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La testimonianza di un giovane studente Erasmus plus a a Saragozza: sempre più drammatica la situazione anche in Spagna

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Universidad de Saragoza

Ebbene sì, scrivo dalla Spagna falcidiata come il Nostro amato Stivale da un UFO subdolo, perché di un Unidentified Flying Object si tratta, di questo essere non essere che si prende vite e se le porta via.

Mi chiamo Fabio, vengo da Milano e sono uno studente Erasmus+ e aclista a Saragozza per la tesi del master. Sono arrivato in Spagna lo scorso settembre per fare esami del primo semestre e lo scopo era di lavorare sulla tesi durante la seconda parte dell’anno, ma qualcosa sta rallentando tutti i piani e non solo i miei.

Riavvolgendo il nastro, weekend del 6-8 marzo, l’Italia già versava in una situazione non facile, ma la Spagna tuttavia aveva ancora pochi casi isolati (circa 400 a Madrid) concentrati nelle grandi città turistiche. La situazione pareva sotto controllo e la vita trascorreva del tutto normalmente, tant’è che con miei compagni Erasmus eravamo in gita a Madrid per l’appunto; tornati a Saragozza, la settimana seguente arrivano notizie non confortanti da Madrid e dalla Catalogna, soprattutto per noi italiani a conoscenza di ciò che accadeva ai nostri cari nel Belpaese: in meno di una settimana la situazione precipita, compaiono servizi televisivi che immortalano gente con mascherine, cosa che getta nel panico la popolazione, tale e quale l’effetto ottenuto in Italia, sembrava un repaly, ma accelerato.

Infatti, venerdì 13 marzo, appena tornato a casa dall’università per l’ora di pranzo (h14.00 in quanto si trasla tutto di 1-2 ore normalmente), entra di corsa in casa il mio coinquilino catalano dicendo: “¡Ojo! ¡La televisión, Sanchez!” frase che penso ricorderò per parecchio tempo dalla facile comprensione soprattutto perché qui si usa ojo come noi a Milano ocio, nel contesto “attenzione!”. Potrebbe essere superfluo ricordare che Sanchez è il capo del governo, ma siccome se ne parla quotidianamente come ora del Presidente del Consiglio Conte, è importante avere le idee ben chiare.
In pratica il capo del governo spagnole ha dichiarato el estado de alarma (stato d’allarme ) a partire dalle 15 in tutta Spagna: si può immaginare il subbuglio creatosi nell’arco di un’ora per le strade, simile a quello visto ai telegiornali italiani, ma con la differenza che qui a Saragozza mi è parso più ordinato e controllato.

Dopo questo inizio con trambusto la situazione si è calmata, le giornate passano tranquille con tre appuntamenti fissi sui balconi: alle 18.00, alle 20.00 e alle 21.00. Il motivo del primo orario cambia di giorno in giorno, ma non è molto seguito dai saragozani. Invece il motivo delle 20 è l’applauso alle forze dell’ordine, agricoltori, supermercati e reparti sanitari; la città si riaccende improvvisamente e si sentono non più solo sirene di ambulanze, ma sirene a festa della Guardia civil e della Policia e interminabili applausi con musiche folkloristiche spagnole, tutto per anche 20 minuti ininterrottamente.
Per ultimo alle 21 la gente si affaccia con pentole, padelle e semplicemente fa il maggior chiasso possibile, come alla Corrida.

È un periodo di continui cambiamenti, le notizie buone mancano, ma arriveranno: la fiducia degli spagnoli nella comunità scientifica e sanitaria è notevole ed è percepibile una maggior responsabilità sociale rispetto all’Italia; credo sia anche questo il motivo per cui il governo non è passato ancora al secondo livello di stato d’allarme (ci sono 3 gradi di intensità), però a Saragozza sono stati in grado di costruire un ospedale da campo con 400 posti letto in terapia intensiva in 10 giorni per un totale di 52mila mq. Inoltre, la situazione in Aragona è una delle migliori della Spagna: mentre scrivo gli ospedali hanno ancora un 30% dei posti letti liberi e fruibili per Covid_19.

Questa battaglia la si vincerà tutti.  Come ripetono qui in uno spot: Saragozza non vede l’ora di sentirsi calpestata nuovamente dalle migliaia di persone che quotidianamente popolano le sue strade.

¡VOLVEREMOS!