Il comune senso del ridicolo

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Tragica la vicenda dei vaccini. Nel decreto mille proroghe prevista l’autocertificazione sino a marzo del 2019 per dare il tempo al governo di convincere i riottosi

Il contenuto nascosto del ridicolo è la sua tragicità.
E’ stato ridicolo e triste vedere alla tv il Presidente del consiglio dei ministri sorreggere a due mani un foglio che comunicava al Paese l’approvazione del “DL Salvini” su immigrazione e sicurezza. Un binomio che associa l’idea della sicurezza al pericolo rappresentato dal fenomeno migratorio.

E’ stato tragico assistere alla sua presentazione dal palco a Genova di un decreto “pieno di cose concrete” che però ancora non c’era.
E’ stato tragicamente ridicolo assistere alla presa del balcone di Palazzo Chigi da parte dei ministri 5Stelle inneggianti ai loro sottostanti parlamentari sulla strepitosa vittoria del deficit al 2,4% del DEF.

E’ realisticamente vera e tragica la debolezza del Ministro dell’Economia, tecnico senza parte e quindi senza peso e sostegno partitico e parlamentare, che ha dovuto piegarsi non alla forza della politica, ma alla irragionevole forza di quella politica.

Tragica è stata la minaccia di mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica, perché non ha voluto nominare un ministro ritenuto non coerente con gli interessi della nazione.

E’ ridicolo punire Milano e Cortina che vogliono organizzare le Olimpiadi invernali, ma senza oneri per lo Stato, mentre ci sarebbero stati per Torino, purché in solitaria egemonia 5Stelle. Si tratta di un modo originale di concepire e praticare l’interesse pubblico, che coincide solo con quello di una parte politica.

E’ ridicolo e tragico “fregarsene dei mercati” quando questi detengono il 30% del debito pubblico dello Stato, o gridare al lupo cattivo europeo, o evocare complotti contro il governo del cambiamento, che è nato da un “contratto” che rappresenta interessi e elettori diversi e tra loro non convergenti. Il governo del cambiamento non ha un progetto – paese, perché i suoi contraenti hanno idee e progetti opposti, che possono convivere solo se le casse statali sono in grado di soddisfarli.

E’ tragica la vicenda dei vaccini. Nel decreto mille proroghe è prevista l’autocertificazione sino a marzo del 2019. La motivazione è che il governo intende convincere i riottosi e non obbligarli ad assumere il vaccino.

Questo è un perfetto esempio del dominio non della cultura individualistica ma dell’egoismo e dell’indifferenza per l’altro, mascherata da una finta esigenza di tutelare, in questo caso, una non libertà. Difatti, l’art. 32 della Costituzione, accanto al diritto di libertà di farsi o di non farsi curare, prevede che la legge disponga le cure obbligatorie per evitare e curare malattie infettive e pregiudizievoli per la salute dei terzi.

Ridicola e fortemente tragica, ma forse è meglio dire soltanto imbarazzante, è l’azione del Ministro dei trasporti, che si eleva nella denuncia dal Air Force Renzi, nei proclami anti tav, anti autostrade, anti tap, ecc. Chissà quando si accorgerà di essere un ministro che deve governare e non un parlamentare di opposizione!?

Tragica e canzonatoria è la vicenda dei rapporti del PD con la Confindustria. In questi ultimi 5 anni i governi di centrosinistra hanno adottato moltissimi provvedimenti a favore delle imprese e riformato il mercato del lavoro, eliminando anche il totem dell’art. 18.
Alle elezioni l’incasso dei voti l’ha preso la Lega, mentre molta parte, se non addirittura quella maggioritaria, del voto del lavoro subordinato è andato sia alla Lega che ai 5Stelle.

Morale. Il PD ha perso il voto dei lavoratori subordinati e non ha ottenuto quello degli imprenditori. La politica perfetta.

In politica non esiste la riconoscenza, ma solo la convenienza, per questo il Presidente di Confindustria ha esplicitamente invocato l’appoggio della Lega che governa, anche se ha approvato una legge sul lavoro davvero penalizzante, sia per i lavoratori che per le imprese stesse.

Non sempre la convenienza ha le idee chiare.
Intanto, il tragico e il ridicolo si trasformano in tracotanza, ovviamente, in nome del popolo italiano.