Dopo il prologo a Baranzate per le fasi eliminatorie del Torneo calcistico “World cup” dei migranti di molte Nazioni approdati nell’area metropolitana di Milano, e in attesa della finale all’Arena civica, anche lo Stadio di S. Siro ha nuovamente riaperto i suoi cancelli per ospitare l’annuale “US Acli day”, in un intreccio di partite in campo e convegni sulla Città interculturale e il bene comune, sulla Cooperazione fra salute e sport, sul Condominio cardioprotetto e sull’attività promozionale degli allenatori.
Una giornata interminabile, “dall’alba al tramonto”, che ha coinvolto le Società sportive in competizioni agonistiche, con atleti in erba e senior, nello scambio generazionale di entusiasmi e competenze per una attività volontaria e amatoriale aperta alla partecipazione di tutti, senza limiti di età e discriminazioni etniche e religiose, nella prospettiva di una condivisione e di una convivenza fraterna e solidale.
Tanti piccoli campi allestiti dentro il tradizionale terreno di gioco del Milan e dell’Inter hanno consentito la contemporanea esibizione delle squadre dei piccoli aspiranti campioni, in un arcobaleno di colori, con prodezze da manuale e tifo incontenibile dei genitori, mentre le sfide fra le “selezioni nazionali”, dalla Spagna alla Francia, dalla Germania al Belgio, dall’Argentina al Brasile, hanno fatto rimpiangere l’esclusione dell’Italia dai prossimi Campionati del mondo.
Il trasferimento dagli spalti alla Sala executive per i convegni, fra la tentazione di inevitabili sguardi alle sfide in campo, ha favorito il dibattito sullo sport come linguaggio universale e sugli spazi di dialogo fra saperi e culture, con gli interventi di Failla, Cerutti e Lembo dell’Us Acli, Petracca presidente delle Acli e Giungi consigliere comunale di Milano, Elia sindaco di Baranzate e Baumann console Svizzero, che hanno evidenziato la necessità di vivere la Città metropolitana con l’accoglienza e l’integrazione nella società complessa.
Si deve saper andare “controvento”, con progetti di inclusione che già lo sport, nella leale competizione e nel rispetto delle regole, sta attuando con le attività dilettantistiche promosse dal basso nei territori, anche con altre discipline sportive oltre il calcio, per valorizzare tradizioni e culture, facendo emergere l’esigenza dell’apertura di Milano al mondo, in relazione alla necessità del superamento delle difficoltà nei rapporti e nel dialogo con gli immigrati.
In attesa dell’avvio delle iniziative milanesi per stare “insieme senza muri” e dell’allestimento del grande banchetto multietnico al Parco Sempione con una condivisione di cibi e sapori, la promozione dell’attività sportiva delle Acli consente di realizzare programmi di cittadinanza attiva in rapporto anche con i corsi di italiano e di formazione professionale.
Se alcuni Consoli delle nazionalità impegnate nella “World cup” sono addirittura scesi a giocare in campo, l’intervento del Console Svizzero al convegno di S. Siro ha allargato la riflessione sugli emigranti italiani, sui rifugiati politici, sui processi di integrazione e di naturalizzazione, sull’autoresponsabilità dei lavoratori ospitati, sull’apprendistato e l’avviamento al lavoro, sui posti che si renderanno disponibili per i processi di pensionamento.
Alle oltre ottanta gare dell’Us Acli day in svolgimento a S. Siro con cinque o undici giocatori per squadra, per le varie categorie e gironi, in competizione per i trofei in palio, vanno aggiunte le sfide dell’originale competizione fra i Condomini costruiti e amministrati dal Consorzio cooperative lavoratori, per promuovere un rapporto fra “la salute e lo sport”.
Da Galbusera delle Acli, Maggioni del Consorzio e Nicoletta Piccirillo di Ssa è emersa la descrizione delle motivazioni dell’iniziativa per stimolare relazioni, comunità e animazione culturale, sulla spinta della creatività dei Circoli, delle imprese sociali e dell’esperienza cooperativa, con l’obiettivo di superare solitudini e disuguaglianze, al fine di generare la dimensione della socializzazione e del mettersi “in campo” insieme per traguardi condivisi.
Con Ruggiero Corcella del Corriere della Sera, Daniela Aschieri del progetto vita di Piacenza e Giuseppe Ristagno di Italia Resuscitation Council, è stata infine affrontata una questione d’attualità, legata alle drammatiche vicende degli atleti colpiti da infarti sui campi da gioco, della prevenzione degli arresti cardiaci e degli urgenti interventi di rianimazione salvavita.
Alla domanda se il “defibrillatore” può salvare la vita, sono state date risposte articolate e dialettiche sulla base degli studi e delle esperienze dei relatori interpellati, in relazione anche ai luoghi di installazione, in famiglia, nel condominio o nel quartiere, con diversi risultati per la sicurezza, l’efficacia e la tempestività dell’intervento.
L’opzione del “Condominio cardioprotetto”, superando la soluzione dell’acquisto familiare, può diventare vincente se collegata all’opera di sensibilizzazione e di formazione di chi deve intervenire, in pochi minuti e nel più breve tempo possibile, in collegamento diretto con gli operatori del 112 e del 118, così come è consigliabile la collocazione del defibrillatore nei quartieri, in luoghi affollati o di grande passaggio pubblico.
La sperimentazione ormai ventennale di Parma, che protegge la vita degli abitanti con una rete di installazioni salvavita in città, oltre che con il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi nel gioco e nelle simulazioni di intervento, sta dando buoni risultati per una eventuale estensione dell’iniziativa in altri ambienti e località.
Con le premiazioni e il rinfresco finale, si conclude l’appuntamento annuale dell’Us Acli day, mentre già sta calando il tramonto con le gare in campo che invece continueranno ancora, almeno fino a mezzanotte.