Vivo a Milano da tanti anni; mi piace camminare nei suoi corsi, guardare le vetrine immaginanandomi quel vestito addosso, comprarlo se mi va. Mi piace questa città frenetica e piena di vita e di persone, questa città che ora chiamo casa.
Sono nata in Perù e là vivono ancora i miei due figli e la mia mamma; sono arrivata qui in Italia con un visto turistico e poi, una volta a Roma, sono scappata e sono arrivata a Milano da una zia. Non era proprio una zia, era una parente del mio ex marito; lei voleva che io tornassi in Perù ma io volevo trovare lavoro qui. Allora me ne sono andata e mi ha ospitato un mio cugino. In realtà, l’avevo visto una sola volta quando ero molto piccola. Era come uno sconosciuto per me. In Italia ero sola.
I primi lavori erano ovviamente in nero perché non avevo i documenti; mi sono spostata tante volte, anche fuori Milano. Ma poi ci tornavo sempre perché qui era più facile mantenere i contatti con il Perù e inviare i soldi che guadagnavo. Sto costruendo una casa là. O meglio sto ingrandendo la mia vecchia casa. Era una casa piccolina, non aveva niente di quello che ho qui. Allora ho deciso di renderla più bella. Ora sono riuscita pure a far costruire il secondo piano. Quando tornerò sarà bellissima.
In Perù avevo un negozio, andava anche abbastanza bene. Ma eravamo poveri, non avevamo nulla, i miei figli non vivevano bene. Allora ho deciso di venire in Italia: per far star bene i miei figli, per uscire dalla povertà, per avere una casa più bella, là in Perù.
Sono arrivata in Italia piena di timore, avevo paura di tutti, non conoscevo la lingua, nessuno poteva capirmi. Anche le persone che mi hanno ospitato erano come degli estranei. Però mi hanno aiutato tanto. Mi hanno insegnato il lavoro. Poi sono riuscita, con molti sforzi, ad avere un permesso di soggiorno temporaneo: in questura mi hanno fatto tantissime domande. Però il mio datore di lavoro non poteva mettermi in regola, faceva l’operaio, non sarebbe riuscito a pagarmi lo stipendio. Allora dopo due o tre mesi ho cambiato. Sono tornata a Milano, vicino a via Turati, ma non mi trovavo bene. Alla fine ho trovato un posto che mi piaceva, in cui erano disposti a mettermi in regola. Sono felice. Ancora oggi lavoro qui.
Non sono più sola. Parlo meglio l’italiano. Sono forte e senza paura. Cammino per la strada e guardo i negozi, ripensando spesso a casa mia, non questa, quella in Perù. Non potrò andare a vederla fino al 2024: così mi han detto all’ufficio immigrazione. Non potrò rivedere i miei figli e mia mamma fino al 2024: non posso lasciare l’Italia se voglio mantenere i documenti in regola. Vorrei prendere la cittadinanza, così potrò essere a casa qui a Milano, come a Lima in Perù. È questo che sogno.