Ipsia Acli: progettualità, aiuto, presenza e formazione

Ipsia Acli: progettualità, aiuto, presenza e formazione email stampa

Una significativa riflessione del presidente di Ipsia Mauro Montalbetti sul futuro dell'impegno delle Acli all'indomani delle celebrazioni del Settantesimo

4733
0
SHARE
una bella immagine di un volontario di Terre e Libertà

In questi anni abbiamo chiuso gli occhi davanti ad una comunità internazionale che ha chiuso i suoi. I meri  appelli alla ragione del cuore e del dialogo non servono, serve la fatica della diplomazia, della politica,  servono compromessi e mediazioni. Come ong ci spetta il compito della progettualità, di un aiuto e di una presenza, in coerenza con la nostra missione.
Si sta chiudendo un anno duro e drammatico  per tutti coloro che per passione, impegno associativo o professionale si occupano di temi internazionali, di mondialità, di cooperazione, di volontariato.

Dagli attentati islamisti di Parigi alle guerre del medio oriente è stato forse l’anno più difficile dall’inizio del nuovo secolo e la cifra che sembra segnarlo è quella di una violenza radicata e diffusa, di tragedie lontane e vicine a noi, di morti inique.
Oltre a ciò il dramma dei migranti e dei profughi. E’ doveroso ricordare che la maggior parte di loro sono accolti nei Paesi limitrofi, ma di questi circa 990mila, nel corso dell’anno sono riusciti a raggiungere l’Europa via terra e via mare e nei prossimi giorni si arriverà ad un milione, mentre oltre 3000 persone sono scomparse nel Mediterraneo. Uomini, donne e bambini che abbiamo visto arrivare nelle nostre città, che ho visto arrivare a  Milano, portatori inconsapevoli di una contro narrazione fattuale rispetto ai fasti e allo scintillio dei padiglioni dell’Esposizione universale Sintomo e specchio riflettente su di noi della guerra ai confini d’Europa, nei Paesi del sud del Mediterraneo e dell’Africa, che da anni stanno vivendo una vera e propria crisi sistemica e di civiltà una rovinosa destrutturazione  delle istituzioni statuali e sociali , una guerra civile diffusa… Senza voler azzardare paragoni con l’indicibile della shoah, si è trattato  comunque di  un olocausto della contemporaneità.

In questi anni abbiamo chiuso gli occhi davanti ad una comunità internazionale che ha chiuso i suoi.
Ora, ma in realtà non da oggi, un movimento reazionario di massa, un’introversione patologica e criminale, una pulsione di morte distruttiva e suicida sembra travolgere una cultura e una religione millenaria e si orienta contro le nostre libertà (contro ciò che desidera ma non può avere?).Tutto ciò è frutto anche di quelle cecità.
Ma  i meri  appelli alla ragione del cuore e del dialogo non servono, i cuori non si scioglieranno e le candele si spegneranno. Serve altro, serve la fatica della diplomazia, della politica, serve rendere economicamente e politicamente preferibili e agibili le relazioni di pace a quelle di guerra, servono i compromessi e le mediazioni. Le nostre comunità hanno il diritto e il dovere di difendersi e di rassicurare  ma l’esibizione e l’uso  della forza non è un valore in sé, ma ha senso solo dentro ad una strategia di costruzione delle condizioni della pace e della stabilità statuale,  altrimenti diventa, come lo è stato, criminogena

La crisi siriana e di tutto il quadrante iracheno entra nel suo quinto anno con oltre 200 mila morti e 4 milioni di profughi: la più grave crisi umanitaria dal 1945,  che insieme al totale disallineamento delle diplomazie  in altre aree di conflitto, sono in larga parte le cause dell’acuirsi del dramma migratorio che ha ripercorso le  vecchie rotte balcaniche.
In questo contesto come ong era doveroso, pur nei limiti delle nostre possibilità organizzative, attivarsi per offrire un aiuto concreto: per questo motivo IPSIA ACLI sta lavorando a Milano con attività  di volontariato  di prima accoglienza per i minori stranieri all’Hub della Stazione Centrale; in Grecia: Inviando  un team di  volontari coordinati da “Save The Children International” presso il centro profughi  dell’isola  greca di Lesbo  (aiuto di prima accoglienza e distribuzione pasti); in Serbia: come supporto tecnico, sostegno e invio di beni alimentari e igienico-sanitari in partnership con Caritas Serbia al Campo di transito delle Nazioni Unite a Preševo; in Mali:  presso l’Hotel de la Paix, tramite IPSIA del Trentino, Acli Trentine e  l’associazione Maliana Giru Yam Sangha, una struttura ricettiva che accoglierà  ragazze, soprattutto studentesse, sfollate dalle zone di guerra del Mali.

Gli eventi drammatici di quest’anno dovranno essere affrontati mettendo in atto tutti gli  strumenti diplomatici per cercare di risolverne le cause. Tutto ciò  è o dovrebbe essere compito della politica, a noi, come  a tante associazioni, ong e organizzazioni di volontariato  spetta il compito della progettualità, di un aiuto e di una presenza, in coerenza con la propria missione, ma anche una battaglia educativa e culturale , di formazione pedagogica,  come  abbiamo fatto  la settimana scorsa con   600 liceali di una città della provincia  per provare a capire e comprendere insieme , le radici della violenza e del male…
Tra le foto scattate durante la nostra visita al campo profughi di Preševo una soltanto ha ripreso  il viso di una giovane donna: uno sguardo sereno ma dolente, abbracciata ai suoi figli. Confesso che  ogni tanto di sera  la guardo e mi  chiedo come si chiama questa donna? E i figli? da dove veniva? Dov’è ora?  Che ne sarà di loro?
Ecco , in fondo  nel cercare di rispondere a queste domande, alle cause  di queste domande,  sta il  senso ultimo del nostro impegno. Un dovere morale verso chi sta cercando presso di noi aiuto, protezione e rifugio, la possibilità di una vita dignitosa e libera: figure  e volti  che hanno il diritto di pretendere e di lottare per un futuro migliore. E di questo consentitemi di ringraziare i tanti giovani volontari che con noi e con le altre associazioni stanno dedicando energie, risorse passione e umanità non comuni e che non dobbiamo mai dare per scontate.

Un compito, non so se ” grande” come quello evocato 70 anni fa da Achille Grandi,  ma un compito che abbiamo il dovere di tentare con l’attenzione e la preoccupazione nel cercare di essere all’altezza dell’impegno e delle prove difficili che questo tempo presente ci sta offrendo.
Un caro saluto e un augurio sincero a voi e ai vostri familiari di un Natale sereno

Mauro Montalbetti, Presidente IPSIA

Ipsia-Acli