio provvede ai poveri della terra.
Con l’aiuto del grande cuore della Comasina e dei miei colleghi siamo riusciti ad inviare 3000 euro contribuendo così all’acquisto di 3 ventilatori polmonari e insieme agli amici di Poxoreu cerchiamo di ricostruire la speranza.
Carla Valenti (Circolo Acli Comasina)